Fulco Pratesi

Clandestini in città

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Dai gabbiani agli scoiattolini coreani, dai pappagallini australiani alle nutrie: sono gli immigrati della natura, spesso trasportati illegalmente da turisti e collezionisti senza scrupoli

Quando scrissi il saggio Clandestini in città, pubblicato da Mondadori nel 1975, di immigrati “clandestini” della specie umana non si parlava proprio. Il titolo richiamava invece il fenomeno, che in quegli anni si stava diffondendo in molte città, non solo italiane ed europee, dell’arrivo, silenzioso e timido, di molte specie selvatiche di piante ed animali nel deserto di asfalto e cemento dei nostri centri urbani.
Allora gli arrivi erano minimi e molto ben dissimulati. E, a volte, favoriti addirittura da interventi umani. Ricordo ad esempio una femmina di gabbiano reale che mi portarono, ferita, nel 1971, la quale, ospitata in una delle vasche dell’allora Giardino zoologico di Roma (oggi Bioparco), fece innamorare un maschio di gabbiano selvatico che passava da quelle parti, mettendo su, con lui, una prima famigliola di gabbiani urbani. Oggi, a più di trentacinque anni da quella prima nidiata, i gabbiani metropolitani di Roma – unica città al mondo in cui questi grandi uccelli marini nidificano a tal distanza dal mare – costituiscono una popolazione che conta circa 1.000 individui, i quali se la cavano benissimo ai danni dei nidiacei di un’altra specie, un po’ meno “clandestina”, quella dei piccioni torraioli, dei quali controllano il numero, evitando così eccessivi danni ai monumenti e alle statue.
Negli Anni ’40 la cornacchia grigia era praticamente sconosciuta in città. In un negozio di “pollarolo” allora presente in piazza Buenos Aires a Roma, vidi appeso ad un gancio, assieme a polli, fagiani e pernici, uno di questi uccelli il quale portava un cartello che lo definiva Piripicchio del Perù e ne dichiarava il prezzo, che era, ricordo ancora, di 50 lire.
Oggi la cornacchia grigia è divenuta comunissima nei parchi e anche nelle strade e piazze romane, creando problemi alla popolazione dei piccoli uccelli granivori (che si nutrono di graniglie varie), come verdoni, verzellini, cardellini, fringuelli, i cui giovani e le cui uova questi corvidi saccheggiano con intrepida efficienza.
Altri “clandestini” divenuti invadenti e inopportuni, sono gli storni. Cinquant’anni fa gli storni, uccelli grandi come un merlo dal bel piumaggio iridescente blu-verde, arrivavano nelle città italiane del Centro e del Sud solo in inverno, scendendo in migrazione dal nord Europa, dove nidificavano, incalzati dal freddo e dalla neve. Ed era magnifico

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01/05/2009