Danilo Maestosi
Il mondo giallo-rosa
La prima fu Miss Marple. Da allora ne sono state create molte in tantissime lingue: poliziotte, psicologhe e specialiste di medicina legale. Con un fiuto investigativo tutto femminile
Forse, come in parlamento, anche nell’universo letterario del crimine, bisognerebbe introdurre le quote rosa. Solo così si potrebbe rimpolpare l’esiguo numero delle donne, che calcano da protagoniste, non solo vittime, spalle o comparse, ma investigatrici a pieno titolo, la scena dei romanzi in circolazione o dei classici da biblioteca. Difficile trovare altro rimedio visto che anche le scrittrici di questo filone, che pure sono in costante aumento, stentano a riequilibrare il disavanzo con il sesso opposto e a servirsi nei loro intrecci o nelle loro avventure seriali di donne detective all’altezza della concorrenza e del ruolo. La realtà su cui questo tipo di narrativa si modella non è certo incoraggiante, tra le forze dell’ordine, nei ranghi dell magistratura, nelle file dei servizi segreti, negli organici delle agenzie private, le donne hanno certo fatto il loro ingresso da tempo e fornito il loro prezioso apporto di caparbietà, competenza ed acume, ma poche raggiungono posizioni di prima fila.
Eppure il successo e l’esempio di Miss Jane Marple, la zitella insinuante e tenace inventata ottant’anni fa dalla indiscussa zarina del giallo, Agata Christie, avrebbe dovuto fare da sprone, soprattutto ad altre autrici scese in campo dopo di lei. Apparsa per la prima volta nel romanzo The murder at the Vicarage e poi tenuta in palcoscenico per altre undici gettonatissime puntate, più di quante non ne vanti il suo alterego maschile Hercules Poirot, questa anziana, affabile, furbissima signora, capace come pochi di fiutare un segno di colpevolezza o un indizio, era la prova letteraria vivente delle inusuali doti e delle straordinarie capacità di