Umberto Galimberti
Individuazione
Siccome la nostra società non riconosce ai giovani alcuna identità, e siccome senza identità non si può vivere, i giovani ne vanno alla ricerca attraverso la cultura del proprio corpo, con qualche tatuaggio che non richiama nessuna storia, con qualche piercing per procurarsi un po’ di fastidio da soli, tingendosi i capelli biondo-paglia o mesciati di rosa, di azzurro, di blu. Colori improbabili in natura e perciò “culturali”. Il tutto condito da un’ironia leggera e da quella voglia di dissacrare che, nel deserto delle idee forti, alle quali si erano abbarbicati i giovani di quarant’anni fa, impone una propria diversità dimessa, insicura, elementare, che non fa male a nessuno.
Sono i giovani d’oggi che hanno puntato tutto sul corpo, quello giovanile, quello su cui per dieci anni possono far conto, perché il futuro è nebuloso e il confronto con il passato è opprimente. Non resta che un’abbuffata di effimero e tanto colore per riuscire a convivere con la propria precarietà. Una precarietà che non nasce tanto dall’