Carla Massi*

Quando la salute va in fumo

CONDIVIDI

Nel nostro Paese il tabacco provoca più decessi di alcol, Aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Ma divorziare dalla sigaretta si può. Anche grazie all’aiuto di nuovi farmaci in grado di agire sui ricettori della nicotina

Zeno Cosini, “figlio” della penna di Italo Svevo, ogni volta che prova a smettere di fumare decide di accendere un’ultima sigaretta e di annotare la data. Dopo numerosi fallimenti Zeno si rende conto che fumare ultime sigarette è per lui un’esperienza piacevolissima, in quanto quelle assumono ogni volta un sapore diverso. Come Zeno, cercano di “divincolarsi” dal fumo almeno 11,2 milioni di italiani. Tanti, infatti, sono i dipendenti da tabacco. Che, dati alla mano del ministero della Salute, provoca più decessi di alcol, Aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Facciamoci aiutare ancora dai numeri per descrivere quel sottopianeta dei fumatori popolato da coloro che, disperatamente, cercano di buttare le sigarette alle ortiche. Il 41% degli attuali fumatori ha tentato di smettere nell’ultimo anno e, tra gli ex fumatori, il 94% ci è riuscito da solo. Circa due su tre hanno ricevuto il consiglio di “divorziare” dal tabacco da parte di un medico.
Spesso – dicono gli specialisti – occorrono più tentativi per riuscirci definitivamente. «Chi prende una simile decisione – spiega Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osserva

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/03/2009