Federica Broglio*

Di terra e di fiume

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Con una storia segnata nel bene e nel male dalle acque del Po, oggi Rovigo si gode la propria tranquillità, paesaggistica e sociale

Così come scorre lento il fiume, così la sua gente affronta la vita, in modo pacato, quasi imperturbabile.
Il Polesine è una striscia di terra lunga e stretta, attraversata a nord dall’Adige e a sud dal Po. Per secoli l’acqua ha segnato il destino della sua popolazione, ridisegnando i confini geografici e scandendo i tempi delle sistematiche emigrazioni, fino all’ultima drammatica alluvione del 1951 in cui migliaia di famiglie fuggirono in terre più sicure in cerca di fortuna. Per risollevarsi da una tragedia dalle devastanti conseguenze in termini umani e ambientali, ci sono voluti grossi sforzi economici e per bonificare un’intera provincia e tornare a vivere dignitosamente in un’area paludosa e dominata dagli eventi naturali, ci sono voluti grossi lavori di ingegneria idraulica.
Mentre il resto del Veneto inseguiva il sogno del Nordest, inventando un modello di sviluppo basato sulle piccole e medie imprese e su un sistema infrastrutturale collegato ai mercati europei e a quelli emergenti orientali, la provincia di Rovigo progrediva al rallentatore, impegnata e abituata com’era a trovare forme di finanziamento e agevolazioni in grado di aiutarla in questo lento processo di riscatto. L’economista Giuseppe De Rita aveva definito questa terra un “cono d’ombra”, terra di confine tra aree industrializzate e urbanizzate, ancorata ad un’economia agricola e poco propensa a sussulti d’orgoglio.
Oggi il Polesine si sta risvegliando da quel torpore, riuscendo a trasformare quell’elemento caratterizzante ma discriminante che segnava la sua indole di sudditanza, in risorsa per il territorio. L’acqua negli ultimi tempi è diventata simbolo di distinzione per uno sviluppo ecocompatibile, legato all’ambiente e allo sfruttamento delle sue peculiarità, dal museo dei Grandi Fiumi, ai percorsi turistici fluviali, al parco regionale del Delta del Po.
Per le sue caratteristiche rurali, per la tipologia dei suoi comuni che superano di poco le migliaia di abitanti (il capoluogo Rovigo ne fa 51mila mentre il più piccolo Calto fatica a toccare i 700 residenti), il Polesine è un’isola felice, in cui la criminalità non trova terreno fertile. Qui il reato più frequente è il furto in appartamento, commesso per lo più da zingari di passaggio o le rapine in banca o gli assalti ai bancomat organizzati da bande di delinquenti provenienti da altre province.
La prostituzione su strada non esiste e il fenomeno dell’immigrazione resta ancora controllato. La comunità più numerosa è quella marocchina (2.720 residenti su una popolazione di neanche 250mila abitanti) e cinese (2.415), gente per lo più laboriosa e sufficientemente tranquilla, ma stanno aumentando le presenze di albanesi (1.781) e rumeni (1.805 con una percentuale di crescita che supera il 150%).
Questo non vuol dire che i cittadini non sentano comunque il bisogno di una mag

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01/03/2009