Raffaele Lupoli

Letture certificate

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Con la carta riciclata o a filiera controllata, giornali e libri diventano sempre più ecologici. Così giornalisti e scrittori contribuiscono a salvare le foreste. L’esperienza di Poliziamoderna

Quanti alberi ci vogliono per fare un giornale? Se i giornalisti lo sapessero starebbero molto più attenti a quello che scrivono. Battute a parte, basta pensare che per produrre un chilo di carta comune sono necessari 0,7 kg di cellulosa. E da un pino di diametro medio e alto 15 metri si ricavano circa 159 risme di carta, 79.500 fogli. Un impatto non da poco, se si pensa che gli italiani fanno registrare un consumo di carta pro capite tra i più alti al mondo: circa 200 chilogrammi, cioè 80 risme di fogli A4 l’anno. In pratica da gennaio a dicembre due persone “consumano” un intero albero, sottraendo all’ecosistema un apporto di ossigeno considerevole. Se poi questi alberi provengono da operazioni di disboscamento di foresta primaria, quella intatta e a maggiore grado di biodiversità, il danno è ancor più rilevante. Anche perché chi produce la carta utilizza enormi quantitativi d’acqua ed energia, spesso con l’aggiunta di solventi chimici.

Editori consapevoli
Un “peso” di cui il settore editoriale prende sempre più coscienza, complice anche l’aumento del prezzo delle materie prime. Per rimanere al nostro Paese, il consumo annuale di quotidiani e periodici supera il milione di tonnellate, a cui si aggiungono circa 100mila tonnellate di stampati. E in barba alle previsioni secondo cui Internet avrebbe presto soppiantato la carta stampata, le stime prevedono un aumento della produzione di carta per editoria al 2020 che si aggira attorno al 77% rispetto alla produzione del 1995 (Ocse, Environmental Outlook, 2001).
Le parole d’ordine sono quindi riuso, riciclo e attenzione alla filiera di provenienza e lavorazione della materia prima. Lo sanno i giornali che fanno ricorso a carte riciclate, con una resa che varia tra l’80 e il 90%.

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01/03/2009