Antonella Fabiani

Stoccate infiammate

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Tra le 35 attività agonistiche delle Fiamme oro, la scherma è quella che più di ogni altra ha regalato lustro e vittorie all’Italia. Viaggio in un mondo dove concentrazione, velocità e disciplina ferrea forgiano il carattere degli atleti

Se è lo sport che più fa pensare alle sfide tra avventurieri in fantasiose narrazioni letterarie, grazie a una tradizione che risale al XV secolo, la scherma (dal longobardo “Skirmjan” che significa proteggere) è anche la disciplina italiana che più si è guadagnata un indiscusso prestigio grazie a una scuola tra le migliori del mondo, che continua a raccogliere riconoscimenti e medaglie grazie a grandissimi campioni. Molti di loro usciti dal gruppo sportivo delle Fiamme oro della Polizia di Stato, settore che fu costituito dal generale Giovanni Minuzzi, maestro di scherma, presso l’Accademia di pubblica sicurezza di Roma nel 1964. Ma gli schermidori della polizia dovettero attendere quattro anni prima di affacciarsi sulla scena mondiale entrando a far parte della Federazione italiana, nell’anno delle Olimpiadi di Città del Messico. Un altro sguardo alla storia di questo settore nelle Fiamme oro vede alla fine degli anni Settanta la costituzione della Sezione giovanile che accoglierà futuri campioni. La successiva entrata delle donne dimostrerà presto tutto il loro valore in uno sport che non conosce distinzioni di sesso e guarda solo ai risultati, a partire da Francesca Bortolozzi, la prima poliziotta a vincere un titolo olimpico e un titolo mondiale nel fioretto.
«Sono tre i principi fondamentali della scherma: tempo-misura-velocità – spiega Stefano Pantano, tre volte campione del mondo di spada a squadre e ora direttore tecnico della sezione scherma delle Fiamme oro – oltre a una fortissima capacità di concentrazione e attenzione, sia che si tiri di sciabola, dove l’esecuzione dei colpi è rapidissima, sia che s’impugni la spada o il fioretto, dove spesso si sfrutta tutto il tempo a disposizione». Per giungere ad essere dei campioni e ottenere risultati nella scherma, infatti, servono qualità non comuni come costanza, sacrificio, passione. Qualità difficili da applicare soprattutto quando si è ancora adolescenti. Ma sono sicuramente l’occasione, per chi dimostra talento e predisposizione, per maturare il proprio carattere. «Il pregio di questo sport è dare equilibrio ai bambini

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01/03/2009