Ivo Carezzano

Uno e centomila

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Uno spazio messo a disposizione di un popolo di intranauti, per sentirsi un’unica grande famiglia

«DoppiaVela? Un grande amico. Anzi, 100mila amici “intranauti”. Davvero. L’ho capito da poco, io testone refrattario al Web. Da quando è successa la cosa di Marco, mio figlio di 8 anni. Poi ve la racconto. La verità è che a DV sono arrivato solo a fine gennaio. Un collega “smanettone” mi ha detto: “Ma Gigi, almeno quel poco che guadagni al mese vorrai saperlo, o no, visto che tra poco lo statino cartaceo non ce lo daranno più?”. Così mi ha dato una mano a chiedere la password, che mi è arrivata nella mia posta elettronica, e a seguire al video le istruzioni: a un certo punto è apparso lo stipendio, con lo straordinario e il resto. Cifre non certo esaltanti, visti i conguagli. Beh – ho pensato – almeno a noi nessuno può dire che siamo evasori fiscali. Però è anche vero che il nostro mestiere è fatto di paga, poca, e soddisfazione tanta. Quando? Tutte le volte che un chiunque che hai aiutato, assistito, magari salvato ti dice: grazie. Noi delle Volanti siamo fatti così. Ecco, quel grazie di cuore, io il mese scorso l’ ho detto a DV. Perché? Perché a un certo punto il pediatra, dopo mesi di esami e incertezze, ha detto a mia moglie: “Il bambino dovete portarlo al Gaslini di Genova”. La prima reazione: speranza e sgomento. Fiducia nel primo ospedale pediatrico d’Italia, dove sono passati anche i figli di tanti colleghi, ma stare a Genova settimane e magari mesi, quanto ci costerà in termini di fatiche e denaro? Quella Genova che per noi che stiamo in Sardegna rappresenta la porta verso il Continente, d’improvviso mi è parsa ostile. Il ricovero di Marco non è stato un problema. Ma dove alloggiare mia moglie? Cominciavo ad agitarmi, quando un collega mi ha detto: “Vedi su DV, alla voce assistenza e convenzioni sanitarie”. Lì c’è stato il miracolo. “Alloggi Gaslini”. Nero su bianco. Ho stampato il modulo, allegato la documentazione e spedito tutto alla questura di Genova, Ufficio personale e tecnico logistico. Lì ci sono colleghi che sanno cosa vuol dire un figlio al Gaslini. Risposta: vi aspettiamo. Siamo andati, in nave. Un’auto ci ha portato alla caserma “Maggiore P. Ilardi”. Lì ci aspettava uno degli otto mini-alloggi con tutti i servizi. Mia moglie è rimasta lì tre settimane. Tanta ansia. Che si è sciolta quando il professore ha detto: “Ce la farà”. E ha dato a Marco le terapie da fare in day hospital e a casa. Quando siamo andati via da Sturla, avevamo il groppo alla gola: abbiamo salutato le famiglie di poliziotti coi figli ricoverati e gli amici della “Ilardi”. Abbiamo detto loro: “Non ci siamo sentiti mai soli, è il caso di dire che la polizia, quando vuole, sa anche essere una grande famiglia”».

«A proposito di paga e volanti, anch’io, appena uscito dal corso e assegnato a una questura marchigiana, ho volut

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01/03/2009