di Alice Vallerini

Vite usurate

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Aumentano in tutte le regioni d’Italia gli imprenditori e i commercianti in mano a creditori aguzzini. Ma molti decidono di dire no e rivolgersi alle forze di polizia

Uno dei commercianti finiti nella rete dei tre usurai incastrati dalle forze dell’ordine di Torino a metà dicembre era arrivato ad abbandonare la propria famiglia per tornare in Campania, sua regione d’origine, divorato dai debiti accumulati nei confronti degli strozzini ai quali nell’ultimo periodo consegnava 1.300 euro ogni quindici giorni. Un’altra vittima della stessa banda per far allentare la stretta ai suoi aguzzini ha dovuto cedere una ludoteca avviata con fatica vedendo così sfumare il sogno di una vita. Non è bastato l’arresto dei tre uomini a restituire un’esistenza “normale” alle decine di imprenditori piemontesi che si erano rivolti loro per ottenere un prestito, poi schiacciati da continue richieste di denaro con tanto di intimidazioni e minacce di morte. Così come ci vorrà del tempo prima che gli esercenti finiti nelle mani del 50enne arrestato nel cuneese poco prima di Natale riprendano a guardare al futuro con fiducia: nel suo garage l’usuraio, residente a Bra, aveva allestito una sorta di “monte dei pegni” dove gli imprenditori in difficoltà economiche potevano recarsi per ottenere soldi in prestito e dove si ripresentavano a distanza di tempo per restituire le somme con interessi stellari. Quando le forze dell’ordine hanno scoperto l’attività illecita dell’uomo, facendo scattare le manette, è venuta alla luce anche la vasta rete di persone che frequentavano abitualmente l’abitazione-bunker dell’ex musicista. E si è scoperchiato il vaso di Pandora: a rivolgersi a lui non erano solo negozianti ma anche pensionati. Gente che non ce la faceva ad arrivare alla fine del mese, costretta ad accettare vessazioni e ricatti pur di ottenere contante per far fronte alle necessità quotidiane come l’asilo per i bambini o la rata del mutuo. Tra i casi emersi nel corso delle indagini anche quello di un orefice che, in sei anni, per un prestito di 100mila euro ne aveva già restituiti oltre 250mila.
Sono decine i casi di usura scoperti dalle forze dell’ordine nell’arco degli ultimi mesi. Risale a dicembre scorso la protesta di una 43enne che a Roma si è incatenata ai piedi dell’obelisco di fronte al Quirinale per denunciare “l’abbandono dello Stato” dopo l’arresto dello strozzino che, in due anni, era riuscito a portarle via case di proprietà e oltre 300mila euro. Alle forze dell’ordine la donna ha raccontato tra le lacrime la sua odissea: cinque anni fa si era rivolta a una banca per ottenere un piccolo prestito, che le era stato negato in quanto lavoratrice “precaria” non contrattualizzata. Subito dopo, tramite un conoscente, era avvenuto il contatto con un usuraio di Milano. Ed era iniziato l’incubo. «In due anni ho perso tutto – ha detto la 43enne –  ho un figlio di quattro anni e non mangiamo. Sono stata la prima a trovare il coraggio di denunciare l’uomo. Dopo di me altre cinquanta persone hanno fatto lo stesso passo. Ora sono rimasta sola, e chiedo un aiuto per poter avere un lavoro».
Basterebbero le “storie di vita” raccolte in una manciata di settimane a dare la misura del dramma che si cela dietro l’usura. Ma a fotografare con chiarezza il fenomeno, con tanto di dati e riflessioni sulle trasformazioni in corso di una delle più grandi piaghe del nostro tempo, è l’ XI Rapporto “Sos impresa” elaborato da Confesercenti. Uno studio che fa il punto sulle cifre da capogiro che ogni anno dalle tasche dei commercianti italiani finiscono in quelle dei mafiosi grazie allo strozzinaggio, al racket delle estorsioni e ad una sfilza di altre attività illegali. Complessivamente si parla di duecentocinquanta milioni di euro al giorno. Dieci milioni l’ora, 160mila euro al minuto.
Il monitoraggio effettuato dalla Confesercenti mette nero su bianco la crescita del reato dell’usura nel corso degli ultimi mesi, l’impennata del numero di imprenditori colpiti e del capitale prestato e restituito. Secondo le stime, gli esercenti finiti nel tunnel sarebbero più di 180mila. Una cifra che lievita a 500mila se si considera l’indebitamento con più strozzini da parte delle vittime, considerato ormai prassi. E che appare ancora più inquietante se si considera che almeno 50mila posizioni debitorie delle vittime sono nei confronti di associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all’usura. Gli interessi medi applicati sul denaro prestato a chi finisce nella rete si aggirano attorno al 10% mensile.
Il “tributo” pagato ogni anno dagli imprenditori agli usurai, che ricevono soldi soprattutto da esercenti e privati di Campania, Lazio e Sicilia, è altissimo: circa 15 miliardi. Ma il prezzo corrisposto dai debitori agli aguzzini è ancora maggiore, perché alle montagne di banconote consegnate a scadenze fisse si aggiungono l’angoscia per le continue minacce ricevute dalle vittime, il terrore in cui vivono conviventi o familiari, il tormento perenne del dover riuscire a reperire i contanti a tutti i costi entro i tempi stabiliti per non vedere moltiplicati interessi già da capogiro. Va alla Campania, secondo quanto attesta il Rapporto, il triste primato della regione col maggior numero di importi protestati. Seguono Lombardia e Lazio. Ed è sempre la Campania a  guidare la top ten delle regioni che fanno registrare più fallimenti di esercizi commerciali e che dunque mostra maggiore fragilità economica per le piccole imprese: qui lo scorso anno ha fatto crack il 7,2 per cento dei negozi. Il quindici per cento del totale nazionale.
Nello studio della Confesercenti è spiegato in modo chiaro che a determinare l’incremento degli incassi delle mafie non sono solo le nuove forme organizzative e i moderni modus operandi dei malviventi, ma anche la crisi economica galoppante, che porta ogni giorno che passa alla diminuzione degli incassi dei commercianti così come alla riduzione delle entrate dei privati e dei singoli cittadini. Se dunque per gli esercenti diventa sempre più difficile tirare avanti con i mezzi a disposizione, per gli strozzini aumentano a dismisura le possibilità di reclutare nuovi “clienti” e di avvicinare persone che un tempo non avrebbero mai accettato un prestito dagli usurai.
Mentre si espande la clientela delle bande, le mafie si infiltrano in importanti segmenti di mercato, dall’ingrosso alimentare alla macellazione, fino al settore turistico e immobiliare e così potenziano la propria forza imprenditrice, reinvestendo i soldi accumulati con l’usura e col racket in attività capaci di produrre altro denaro. Un circolo che però, sottolineano gli autori del Rapporto, può essere spezzato. Perché sono tanti i commercianti che non si rassegnano. Perché c’è una società civile che lotta per mettere all’angolo la mafia. E perché le continue operazioni messe a segno dalle forze dell’ordine per combattere l’usura non sono gocce nel mare ma tappe di un percorso più ampio che lentamente assottiglia il muro di omertà dietro al quale si riparano gli usurai.
Lo dimostra il monitoraggio effettuato dal Servizio Centrale Operativo sulle attività investigative svolte dalle squadre mobili in tema di usura nel periodo 2004-2008: sono decine le operazioni che, solo negli ultimi mesi, hanno permesso di incastrare bande e singoli strozzini, molti dei quali legati a doppio nodo a vere organizzazioni di tipo mafioso. A novembre dello scorso anno a Catanzaro gli investigatori hanno arrestato  12 persone ritenute responsabili in concorso di estorsione ed usura, molte delle quali legate ad importanti consorterie della ‘ndrangheta calabrese come il clan dei “Gaglianesi” e i clan “Mancuso” e “La Rosa” . Poche settimane dopo, a Cosenza, la Mobile ha invece messo in manette sei membri del clan della ‘ndrangheta dei “Sena”, che con minacce e intimidazioni avevano elargito prestiti usurari a diversi imprenditori e commercianti attivi nella zona. Infine a Gela, lo scorso gennaio, la polizia ha notificato ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone legate alla “Stidda” gelese. L’accusa: usura ed estorsione.


La comunicazione strozzata
L’usura s’intreccia fittamente con la storia dell’uomo. Le Scritture invitano a prestar denaro senza imporre alcun interesse. Per Dante l’usura «offende la divina bontade»; Ezra Pound gli dedica il più spietato dei Cantos: «Con Usura nessuno ha una solida casa/di pietra squadrata e liscia/per istoriarne la facciata,/con usura/non v’è chiesa con affreschi di paradiso».
Un nemico così maledetto ha una vitalità inesauribile se ancor oggi non è vinto, ma protende la sua ombra su una società che si ammanta di razionalità e civilizzazione. La stessa fisionomia dell’usura è cambiata: da pratica artigianale e bottegaia è diventata industria, attività esercitata su larga scala e con mezzi “efficaci”. Contemporaneamente, le crisi finanziarie e le recenti disavventure del sistema bancario hanno svelato una pericolosa opacità dei comportamenti “legali” collegati al finanziamento e al prestito, rendendo meno netto il confine che separa la luce dall’ombra. Anche il cinema si è aggiunto a denunciare il fenomeno. Film come Il peso dell’aria, Sulla mia pelle, Vite strozzate e Ladri di vita, L’amico di famiglia sono abbastanza eloquenti sin dal titolo. Se ne parla dunque. La denuncia non manca.
Quando l’usura era una pratica abietta si poteva coltivare l’illusione che bastasse la parola, portare alla luce gli eventi per scatenare automaticamente riprovazione e censura morale. Oggi questo circuito “correttivo” non sembra più funzionare. Si parla, si parla, e il giorno dopo non succede mai abbastanza. Come a Striscia la notizia o a Le Iene, dove le malefatte vengono puntualmente scoperchiate ma punite con un buffetto o una promessa. A dir la verità, l’usura è stata a lungo sottovalutata: un atteggiamento che può andar bene finché il tessuto sociale s’infittisce di rispetto e di legalità. Ci accorgiamo dell’allarmante emergenza del fenomeno perché abbiamo difficoltà a riattivare l’impianto “moralistico” che ne rendeva inappellabile la condanna. In un tempo in cui l’onda del mutamento dei valori sfuma sulla crisi nella civiltà, credere che la comunicazione basti a produrre effetti è un’illusione. Essa poteva avere un valore dentro un sistema in cui erano chiare le responsabilità e la definizione morale dei comportamenti. Quando questa rete si lacera, la comunicazione rischia di produrre chiasso, popolarità e persino qualche prima pagina più da star che da oggetto di ripulsa.

Mario Morcellini


Famiglie italiane: cresce il rischio usura
«Stiamo assistendo al proliferarsi dell’usura a seguito della grave situazione di difficoltà economica in cui versano le famiglie. Il sovra-indebitamento delle famiglie italiane nel 2008 (livello medio di 19.630 euro) è cresciuto del 41,1%, rispetto al 2007, e la propensione all’usura nel 2009 è salita del 25,7%». È quanto rende noto Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it-Associazione Contribuenti Italiani che, con Lo Sportello del Contribuente e Lo Sportello Antiusura monitora costantemente il fenomeno dell’usura in Italia. La più esposta è la provincia di Roma, con oltre 24.250 euro. Nel 2009 il triste primato della regione maggiormente esposta va al Piemonte, con 394mila famiglie, seguono Sicilia (235mila), Emilia Romagna (214mila), Campania (143mila), Lombardia (88mila), Toscana (60mila), Veneto (43mila), Lazio (43mila), Puglia (40mila), Calabria (35mila), Liguria (28mila), Friuli Venezia-Giulia (20mila), Umbria (20mila), Abruzzo (19mila), Trentino-Alto Adige (15 mila), Sardegna (11mila), Valle d’Aosta (10mila), Basilicata (10mila), Marche (4mila) e Molise (1.000).


OPERAZIONI DI MAGGIOR RILIEVO DELLE SQUADRE MOBILI NEL 2008-2009

Reato di Usura aggravata dall’art. 7 della legge n. 203/1991

22/02/2008 - MESSINA
La Squadra mobile, insieme all’Arma dei Carabinieri ha eseguito, in quella provincia ed a Catania, 17 provvedimenti restrittivi nei confronti di soggetti ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata ed usura. Le attività investigative, avviate nel settembre del 2006, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di un gruppo criminale, capeggiato da un esponente della criminalità organizzata messinese, dedito allo smercio di cocaina e marijuana nel capoluogo siciliano. È emerso che alcuni componenti dell’organizzazione si sono resi responsabili anche di episodi estorsivi a danno di imprenditori ed operatori commerciali della città, i cui proventi venivano investiti in prestiti usurari e nell’acquisto di droga.

28/03/2008 - MESSINA
 Nell’ambito dell’operazione Dracula, la Squadra mobile ha eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla competente Autorità giudiziaria, nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di usura aggravata e tentata estorsione in danno di un imprenditore del luogo.

07/04/2008 - CATANIA
La Squadra mobile ha eseguito 9 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti indagati che dovranno rispondere dei reati di usura e di tentata estorsione aggravata. Le attività investigative, avviate a seguito della denuncia presentata da un commerciante del luogo, hanno consentito di individuare un sodalizio criminoso che, con la minaccia di pesanti ritorsioni, aveva tentato di costringere l’imprenditore a restituire una ingente somma di denaro, precedentemente  prestatagli a tassi usurari. Il gruppo criminale fa capo ad un noto esponente della cosca Santapaola.

13/05/2008 - SALERNO
La Squadra mobile ha eseguito 3 provvedimenti restrittivi, di cui due agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di usura ed estorsione aggravata in pregiudizio di imprenditori di zona. Uno degli arrestati viene ritenuto vicino al clan Maiale di Eboli e Pecoraro-Renna di Battipaglia.

12/09/2008 - CASSANO ALLO JONIO (CS)
 I poliziotti del locale Commissariato hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip  presso il Tribunale di Castrovillari nei confronti di Domenico Forastefano, responsabile di usura.

20/09/2008 - MESSINA
Nell’ambito dell’operazione Zaera, la Squadra mobile ha eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, ricettazione, truffa, porto e detenzione illegale di armi da fuoco. L’attività investigativa ha consentito di raccogliere gravi elementi di reità nei confronti di esponenti della locale criminalità organizzata operanti nel Rione Camaro i quali, oltre ad imporre il pagamento di somme di denaro agli esercenti del mercato rionale Zaera, si dedicavano anche all’attività di usura e a quella delle truffe assicurative, pianificate all’interno di un’agenzia gestita da uno degli indagati.

13/10/2008 - CALTANISSETTA
La Squadra mobile ha eseguito 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di due donne, rispettivamente moglie e figlia di un elemento di spicco della “stidda”, già condannato all’ergastolo, ritenute responsabili, in concorso, di usura aggravata e minacce in pregiudizio di un imprenditore edile della zona. Nel medesimo provvedimento figurano l’altro figlio del boss ed il cognato, arrestati per lesioni e tentata estorsione nei confronti dello stesso imprenditore.

24/10/2008 - CATANZARO
Gli investigatori della Mobile hanno eseguito 14 provvedimenti restrittivi (di cui 11 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria) nei confronti di indagati ritenuti responsabili, in concorso, di estorsione ed usura. Le indagini hanno consentito di individuare un pervasivo sistema di condizionamento economico dell’area, a seguito di prestiti di denaro, da parte degli indagati, a tassi usurari ad imprenditori versanti in stato di sofferenza finanziaria. Una delle principali vittime è un importante imprenditore di Catanzaro, titolare di una catena di supermercati che, dal 2001 ad oggi, ha versato agli indagati interessi usurari di rilevanti importi (dal 10% al 50% mensili sulle somme prestate), anche a seguito di pressioni esercitate nei confronti dei prossimi congiunti. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figurano soggetti legati da vincoli di parentela e di affiliazione con importanti consorterie della ‘ndrangheta calabrese, quali il clan dei Gaglianesi, operante in Catanzaro, ed i clan Mancuso e La Rosa, operanti nel vibonese.

05/11/2008 - COSENZA
La locale Squadra mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 soggetti che dovranno rispondere di usura aggravata in concorso, tentata estorsione, minacce ed esercizio arbitrario del credito. L’operazione segna l’epilogo di una complessa indagine, supportata anche da attività tecniche, nei confronti di un gruppo di pregiudicati locali contigui al clan della ‘ndrangheta dei Sena, i quali, mediante minacce ed atti intimidatori, hanno elargito prestiti usurari in danno di imprenditori e commercianti operanti nella provincia cosentina. L’attività investigativa, che si è avvalsa anche delle denunce sporte da alcuni imprenditori, ha svelato un vasto giro di prestiti ad usura, imposti talora con metodi violenti, nei confronti di ditte locali operanti in vari settori commerciali, costrette a pagare tassi d’interesse fino al 160% annuo.

08/01/2009 - GELA (CL)
La Squadra mobile ha notificato 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di indagati, appartenenti allo stesso nucleo familiare ed inseriti nella “stidda” gelese, ritenuti responsabili di usura ed estorsione in pregiudizio di un imprenditore edile della zona.

01/02/2009