Alessandro Panigutti*

Un grande laboratorio

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Controllo del territorio e sequestro di beni sono l’efficace risposta della questura di Latina ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata

Il primo dei centri nuovi dell’Agro pontino è la città capoluogo di provincia più giovane d’Italia. Infatti, fondata il 30 giugno 1932 e inaugurata il 18 dicembre dello stesso anno, ha appena 76 anni. Una città adolescente è per definizione l’emblema dell’irrequietezza, un modo di essere che, se da un lato è l’espressione della felice combinazione di diverse etnie e culture, dall’altro conferisce a Latina l’onere di dover rappresentare un territorio dalle radici profondissime e da espressioni culturali millenarie. La cintura dei Monti Lepini vanta paesi antichissimi come Cori, Norma, Sezze e Priverno, mentre la pianura che si estende oltre quella che un tempo era la selva di Terracina, sovrastata dal Circeo, ospita insediamenti che vantano culture forti, come Fondi, Gaeta e Formia.
Popolazioni dal carattere spiccato e sedimentato da secoli di storia non potevano essere “assorbite” in pochi decenni dall’ultima nata, chiamata a svolgere la funzione di centro di riferimento per l’intera provincia pontina. Il risultato, sul versante socio-culturale, è quello di uno scollamento molto evidente e molto percettibile da parte di chiunque arrivi da fuori: la cultura dell’accoglienza è fortissima, l’inserimento nel tessuto sociale è pressoché istantaneo, ma la frammentarietà della popolazione pontina rappresenta una sorta di laboratorio antropologico che non trova uguali nel nostro Paese. E gli effetti di questo miscuglio etnico, spesso felice ma a volte impenetrabile, si riversano anche sul fronte della sicurezza.
Ne ha avuto esperienza diretta anche il questore Nicolò D’Angelo, a Latina dal 2006, poliziotto d’azione, abituato ad affrontare la sua missione a viso aperto, o meglio, per dirla alla sua maniera, a prendere il toro per le corna. «È un territorio nel quale convivono diverse anime – conviene Nicolò D’Angelo – Partendo da Aprilia e spostandosi giù fino al confine con la provincia di Caserta, è un susseguirsi di culture e abitudini diverse: linguaggio, gastronomia, comportamenti. Perfino le carte da gioco sono differenti da una città all’altra nel raggio di pochissimi chilometri. Quello pontino è un territorio in forte espansione, ma i tempi e i modi di sviluppo non sono mai gli stessi tra una zona e l’altra».
Dove non arrivano il carattere e la società, possono la collocazione e i confini geografici. Stretta fra la cintura romana e il territorio della Campania, la provincia di Latina è ormai da qualche decennio meta privilegiata di sconfinamento da parte di esponenti della criminalità, anche quella organizzata, che ha finito per trovare in terra pontina sbocchi operativi e basi dove agire sui versanti del riciclaggio e dell’investimento immobiliare, senza trascurare un certo radicamento connesso ai grandi traffici di sostanze stupefacenti.
Uno spaccato sul quale il questore D’Angelo ha le i

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01/01/2009