Diego Maqueda

Meno insicuri

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Ad un anno di distanza cambiano e si rinnovano gli stati d’animo degli italiani tra insicurezza economica ed angoscia indistinta

Gli italiani – se le indagini basate sui sondaggi ci aiutano davvero e realisticamente a capirli – dimostrano di essere capaci di vivere sempre e intensamente il loro presente. Difatti, cosa c’è di veramente incombente che li preoccupa in questo autunno-inverno dominato dalla crisi finanziaria globale? L’insicurezza economica. È una delle abituali ansie della vita (che sotto la formula sintetica di “disoccupazione”, è sempre stata in cima agli incubi della stragrande maggioranza dei cittadini rilevati dai sondaggi) ma che ora si impone. Si tratta dell’incertezza rispetto al presente o all’immediato futuro fatto di soldi per vivere; pensione più o meno garantita; disoccupazione incombente; risparmi, quando ci sono, a rischio. Sono dunque queste le quattro voci utilizzate per costruire l’indicatore di base “Insicurezza economica” nel Sondaggio Demos & PI per Fondazione Unipolis (novembre 2008), disponibile in Rete e preso qui come parametro per riflettere su sicurezza e insicurezza oggi (e ieri) in Italia. Quello “ieri” tra parentesi, così prezioso, rivela infatti che siamo giunti al secondo rapporto su “Valori e significati della sicurezza”, cosicché è ora possibile tentare un confronto su dati omogenei e rilevati statisticamente.
E il confronto (basato sulla comparazione con i dati 2007, presentati da Ilvo Diamanti e Fabio Bordignon in un articolo pubblicato sul primo fascicolo 2008 di “Amministrazione Civile”, rivista del ministero dell’Interno) rileva soprattutto, oltre all’emergere della “insicurezza economica” e alle variazioni di tanti altri fattori, il ridimensionamento della cosiddetta “sindrome della insicurezza” prodotta dalle minacce, vere o presunte, collegate ai fenomeni criminali.
Insomma – come dicono Fabio Bordignon, direttore dell’istituto Demos & PI che ha realizzato le ricerche, e Natascia Porcellato nel loro commento al sondaggio 2008 – «l’attenzione al tema della criminalità sembra essersi in parte attenuato, mentre la crisi finanziaria globale e lo spettro della recessione economica mostrano conseguenze rilevanti anche nel nostro Paese». A questi due fondamentali passaggi, per capire meglio cosa passa nella testa e nel cuore degli italiani, occorre aggiungere una terza voce che i ricercatori hanno chiamato “angoscia indefinita”. Un indice che dà la dimensione di quante persone interpellate si siano riconosciute in uno stato d’animo per cui a volte “si sentono angosciate e preoccupate senza sapere il motivo preciso”. «Una paura generica e indistinta – commentano gli analisti – senza un bersaglio o una fonte preci

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01/01/2009