Antonio Manganelli

La società al nostro fianco

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Anche quest’anno, analizzando il lavoro compiuto insieme, sono particolarmente lieto di poter trarre un bilancio positivo.
Certo gli impegni, anche assai gravosi, non sono mancati e l’azione ininterrotta contro ogni forma di illegalità ha richiesto grandi sforzi e una dedizione, se possibile, ancora più intensa.
I nostri compiti istituzionali ci hanno visto operativi sui fronti più diversi e più onerosi per tenere il passo con una società dinamica e in rapida mutazione. Infatti, in queste condizioni e ora più che mai, il controllo della legalità implica continui aggiornamenti e l’adozione di strategie di contrasto sempre nuove e all’altezza delle sfide che ci si pongono di fronte.
Anche per questo desidero rivolgere un grazie dal profondo del cuore a tutti gli appartenenti alla nostra Amministrazione: ai meno giovani che ci arricchiscono con l’esempio e l’esperienza, ai più giovani che nutrono di entusiasmo una missione sempre difficile e spesso rischiosa.
In più occasioni abbiamo potuto toccare con mano la vicinanza affettuosa che circonda, nel giudizio della pubblica opinione, la Polizia di Stato. Giudizio peraltro confortato da sondaggi e analisi socio-politiche autorevoli. È la prova tangibile, con tanti altri segnali non meno ricchi di significato, dell’azione silenziosa ma efficace volta ad assicurare, sempre e ovunque, il rispetto della legge e di una legalità diffusa e percepita, capace di eliminare i comportamenti illegittimi e violenti di chi, con la logica della sopraffazione del clan mafioso, tenta di imporre le proprie “leggi” criminali.
La prima libertà, della quale non si può fare a meno neppure per un attimo, è la libertà dalla paura. Affermare questo principio, renderlo palpabile in ogni angolo del Paese, è la nostra missione. Per compiere appieno questa missione di civiltà c’è bisogno del contributo di tutti, a cominciare si intende dal nostro impegno che è insieme operativo ed etico. Tuttavia, per rendere ancora più efficace la realizzazione del nostro mandato, abbiamo chiesto la collaborazione degli enti locali e della società civile. Perché è solo nella prospettiva di un progetto culturale complessivo che si può intravvedere il cambiamento storico di cui tutti sentiamo l’urgenza.
La sicurezza partecipata, le forze di polizia “vicine alla gente”, l’aspirazione a poter affermare “insieme” il rispetto della legalità e dunque delle regole democratiche, il complesso delle norme che Governo e Parlamento hanno approvato e stanno perfezionando al fine di adeguare la legislazione alle nuove esigenze di prevenzione e di contrasto: è da tutti questi requisiti che nasce e cresce l’affermazione e la diffusione del bene comune che siamo chiamati a proteggere, la Sicurezza.
La Sicurezza, se è vero che è tra i beni più preziosi, ha un costo. Non sempre questo concetto è stato recepito nella sua ampiezza e spesso ci sono stati chiesti sacrifici davvero fuori scala.
Noi, tuttavia, abbiamo fatto tesoro del principio che impone di fare di necessità virtù e ci siamo fatti bastare i fondi che sono stati assegnati alla Polizia di Stato. Non sarebbe però giusto sottacere che, per il bene della collettività, accanto ai sacrifici andranno prese in considerazione e corrisposte anche le istanze che tendono all’unico fine di ottenere più uomini e più mezzi.
Così come dovranno essere riviste le incombenze burocratiche che pesano sul personale e che sottraggono troppi operatori a compiti più squisitamente legati alle rispettive professionalità. Compilare passaporti o distribuire e rinnovare permessi di soggiorno – per citare solo due esempi tra i tanti possibili – sono compiti a cui altre amministrazioni possono provvedere con evidenti vantaggi per tutti e per il sistema nel suo complesso. In una parola: non meno uomini nei nostri uffici, ma meno burocrazia.
Sul piano più generale, accanto ai successi conseguiti nella lotta alle cosche e ai tanti comportamenti illegali correlati, occorre prendere atto che queste guerre contro mafia, camorra, ’ndrangheta e in generale contro il crimine organizzato non sono ancora vinte e prevedono anzi strategie globali di lungo periodo.
Su questo piano non aiuta certo la diffusa percezione (che ha spaventose ricadute ad esempio sull’opera di contrasto dell’immigrazione clandestina) di un “indulto quotidiano” e di una “certezza della pena” fragile, spesso evanescente, quasi impalpabile. È stato detto nelle sedi dove più solenne è l’ascolto: molto del lavoro svolto da forze di polizia e magistratura, in attività di prevenzione, di indagine e di inchiesta, viene poi spesso vanificato dagli sviluppi giudiziari che alla fine si rivelano sterili, là dove l’unica certezza è che la pena si presenterà come elastica, evitabile e contrattabile oltre ogni limite.
Lo stesso discorso può valere per l’ordine pubblico sul fronte del quale in questi mesi abbiamo osservato un trend preoccupante, perché il diritto alla protesta deve sempre contemplare e nel modo più assoluto il rispetto delle libertà altrui e delle leggi. Infatti, chi calpesta i diritti degli altri (sul fronte della scuola, per esempio, il diritto a frequentare le lezioni occupando aule e istituti) dissolve per ciò stesso il proprio diritto al dissenso e vanifica la parte di diritto che lo protegge.
Ciò vale anche e tanto più nelle manifestazioni sportive, dove l’impegno a mantenere l’ordine è costato alla Polizia di Stato vittime e dolori indicibili. Su questo fronte la situazione va migliorando e però, contro la violenza che utilizza lo sport come scudo per divampare, la guardia non può mai essere abbassata, anche se l’opera più complessiva dispiegata nel settore fa pensare a una emergenza che può essere ragionevolmente depotenziata.
E proprio per approfondire tutte le modalità di intervento in “piazza” abbiamo recentemente inaugurato la prima scuola di polizia per la tutela dell’Ordine pubblico.
Quelle a cui ho accennato sono tutte forme di illegalità che generano di per sé ansie e paure (e spesso le statistiche e i sondaggi non le colgono appieno e non le fanno correttamente emergere) che feriscono la qualità della vita dei cittadini e l’ordinato svolgimento delle attività di studio e di lavoro. Ecco perché noi siamo impegnati e determinati nel voler eliminare tutte le paure: quelle reali prima di tutto, ma anche quelle che attingono al disagio, al degrado, al disordine, e se ne alimentano.
Questo è il nostro impegno di oggi, di domani e di sempre. E per questo chiediamo di sentire al nostro fianco tutte le altre componenti della società, in uno sforzo che sappia dare al nostro Paese l’onore e il prestigio che merita. Solo così potremo affrontare il nuovo anno con energia e spirito costruttivo.
Infine – ancora una volta e con profondo dolore – dobbiamo ricordare chi non è più tra noi, chi ha pagato il suo altissimo senso del dovere con il supremo sacrificio della vita. Alle loro famiglie, ai loro cari e a chi con loro ha lavorato fianco a fianco e giorno dopo giorno, va il mio commosso abbraccio. Un grazie sincero a tutti, assieme all’augurio affettuoso di buone festività.

Il Capo della Polizia - Direttore generale della pubblica sicurezza
Antonio Manganelli
01/12/2008