Cristiano Morabito

Tecnologia al limite

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Raggi X, sistema Doppler, rilevamento del battito cardiaco, lettura dei codici contenuti nei documenti rendono sempre più precisi i controlli della Polizia delle frontiere e dell’immigrazione

Una posizione geografica particolare quella dell’Italia, al centro del Mar Mediterraneo e, al nord, circondata dalle montagne, che fa del nostro Paese un “approdo” naturale. Del resto i numeri parlano chiaro: 9.300 chilometri di confini (suddivisi in 1.800 terrestri e 7.500 di sviluppo costiero), linearmente quasi tremila in più del raggio terrestre. È un impegno tanto imponente, quindi, controllare un territorio così vasto e tenerne sott’occhio valichi terrestri, aerei e marittimi, che senza l’aiuto della tecnologia moderna sarebbe quasi impensabile. Infatti sono varie le soluzioni hi-tech di cui si avvale la Polizia delle frontiere, inserita nella Direzione centrale dell’immigrazione e delle frontiere, diretta dal prefetto Rodolfo Ronconi, per contrastare i traffici illeciti di armi, stupefacenti ed esseri umani.
Vediamole nel dettaglio.

Il Mobix
In uso alle zone di frontiera di Bari e Napoli, il Cargo Mobix 3.8 Mev, questo il suo nome completo, è un vero e proprio “check-point” mobile che permette di controllare il carico dei tir e dei container, senza necessariamente aprirli, grazie ad un braccio meccanico che, scorrendo su tutta la parete esterna dei camion da ispezionare, emette un fascio di raggi X, compiendo una vera e propria radiografia. Così il personale addetto al controllo può vedere, tramite i monitor, se all’interno dei camion siano nascosti clandestini, droga o armi.
Proprio perché sfrutta una fonte radiogena

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01/11/2008