Bruno Benelli

Novità per le pensioni 2008

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L’età minima sale di un anno per i trattamenti di anzianità calcolati con il sistema retributivo. Ma se la valutazione è fatta con il sistema contributivo l’aumento è di tre anni per le donne e di otto per gli uomini

Con la riforma inserita nella cosiddetta legge sul welfare (numero 247 del 24 dicembre 2007) il Parlamento ha introdotto grosse novità in tema di pensioni e più in generale di previdenza sociale. In tema di pensioni le novità sotto i riflettori di tutti i mass-media si sono concentrate e continuano a concentrarsi sulle pensioni di anzianità. Mentre, secondo noi, quelle più decisive riguardano invece le pensioni di vecchiaia calcolate con il sistema contributivo, che da gennaio 2008 vengono assegnate, rispetto a quelle in vigore nel periodo 1996-2007, con tre anni di ritardo se si tratta di donne e con ben otto di ritardo se si tratta di uomini.
Senza dimenticare che debuttano le finestre anche per le pensioni di vecchiaia, a riprova che non bastano nemmeno più 65 anni per avere subito la pensione.

Pensioni di anzianità
Incominciamo a illustrare i requisiti richiesti per la  pensione di anzianità.
Tentiamo di rendere comprensibile un groviglio di norme, che si incastrano l’una con l’altra: un pezzo di esse è nella legge cosiddetta Maroni, un altro pezzo è introdotto dalla nuova legge.
Mettendo insieme le varie parti, la situazione – non semplice – si presenta nel seguente modo.
Partiamo dall’aumento dell’età pensionabile, vale a dire dal cosiddetto “scalino” che sostituisce lo “scalone” della precedente legge.
Dal 1° gennaio 2008 non bastano più 57 anni per avere la pensione di anzianità: ne occorrono 58 e per i lavoratori autonomi ce ne vogliono 59.  Resta fermo il principio secondo cui se si hanno 40 anni di contributi si può avere la pensione con qualunque età, quindi anche con meno di 58 anni. È corretto ricordare che, senza questa legge, l’aumento dell’età sarebbe stato di tre gradini e l’età minima sarebbe salita a 60 anni.

Solo per le donne
È confermata la norma secondo la quale fino al 2015 le sole donne hanno la possibilità di liquidare la pensione a 57 anni e 35 anni di contributi a condizione che espressamente optino per il calcolo contributivo della pensione. In altri termini è possibile per il gentil sesso avere una pensione di anzianità mediamente ridotta del 10-20 per cento rispetto a quella cui avrebbero diritto con il calcolo retributivo e andare in pensione a 57 anni (nel 2008 l’opzione  si concreterebbe con l’anticipo di un solo anno).

Finestre quasi chiuse
Oltre all’aumento dell’età c’è una restrizione in tema di finestre di uscita: la decorrenza della pensione, una volta raggiuntone il diritto, viene spostata ancora più avanti.
Il lavoratore dipendente deve ormai tirare il collo per potersi mettere materialmente in tasca la pensione. Le finestre, che erano quattro, scendono a due. Per chi matura il diritto ent

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01/07/2008