Loredana Lutta
Paradisi perduti
Caraibi
Uno studio condotto l’anno scorso dalla Banca mondiale e dall’Agenzia delle Nazioni unite contro la droga e il crimine apre sui Caraibi una pagina diversa da quelle che i cataloghi di viaggio raccontano come meta ideale: nella regione, crocevia del traffico di droga, nel 2006 sono stati commessi 30 omicidi ogni 100mila abitanti, quattro volte la media nord-americana e 15 quella dell’Europa centro-occidentale. Più o meno ricchi, più o meno estesi, questi Stati caraibici subiscono tutti la colonizzazione dei “signori della droga”, di cui il turista raramente si accorge o è vittima. Rispetto all’eredità più abbagliante lasciata dagli europei, fatta anche di immacolati prati verdi e cricket, la presenza di questi nuovi dominatori sarebbe impalpabile se la cocaina colombiana, diretta negli Stati Uniti e in Europa, nell’attraversare la regione non portasse anche soldi, armi e morte.
Con 59 omicidi ogni 100mila abitanti, capitale mondiale del crimine violento è la Giamaica, dove di notte non ci si arrischia più neanche a guidare fino all’aeroporto di Kingston, la capitale, mentre a Trinidad e Tobago, dove le chiese cattoliche hanno anticipato di un’ora la messa di mezzanotte a Natale, nell’arco degli scorsi dieci anni il numero degli omicidi è quadruplicato.
Insieme a Barbados, questi due Stati hanno intensificato i controlli costieri come argine a droga e armi e,