Raffaele Lupoli

Differenziata hi-tech

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Dal primo gennaio è partito il nuovo sistema di gestione per i rifiuti elettrici ed elettronici. Le novità e i nodi da sciogliere

Ho acquistato un frigorifero nuovo: dove butto quello vecchio? La lampadina fulminata va nel cassonetto del vetro? E dove metto la batteria fuori uso del pc portatile? Le nostre case diventano hi-tech e domande come queste sono sempre più frequenti. In un anno ogni italiano produce in media 14 chili di e-waste, formula inglese che in italiano si traduce con Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche). Secondo i dati forniti dai produttori in Italia se ne generano circa 850 mila tonnellate l’anno. Di queste, secondo il Rapporto Apat 2006, se ne recuperano 67 mila, ovvero circa 1,15 kg per abitante. Questi apparecchi infatti, pur rappresentando un piccolo volume rispetto al complesso dei rifiuti, sono tra i più inquinanti e pericolosi, essendo costituiti anche da materiali difficili da trattare come cfc (clorofluorocarburi), cadmio e mercurio. Per fare i conti con questo emergente fenomeno il nostro Paese si è dotato di una nuova normativa che per certi aspetti è partita solo virtualmente. Vediamo come funziona.

Comuni alleggeriti
Dal primo gennaio di quest’anno la gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici non è più competenza esclusiva dei Comuni. Dopo tre rinvii è entrato in vigore il decreto legislativo 151 del 2005, grazie al quale l’Italia recepisce la normativa europea risalente al 2003. I Comuni sono stati i primi a incoraggiare il governo nell’adozione di questo decreto. L’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) si è detta più volte preoccupata dalle continue proroghe all’avvio del sistema che continuavano a “far ricadere sui Comuni l’intero costo di gestione”. Erano infatti gli unici soggetti che, pur senza alcun obbligo di raccolta differenziata, dovevano occuparsi di questa tipologia di rifiuti. Il loro costo smetterà quindi di incidere sulla cittadinanza, tramite la tassa o tariffa per i rifiuti urbani, andando ad attingere risorse solo da chi acquista questo genere di prodotti.

Chi inquina paga
Secondo le ultime stime dell’A

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01/02/2008