Paolo Sartori*
La Romania fa Centro
Primo bilancio del Seci, organismo di cooperazione europea contro i reati transnazionali, a dieci anni dalla sua fondazione e dall’istituzione della sede di Bucarest
Avviata nel dicembre del 1996, la Southeast European Cooperative Initiative (Seci) è una forma di cooperazione regionale con la finalità di incoraggiare sia una più stretta collaborazione fra gli Stati aderenti che il loro equilibrato sviluppo economico e politico. Presentata inizialmente come un forum, sorto su iniziativa degli Stati Uniti d’America, senza struttura e risorse finanziarie proprie, ma con il solo scopo di interagire in via complementare con le altre iniziative nell’area, nel 1998 cambia rotta e, con un progetto definito Prevenzione e Contrasto al Crimine Transfrontaliero, viene approvata la costituzione di un Centro Seci a Bucarest.
I Paesi aderenti al Seci si sono dotati di un quadro giuridico complesso che permette loro di darsi assistenza reciproca “nel prevenire, individuare, perseguire e reprimere il crimine in ambito transfrontaliero”, mediante lo scambio, in tempo reale, di informazioni operative.
Il Centro Seci di Bucarest ha lo status di Organizzazione internazionale indipendente, riconosciuta dal Governo della Romania, e gode della extraterritorialità e di tutte le guarentigie diplomatiche previste dalla Convenzione di Vienna. La costituzione del Centro ha reso operativa l’applicazione delle forme di cooperazione previste, costituendo uno snodo per la raccolta e la distribuzione di preziose notizie.
L’organo statutario di più elevato livello del Centro è il Joint Cooperation Committee, una specie di Consiglio di amministrazione composto da due rappresentanti per ogni Paese membro – uno appartenente al ministero dell’Interno ed uno alla Amministrazione delle dogane – Alle riunioni partecipano anche, senza diritto di voto, i rappresentanti dei Paesi osservatori e dei consiglieri permanenti.
Attualmente gli Stati aderenti