Antonio Manganelli
... libertà e legalità
Mi associo al Prefetto De Gennaro nel ringraziarla di cuore, signor Ministro, per essere oggi qui con noi e grazie a voi tutti, Autorità, autorevoli esponenti del Governo, del Parlamento, della Magistratura, colleghi, cari amici.
Sono profondamente onorato dalla scelta che mi affida oggi le responsabilità di Capo della Polizia - Direttore generale della Pubblica Sicurezza.
Provo fierezza, orgoglio, grande emozione.
Nella Polizia ho trascorso la maggior parte della mia vita, coronando un antico sogno, il sogno di giovane studente liceale. Ho lavorato insieme a donne e uomini di grande valore, professionalità, senso del dovere.
Molti sono oggi qui, ne vedo i volti amici.
Alcuni, purtroppo, non sono più con noi; io penso spesso a loro, ai loro sorrisi, ai loro entusiasmi, al loro coraggio, al loro senso dello Stato. Quel ricordo mi dà forza, ci dà forza.
Altri, per fortuna i più, servono ancora lo Stato, ed ora avrò il privilegio di dirigerli.
Dirigerò quelli che sono, in fondo, i miei “maestri”. Sì, perché le cose che ho appreso in questi anni le ho imparate sulla strada e le ho imparate proprio da loro, durante lunghe ore di lavoro, talvolta difficile, talaltra faticoso, sempre impegnativo.
Li abbraccio tutti affettuosamente e, con loro, le organizzazioni sindacali che li rappresentano, di cui desidero sottolineare la serietà, la competenza e lo spirito costruttivo dimostrati in ogni occasione, contribuendo al delicato processo di modernizzazione della nostra Amministrazione.
La mia esperienza operativa è parte integrante del bagaglio con cui intraprendo il nuovo tratto di strada; consapevole, come è naturale, delle responsabilità e delle difficoltà, ma anche fiducioso e sereno, perché confortato da alcune solide certezze, la prima delle quali è proprio lo straordinario capitale umano di cui dispone l’Amministrazione dell’Interno ed il sistema nazionale di sicurezza.
In questi ultimi anni, la cultura del coordinamento – dello “stare insieme” – da noi inizialmente coltivata con pazienza e perseveranza nel recinto interforze, ha poi lasciato cadere i suoi semi anche sul più vasto terreno del rapporto tra istituzioni nazionali della sicurezza, regioni, enti locali e le diverse espressioni della società civile.
È nata così, poco a poco, quella idea di sicurezza partecipata che oggi rappresenta per tutti noi un riferimento insostituibile, dal quale sono scaturiti, da ultimo, i recenti Patti per la sicurezza nelle grandi città.
I risultati ottenuti nella lotta al crimine e alla illegalità ci hanno convinto, giorno dopo giorno, che per questa via è possibile rendere ancora più incisiva la nostra azione di prevenzione e contrasto, impiegando al meglio le risorse finanziarie, logistiche e strumentali di cui disponiamo, purtroppo decrescenti. Da ultimo, debbo dirlo, vertiginosamente decrescenti.
Ma, come dicevo, quali che siano le difficoltà, sapersi porre, pensare ed operare come parte di un tutto è stata, è e sarà sempre di più la nostra scelta di campo: al centro come in periferia; nella lotta al terrorismo internazionale o alla grande criminalità – con il solido raccordo operativo di tutte le componenti del sistema nazionale di sicurezza, e di queste nel loro complesso con i corrispondenti esteri ed internazionali – come nel contrasto alla criminalità diffusa, in un sempre più stretto raccordo con le istituzioni del territorio, impegnate ciascuna secondo le proprie attribuzioni e finalità.
Altrettanto fondamentale è, per una forza di polizia a competenza generale, la capacità di rinsaldare quotidianamente il rapporto tra i propri uffici centrali e quelli territoriali, potenziando in ogni modo le capacità di ascolto e comunicazione dei primi nei confronti dei secondi.
In altri termini, non potremo essere fino in fondo “vicini alla gente” se le strutture centrali del Dipartimento non sapranno essere ogni giorno più vicine – realmente vicine – alle questure, ai commissariati, fino al più piccolo posto di polizia di frontiera.
È questa una mia convinzione profonda, maturata lavorando sul campo ed al centro.
Diventa da oggi un impegno organizzativo che sento di dover assumere pubblicamente ed alla cui realizzazione mi applicherò personalmente.
Ma né l’elemento umano della sicurezza, di cui siamo ricchi, né le più raffinate ricette organizzative od operative sarebbero sufficienti se le donne e gli uomini che operano nel campo della sicurezza non fossero animati da valori saldi, veri e profondi.
Il rispetto e l’attaccamento per le istituzioni democratiche, in primo luogo il Presidente della Repubblica – al quale rinnovo il mio deferente saluto – e il Parlamento; la vocazione al servizio ed al sacrificio per la sicurezza dei cittadini, della collettività e dello Stato; la difesa della legalità sempre nel pieno rispetto dei diritti di libertà sanciti dalla Costituzione; la consapevolezza delle responsabilità connesse all’uso della forza.
Questo è il patrimonio ideale e morale della Polizia di Stato; ad esso dobbiamo rifarci ogni giorno, specie quando il nostro lavoro diventa più difficile e per farlo al meglio dobbiamo profondere tutte le nostre energie, la nostra professionalità e la nostra forza morale.
Rivolgo un caloroso saluto ai Prefetti e ai Questori, nella piena consapevolezza che ad essi, nella loro veste di Autorità provinciali di pubblica sicurezza, è affidato un ruolo primario e di forte responsabilità, nell’attuazione della politica dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Sarà mia cura dare ulteriore alimento al circuito virtuoso di relazioni che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha con tutti loro sul territorio.
Nelle questure, negli altri uffici della Polizia di Stato e nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza lavorano tanti appartenenti all’Amministrazione Civile dell’Interno. Ho avuto modo di apprezzare il loro impegno dentro e fuori il Dipartimento e durante le mie esperienze di questore in sede, sono certo che vorranno sostenermi nella mia nuova responsabilità con l’intelligenza professionale e la sensibilità istituzionale di sempre.
Desidero fare arrivare loro un saluto attraverso i loro rappresentanti sindacali, che ringrazio per la presenza e per quanto fanno nell’interesse dei lavoratori.
È così, signor Ministro, che intendo comportarmi nello svolgimento del mio nuovo compito, per corrispondere alla fiducia accordatami da Lei e dal Governo.
Con questi sentimenti saluto i colleghi che hanno la responsabilità delle altre Forze di polizia, dei Servizi di informazione e delle Forze armate, ai quali rivolgo il mio ringraziamento più sincero per aver voluto essere presenti e, soprattutto, per la collaborazione nell’assolvimento dei nostri comuni compiti a tutela dei cittadini.
Come potrei concludere diversamente, se non con un’emozione intensa che provo.
Saluto ed abbraccio il prefetto De Gennaro, con vera gratitudine, con ammirazione, con affetto, con l’amicizia e la stima cementate da tanti anni di lavoro comune.
Dobbiamo essere tutti orgogliosi di aver avuto un grande Capo della Polizia. Io, che ho avuto il privilegio di stargli vicino, ne ho conosciuto l’onestà profonda, il senso dello Stato, la dedizione incondizionata, la lealtà.
Da lui, ricevo oggi la più impegnativa delle consegne.
Antonio Manganelli
È nato ad Avellino l’8 dicembre 1950.
Laureato in Giurisprudenza presso l’università degli studi di Napoli, si è specializzato in Criminologia Clinica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Modena.
Dagli anni ’70 ha operato costantemente nel campo delle investigazioni, acquisendo particolare esperienza e preparazione tecnica nel settore dei sequestri di persona a scopo di estorsione prima ed in quello antimafia poi.
Ha lavorato al fianco dei più valorosi magistrati e di organi giudiziari investigativi europei ed extraeuropei, dei quali è diventato negli anni un solido punto di riferimento, legando il suo nome anche alla cattura di alcuni dei latitanti di maggior spicco delle organizzazioni mafiose.
È stato docente di “Tecnica di polizia giudiziaria” presso la Scuola superiore di polizia ed è autore di pubblicazioni scientifiche in materia di sequestri di persona e di tecnica di polizia giudiziaria, tra cui, di recente, il manuale pratico delle tecniche di indagine “Investigare” (Cedam), scritto con il prefetto Franco Gabrielli, direttore del Sisde.
Nominato dirigente superiore dieci anni fa, ha diretto il Servizio centrale di protezione dei collaboratori di giustizia, contribuendo a riorganizzare con intelligente sensibilità la delicata materia.
È stato questore di Palermo e Napoli.
Nel 2000 è stato nominato dal Consiglio dei ministri prefetto di 1^ classe, con l’incarico di direttore centrale della polizia criminale e vice direttore generale della pubblica sicurezza.
Dal 3 dicembre 2001 è stato vice direttore generale della pubblica sicurezza con funzioni vicarie.
Il 25 giugno 2007 il Consiglio dei ministri lo ha nominato capo della Polizia, con decorrenza 2 luglio.
I capi della Polizia
Luigi Berti 10 luglio 1887 - 29 ottobre 1890
Ferdinando Ramognini 1 dicembre 1890 - 1 ottobre 1893
Giuseppe Sensales 1 ottobre 1893 - 7 aprile 1896
Giovanni Alfazio 7 aprile 1896 - 1 agosto 1898
Francesco Leonardi 1 agosto 1898 - 23 febbraio 1911
Giacomo Vigliani 1 marzo 1911 - 29 settembre 1917
Giuseppe Sorge 29 settembre 1917 - 10 marzo 1919
Riccardo Zoccoletti 10 marzo 1919 - 1 luglio 1919
Vincenzo Quaranta 1 luglio 1919 - 19 giugno 1920
Giacomo Vigliani 19 giugno 1920 - 14 luglio 1921
Corrado Bonfanti Linares 14 luglio 1921 - 1 marzo 1922
Giacomo Vigliani 1 marzo 1922 - 8 agosto 1922
Raffaele Gasbarri 8 agosto 1922 - 11 novembre 1922
Emilio De Bono 11 novembre 1922 - 18 giugno 1924
Francesco Crispo Moncada 18 giugno 1924 - 13 settembre 1926
Arturo Bocchini 13 settembre 1926 - 20 novembre 1940
Carmine Senise 1 dicembre 1940 - 14 aprile 1943
Renzo Chierici 14 aprile 1943 - 25 luglio 1943
Carmine Senise 25 luglio 1943 - 23 settembre 1943
Giuseppe Solimena 15 aprile 1944 - 1 agosto 1944
Luigi Ferrari 1 agosto 1944 - 12 settembre 1948
Giovanni D’Antoni 12 settembre 1948 - 20 novembre 1952
Tommaso Pavone 20 novembre 1952 - 11 marzo 1954
Giovanni Carcaterra 22 marzo 1954 - 10 ottobre 1960
Angelo Vicari 10 ottobre 1960 - 28 gennaio 1973
Efisio Zanda Loy 2 febbraio 1973 - 4 giugno 1975
Giorgio Menichini 5 giugno 1975 - 19 febbraio 1976
Giuseppe Parlato 20 novembre 1976 - 18 gennaio 1979
Giovanni Rinaldo Coronas 19 gennaio 1979 - 30 aprile 1984
Giuseppe Porpora 1 maggio 1984 - 1 febbraio 1987
Vincenzo Parisi 2 febbraio 1987 - 31 agosto 1994
Fernando Masone 1 settembre 1994 - 31 maggio 2000
Giovanni De Gennaro 1 giugno 2000 - 2 luglio 2007
Antonio Manganelli 2 Luglio 2007
Sono profondamente onorato dalla scelta che mi affida oggi le responsabilità di Capo della Polizia - Direttore generale della Pubblica Sicurezza.
Provo fierezza, orgoglio, grande emozione.
Nella Polizia ho trascorso la maggior parte della mia vita, coronando un antico sogno, il sogno di giovane studente liceale. Ho lavorato insieme a donne e uomini di grande valore, professionalità, senso del dovere.
Molti sono oggi qui, ne vedo i volti amici.
Alcuni, purtroppo, non sono più con noi; io penso spesso a loro, ai loro sorrisi, ai loro entusiasmi, al loro coraggio, al loro senso dello Stato. Quel ricordo mi dà forza, ci dà forza.
Altri, per fortuna i più, servono ancora lo Stato, ed ora avrò il privilegio di dirigerli.
Dirigerò quelli che sono, in fondo, i miei “maestri”. Sì, perché le cose che ho appreso in questi anni le ho imparate sulla strada e le ho imparate proprio da loro, durante lunghe ore di lavoro, talvolta difficile, talaltra faticoso, sempre impegnativo.
Li abbraccio tutti affettuosamente e, con loro, le organizzazioni sindacali che li rappresentano, di cui desidero sottolineare la serietà, la competenza e lo spirito costruttivo dimostrati in ogni occasione, contribuendo al delicato processo di modernizzazione della nostra Amministrazione.
La mia esperienza operativa è parte integrante del bagaglio con cui intraprendo il nuovo tratto di strada; consapevole, come è naturale, delle responsabilità e delle difficoltà, ma anche fiducioso e sereno, perché confortato da alcune solide certezze, la prima delle quali è proprio lo straordinario capitale umano di cui dispone l’Amministrazione dell’Interno ed il sistema nazionale di sicurezza.
In questi ultimi anni, la cultura del coordinamento – dello “stare insieme” – da noi inizialmente coltivata con pazienza e perseveranza nel recinto interforze, ha poi lasciato cadere i suoi semi anche sul più vasto terreno del rapporto tra istituzioni nazionali della sicurezza, regioni, enti locali e le diverse espressioni della società civile.
È nata così, poco a poco, quella idea di sicurezza partecipata che oggi rappresenta per tutti noi un riferimento insostituibile, dal quale sono scaturiti, da ultimo, i recenti Patti per la sicurezza nelle grandi città.
I risultati ottenuti nella lotta al crimine e alla illegalità ci hanno convinto, giorno dopo giorno, che per questa via è possibile rendere ancora più incisiva la nostra azione di prevenzione e contrasto, impiegando al meglio le risorse finanziarie, logistiche e strumentali di cui disponiamo, purtroppo decrescenti. Da ultimo, debbo dirlo, vertiginosamente decrescenti.
Ma, come dicevo, quali che siano le difficoltà, sapersi porre, pensare ed operare come parte di un tutto è stata, è e sarà sempre di più la nostra scelta di campo: al centro come in periferia; nella lotta al terrorismo internazionale o alla grande criminalità – con il solido raccordo operativo di tutte le componenti del sistema nazionale di sicurezza, e di queste nel loro complesso con i corrispondenti esteri ed internazionali – come nel contrasto alla criminalità diffusa, in un sempre più stretto raccordo con le istituzioni del territorio, impegnate ciascuna secondo le proprie attribuzioni e finalità.
Altrettanto fondamentale è, per una forza di polizia a competenza generale, la capacità di rinsaldare quotidianamente il rapporto tra i propri uffici centrali e quelli territoriali, potenziando in ogni modo le capacità di ascolto e comunicazione dei primi nei confronti dei secondi.
In altri termini, non potremo essere fino in fondo “vicini alla gente” se le strutture centrali del Dipartimento non sapranno essere ogni giorno più vicine – realmente vicine – alle questure, ai commissariati, fino al più piccolo posto di polizia di frontiera.
È questa una mia convinzione profonda, maturata lavorando sul campo ed al centro.
Diventa da oggi un impegno organizzativo che sento di dover assumere pubblicamente ed alla cui realizzazione mi applicherò personalmente.
Ma né l’elemento umano della sicurezza, di cui siamo ricchi, né le più raffinate ricette organizzative od operative sarebbero sufficienti se le donne e gli uomini che operano nel campo della sicurezza non fossero animati da valori saldi, veri e profondi.
Il rispetto e l’attaccamento per le istituzioni democratiche, in primo luogo il Presidente della Repubblica – al quale rinnovo il mio deferente saluto – e il Parlamento; la vocazione al servizio ed al sacrificio per la sicurezza dei cittadini, della collettività e dello Stato; la difesa della legalità sempre nel pieno rispetto dei diritti di libertà sanciti dalla Costituzione; la consapevolezza delle responsabilità connesse all’uso della forza.
Questo è il patrimonio ideale e morale della Polizia di Stato; ad esso dobbiamo rifarci ogni giorno, specie quando il nostro lavoro diventa più difficile e per farlo al meglio dobbiamo profondere tutte le nostre energie, la nostra professionalità e la nostra forza morale.
Rivolgo un caloroso saluto ai Prefetti e ai Questori, nella piena consapevolezza che ad essi, nella loro veste di Autorità provinciali di pubblica sicurezza, è affidato un ruolo primario e di forte responsabilità, nell’attuazione della politica dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Sarà mia cura dare ulteriore alimento al circuito virtuoso di relazioni che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha con tutti loro sul territorio.
Nelle questure, negli altri uffici della Polizia di Stato e nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza lavorano tanti appartenenti all’Amministrazione Civile dell’Interno. Ho avuto modo di apprezzare il loro impegno dentro e fuori il Dipartimento e durante le mie esperienze di questore in sede, sono certo che vorranno sostenermi nella mia nuova responsabilità con l’intelligenza professionale e la sensibilità istituzionale di sempre.
Desidero fare arrivare loro un saluto attraverso i loro rappresentanti sindacali, che ringrazio per la presenza e per quanto fanno nell’interesse dei lavoratori.
È così, signor Ministro, che intendo comportarmi nello svolgimento del mio nuovo compito, per corrispondere alla fiducia accordatami da Lei e dal Governo.
Con questi sentimenti saluto i colleghi che hanno la responsabilità delle altre Forze di polizia, dei Servizi di informazione e delle Forze armate, ai quali rivolgo il mio ringraziamento più sincero per aver voluto essere presenti e, soprattutto, per la collaborazione nell’assolvimento dei nostri comuni compiti a tutela dei cittadini.
Come potrei concludere diversamente, se non con un’emozione intensa che provo.
Saluto ed abbraccio il prefetto De Gennaro, con vera gratitudine, con ammirazione, con affetto, con l’amicizia e la stima cementate da tanti anni di lavoro comune.
Dobbiamo essere tutti orgogliosi di aver avuto un grande Capo della Polizia. Io, che ho avuto il privilegio di stargli vicino, ne ho conosciuto l’onestà profonda, il senso dello Stato, la dedizione incondizionata, la lealtà.
Da lui, ricevo oggi la più impegnativa delle consegne.
Antonio Manganelli
È nato ad Avellino l’8 dicembre 1950.
Laureato in Giurisprudenza presso l’università degli studi di Napoli, si è specializzato in Criminologia Clinica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Modena.
Dagli anni ’70 ha operato costantemente nel campo delle investigazioni, acquisendo particolare esperienza e preparazione tecnica nel settore dei sequestri di persona a scopo di estorsione prima ed in quello antimafia poi.
Ha lavorato al fianco dei più valorosi magistrati e di organi giudiziari investigativi europei ed extraeuropei, dei quali è diventato negli anni un solido punto di riferimento, legando il suo nome anche alla cattura di alcuni dei latitanti di maggior spicco delle organizzazioni mafiose.
È stato docente di “Tecnica di polizia giudiziaria” presso la Scuola superiore di polizia ed è autore di pubblicazioni scientifiche in materia di sequestri di persona e di tecnica di polizia giudiziaria, tra cui, di recente, il manuale pratico delle tecniche di indagine “Investigare” (Cedam), scritto con il prefetto Franco Gabrielli, direttore del Sisde.
Nominato dirigente superiore dieci anni fa, ha diretto il Servizio centrale di protezione dei collaboratori di giustizia, contribuendo a riorganizzare con intelligente sensibilità la delicata materia.
È stato questore di Palermo e Napoli.
Nel 2000 è stato nominato dal Consiglio dei ministri prefetto di 1^ classe, con l’incarico di direttore centrale della polizia criminale e vice direttore generale della pubblica sicurezza.
Dal 3 dicembre 2001 è stato vice direttore generale della pubblica sicurezza con funzioni vicarie.
Il 25 giugno 2007 il Consiglio dei ministri lo ha nominato capo della Polizia, con decorrenza 2 luglio.
I capi della Polizia
Luigi Berti 10 luglio 1887 - 29 ottobre 1890
Ferdinando Ramognini 1 dicembre 1890 - 1 ottobre 1893
Giuseppe Sensales 1 ottobre 1893 - 7 aprile 1896
Giovanni Alfazio 7 aprile 1896 - 1 agosto 1898
Francesco Leonardi 1 agosto 1898 - 23 febbraio 1911
Giacomo Vigliani 1 marzo 1911 - 29 settembre 1917
Giuseppe Sorge 29 settembre 1917 - 10 marzo 1919
Riccardo Zoccoletti 10 marzo 1919 - 1 luglio 1919
Vincenzo Quaranta 1 luglio 1919 - 19 giugno 1920
Giacomo Vigliani 19 giugno 1920 - 14 luglio 1921
Corrado Bonfanti Linares 14 luglio 1921 - 1 marzo 1922
Giacomo Vigliani 1 marzo 1922 - 8 agosto 1922
Raffaele Gasbarri 8 agosto 1922 - 11 novembre 1922
Emilio De Bono 11 novembre 1922 - 18 giugno 1924
Francesco Crispo Moncada 18 giugno 1924 - 13 settembre 1926
Arturo Bocchini 13 settembre 1926 - 20 novembre 1940
Carmine Senise 1 dicembre 1940 - 14 aprile 1943
Renzo Chierici 14 aprile 1943 - 25 luglio 1943
Carmine Senise 25 luglio 1943 - 23 settembre 1943
Giuseppe Solimena 15 aprile 1944 - 1 agosto 1944
Luigi Ferrari 1 agosto 1944 - 12 settembre 1948
Giovanni D’Antoni 12 settembre 1948 - 20 novembre 1952
Tommaso Pavone 20 novembre 1952 - 11 marzo 1954
Giovanni Carcaterra 22 marzo 1954 - 10 ottobre 1960
Angelo Vicari 10 ottobre 1960 - 28 gennaio 1973
Efisio Zanda Loy 2 febbraio 1973 - 4 giugno 1975
Giorgio Menichini 5 giugno 1975 - 19 febbraio 1976
Giuseppe Parlato 20 novembre 1976 - 18 gennaio 1979
Giovanni Rinaldo Coronas 19 gennaio 1979 - 30 aprile 1984
Giuseppe Porpora 1 maggio 1984 - 1 febbraio 1987
Vincenzo Parisi 2 febbraio 1987 - 31 agosto 1994
Fernando Masone 1 settembre 1994 - 31 maggio 2000
Giovanni De Gennaro 1 giugno 2000 - 2 luglio 2007
Antonio Manganelli 2 Luglio 2007
01/07/2007