Lavinia Mari
Le risorse della sicurezza
Finanziamenti straordinari e nuovi istituti giuridici per un contratto che valorizzi il ruolo e la professionalità delle forze dell’ordine. Ne parla il sottosegretario alla funzione pubblica Gian Piero Scanu
Tappa importante per la sicurezza, il rinnovo del prossimo contratto per le forze di polizia (quadriennale per gli aspetti giuridici e biennale per quelli economici) è l’occasione giusta per realizzare interventi finanziari e normativi oltre che per valorizzare le capacità professionali degli operatori del settore. A parlare delle linee guida dell’accordo e delle novità il sottosegretario per le Riforme e le Innovazioni nella pubblica amministrazione, Gian Piero Scanu, su delega del ministro Luigi Nicolais, che presiede il tavolo delle trattative con le organizzazioni sindacali.Sottosegretario quali sono i punti innovativi del prossimo contratto?
Il prossimo contratto sarà uno strumento innovativo non solo sul piano economico ma anche normativo. È evidente che l’esito positivo di un disegno riformatore volto ad innalzare continuamente il livello della sicurezza richieda necessariamente anche la valorizzazione delle capacità professionali degli addetti al settore, insieme alla tutela delle legittime aspettative retributive e di carriera. In tal senso, il contratto può configurarsi quale aspetto complementare, ma strategico, delle politiche a favore della pubblica sicurezza, nonché quale strumento per il recupero del consenso dei lavoratori. In questa duplice ottica, del perseguimento di una politica per il miglioramento e la modernizzazione dell’amministrazione e di una politica per la valorizzazione del personale e delle capacità professionali, ritengo che vada affrontato il tema del “rinnovo contrattuale” del comparto sicurezza-difesa. Anche lo stanziamento aggiuntivo di 80 milioni di euro a regime rispetto alle risorse previste per tutto il pubblico impiego, rappresenta un primo segnale di attenzione.
Come sono i rapporti con le organizzazioni sindacali?
Ottimi. Loro hanno una conoscenza diretta dei tanti problemi concreti dei lavoratori ed il loro impegno al tavolo della contrattazione è indispensabile per mettere a fuoco ciò che nel precedente quadriennio non ha funzionato. Ho avuto modo di apprezzare la loro grande serietà e l’atteggiamento estremamente responsabile e costruttivo, che non solo mi tranquillizza ma mi rende sicuro rispetto al risultato finale che ritengo possa arrivare in tempi rapidi.
Quali sono le norme e gli istituti su cui intervenire?
Alcuni istituti vanno modernizzati, resi più dinamici e anche più equi, sempre nel rispetto delle tutele dei lavoratori delle forze di polizia; categoria a cui si deve dare di più perché lo merita. Occorre promuovere e favorire il più possibile l’utilizzo degli strumenti che la legge e il contratto già prevedono per una corretta e coerente interpretazione ed applicazione degli istituti contrattuali: penso alle procedure di raffreddamento dei conflitti, con il ruolo attivo delle organizzazioni sindacali o, ancora, alla possibile partecipazione alle commissioni paritetiche istituite presso le amministrazioni. D’altro canto, è necessario anche attualizzare il contratto e procedere, quindi, alla revisione delle norme contrattuali vigenti che, nel tempo, hanno perso la loro connotazione specifica, per diventare forme indennitarie “a pioggia”, difficili da gestire e non più collegate a funzioni e compiti specifici. Ritengo fondamentale verificare l’attualità della struttura retributiva, con particolare riguardo alla componente accessoria e alla possibilità di una sua utilizzazione in funzione realmente “motivante”.
Già il vice ministro Marco Minniti si è espresso a favore di una partecipazione integrata (anche finanziaria) delle Regioni e degli Enti locali. Come può essere attuata questa sinergia?
C’è una pluralità di soggetti che viene gestita in maniera discontinua, nel senso che c’è un affollamento da una parte e una desertificazione dall’altra. È importante che il Governo, nel pieno rispetto delle diverse autonomie, riconduca a unità questa pluralità e faccia in modo che il maggiore coordinamento determini una utilizzazione razionale di tutte queste energie, estendendole in modo organico ed equilibrato su tutto il territorio. Ho già incontrato il vice ministro Minniti e siamo perfettamente d’accordo su tutto, ora si tratta di passare alla fase operativa.
Riguardo alla cessione delle competenze amministrative ad altre amministrazioni c’è la possibilità di un’applicazione più rigorosa della legge 121/81?
La Polizia di Stato soffre di numerose incombenze burocratiche che non hanno niente a che fare con l’attività istituzionale. Si pensi ai passaporti, dove l’unico momento vero di polizia è quello di stabilire sulla base degli accertamenti penali se un cittadino può possedere un documento valido per l’espatrio, o alle numerose procedure amministrative legate ai permessi di soggiorno. In questa direzione la Funzione pubblica può fare molto per agevolare un processo di dismissione di competenze verso altre amministrazioni.
Dopo la riforma del titolo V, il principio della sussidiarietà orizzontale e cioè della partecipazione dei cittadini ad attività di interesse generale, trova un fondamento costituzionale. Esistono nel nostro Paese le risorse per una sua attuazione?
Le risorse ci sono nel nostro Paese e non sono solo economiche ma di civiltà. Mi riferisco alla passione civile, alla presenza di sensibilità forti che non possono essere lasciate solo all’iniziativa dei cittadini come il volontariato, ma, al contrario, devono essere individuate, razionalizzate e ben governate. Ci sono delle energie che vanno canalizzate attraverso le istituzioni. In questo senso anche la sicurezza non può essere vista come una condizione che cade dall’alto, necessariamente figlia delle divise. Deve, invece, essere il frutto di una convivenza costruita anche attraverso la partecipazione diretta dei cittadini. Il ministero dell’Interno e la Polizia di Stato stanno portando avanti un processo di compartecipazione e di armonizzazione degli interventi rientranti nel sistema di “sicurezza partecipata” che va ad esaltare il valore aggiunto ricavabile dalla collaborazione, realizzata a tutti i livelli, in tema di sicurezza. Le dinamiche della “prossimità” rappresentano l’esempio più tangibile del primo, obbligato passo di chi vuole collaborare e stimolare ogni forma di cooperazione, avvicinandosi alla gente ed ai suoi problemi per sollecitarne risposte partecipative sempre più concrete e dirette, innescando un fattivo interesse per la sicurezza, bene che appartiene a tutti e da tutti deve essere salvaguardata.
Nel settore pubblico ci sono solo “fannulloni”?
Proprio la Polizia di Stato e, in generale, tutte le forze che fanno parte del comparto sicurezza-difesa sono la testimonianza di quanto sia falsa l’immagine di una pubblica amministrazione composta da un esercito di “fannulloni”. La pubblica amministrazione ha indiscutibilmente bisogno di essere migliorata perché ci sono criticità e inefficienze, che però non sono sempre attribuibili ai lavoratori. Io parlo spesso di “inefficienza percepita”, che non è speculare rispetto a quella “reale”, per sottolineare come il luogo comune di un settore pubblico che non funziona – subdolamente alimentato da chi non tutela gli interessi della collettività – allarga il divario tra l’oggettivo livello di funzionamento della pubblica amministrazione ed il cosiddetto “immaginario collettivo”.
Quanto si è fatto per ridurre gli sprechi e le inefficienze dei servizi pubblici e quanto ancora si può fare?
Una delle priorità del Governo è quella di un rilancio delle pubbliche amministrazioni, per conferire all’apparato pubblico autorevolezza ed efficienza tali da porlo in condizione di diventare un fattore decisivo per lo sviluppo civile, economico e sociale del Paese.
Dovranno essere realizzate iniziative per il miglioramento della qualità dei servizi e delle prestazioni rese dalle pubbliche amministrazioni alla collettività e ai cittadini; per l’introduzione di una maggiore trasparenza nell’adozione, nell’implementazione e nel controllo delle politiche pubbliche; per la riorganizzazione delle strutture nel segno dell’efficienza gestionale; per il riordino e il rilancio della funzione dirigenziale; per la riforma della contrattazione collettiva e della politica di gestione del personale.
Il percorso riformatore è stato già concretamente aperto dal ministro Nicolais con la legge, recentemente approvata, sul miglioramento dell’efficienza del procedimento disciplinare amministrativo e con la presentazione del disegno di legge, all’esame del Parlamento, sulla semplificazione dei rapporti tra pubbliche amministrazioni, cittadini ed imprese.
Bisogna proseguire su questa via. Il Paese, la gente, i lavoratori si aspettano che l’apparato pubblico, troppe spesso visto come vecchio, improduttivo ed ostile, si adegui ai tempi rapidi dei mutamenti della nostra società e si trasformi in vero e proprio volano di crescita della nostra economia e del nostro benessere.
01/06/2007