Paola Mariani
INSIEME – Al servizio del cittadino: parole e immagini
"La polizia è lo specchio del Paese. Una polizia forte ma democratica, libera da ogni influenza politica e rigorosamente rispettosa della Giustizia, è una garanzia di ordine e un sicuro segno di civiltà… sono responsabilità precise e delicate, sacrifici anche gravi, non conosciuti dal grande pubblico”. E ancora: “Il migliore augurio che posso formulare è che questo tramite tra i cittadini e lo Stato sia svolto dalla polizia in modo sempre più efficace e sicuro. E che lo Stato conceda tutti i mezzi necessari per garantire nel modo più moderno e democratico il raggiungimento sempre più pieno di questi obiettivi”.
Sembrano frasi scritte oggi, anche per il domani. E invece portano la data dell’ormai lontano giugno ‘64, 112esimo anniversario della polizia. Le scrisse su Poliziamoderna Giorgio Fattori, allora direttore dell’Europeo, Grande Firma, maestro per generazioni di giornalisti al Corriere della Sera.
Sotto la prestigiosa testata di via Solferino, nella stessa occasione, un altro maestro, Alfio Russo, alla guida del Corriere per tanti anni, commentava: “L’opera della polizia, assai spesso ignorata, talvolta incompresa, merita il giusto apprezzamento e l’elogio dei cittadini”.
Straordinario quel numero di Poliziamoderna: quasi tutti i direttori delle più importanti testate fornirono un giudizio, una testimonianza, un parere. Ne venne fuori un florilegio di grande autorevolezza.
Ripassare quei titoli restituisce l’idea di una polizia vincente, attiva, protesa verso mete ambiziose, rispettosa della legge, consapevole del proprio ruolo e delle proprie responsabilità. “Degna dei compiti che le sono affidati”, scriveva Giulio De Benedetti per molti anni mitico direttore dell’austera Stampa di Torino.
Gli stessi concetti espressi da Renato Angiolillo, fondatore de Il Tempo di Roma. Per Chino Alessi sul Piccolo di Trieste si doveva parlare di un “Primato meraviglioso” mentre il Resto del Carlino titolava con uno slogan “Veri amici”.
Potrà sembrare vagamente autocelebrativo rimettere gli occhi su quegli articoli, tutti concentrati a sottolineare i concetti di sacrificio e di impegno, di responsabilità e di presidio di legalità.
Come per tutti i grandi valori oggi, e siamo già al centocinquantacinquesimo anniversario, ci riconosciamo in quelle parole. Forse ai giorni nostri lo stile di scrittura – anche il giornalismo si è evoluto negli anni – prediligerebbe immagini più leggere, un tantino meno altisonanti: e però ci sono circostanze, fatti, eventi, ma sarebbe meglio dire storie, che necessitano di una speciale solennità.
La Polizia di Stato è davvero diventata, non solo negli auspici delle Grandi Firme di quarant’anni fa, uno specchio del Paese, del meglio del Paese.
Ha camminato con esso nella sua crescita verso una diffusa modernità ma ha anche saputo incarnarne le aspettative di sicurezza, democrazia, di rapporto stretto con una società in rapida evoluzione.
Ecco, la Polizia di Stato ha davvero incarnato, nei lunghi anni della sua storia il meglio del Paese, assicurando pur nelle gravi traversie sopportate e nei periodi (gli Anni di Piombo) in cui sembrava che tutto potesse essere messo in discussione, la vita stessa delle persone e i valori della democrazia, della corretta dialettica politica, della convivenza civile.
Accanto agli scritti delle Grandi Firme è emozionante aprire l’album fotografico della polizia, da quando si chiamava Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza a quando ha cambiato identità divenendo Polizia di Stato (legge 1 aprile 1981 n. 121, ndr).
Una raccolta che si dispiega in mille e mille immagini, ciascuna delle quali fissa un momento di questa lunga e gloriosa storia: a sfogliarla si rivede un immenso “chi siamo” come popolo, come uomini, come cittadini.
Nelle traversie, nelle tragedie, nelle lotte per l’emancipazione sociale, nella difesa dell’ordine pubblico e della democrazia. Un film che trascina nel cuore stesso della vicenda italiana, specie di quella dal dopoguerra ai nostri giorni, passando attraverso la crescita dei costumi, delle abitudini e, non di rado, pagando a caro prezzo il cammino verso la modernità e la saldezza delle istituzioni democratiche.
La polizia stradale, gli agenti del soccorso alpino, i sommozzatori, i reparti mobili, la Celere, i reparti a cavallo, le prime donne in divisa, gli investigatori della squadra mobile, gli uomini della Scientifica, a lavoro sul luogo del delitto o in laboratorio: tutti momenti ormai divenuti storia che testimoniano una cavalcata all’interno di una democrazia che si è andata compiendo e rafforzando.
E poi l’avvento del “113”, una novità all’avanguardia nel mondo. Un contatto continuo, permanente tra il cittadino e la polizia. Un’anticipazione di quella che diverrà poi la “polizia di prossimità”, quel dispiegamento sottile quasi impalpabile ma sempre presente, tra la gente, nei quartieri, là dove la sicurezza viene garantita da una conoscenza capillare del territorio, dei suoi abitanti. Certo le grandi sfide hanno richiesto ben altro, ma anche su questo fronte - dalla guerra permanente al terrorismo, al traffico di droga e alla criminalità organizzata, fino alle ecomafie - i successi e i traguardi raggiunti testimoniano un impegno straordinario e un livello di guardia tenuto sempre altissimo. Così è nato lo slogan che riassume e racchiude il senso di un rapporto stretto, indissolubile, maturo: la polizia nello Stato democratico è al servizio del cittadino. Per poi diventare “vicini alla gente”. In un futuro, che vedrà ormai consolidato il concetto di sicurezza partecipata, si potrà forse sintetizzare il rapporto tra la Polizia di Stato e i cittadini in una sola parola: Insieme.
Uomini e mezzi, scrivevano le Grandi Firme in quel 1964 che appare così lontano: è il problema di sempre per un corpo che corre al ritmo di carica e tiene il passo con una modernizzazione, ormai globalizzata, che impone l’acquisizione permanente di una visione planetaria e una comprensione unica dei problemi.
Sfogliamo insieme l’album dei ricordi ma anche l’album delle conquiste, dei traguardi raggiunti, dell’orgoglio di riconoscersi nel meglio del Paese e nell’essere riconosciuti come una sua indispensabile parte.
LE MEDAGLIE D’ORO DEL 2007
Medaglia d’oro al valor civile alla memoria e promozione per merito straordinario
Ispettore capo Filippo Raciti
In servizio presso il Reparto mobile di Catania
Medaglia d’oro al valor civile alla memoria e promozione per merito straordinario
Assistente Laura Battisti
In servizio presso il Gabinetto interregionale di polizia scientifica di Roma
Medaglia d’oro al merito civile alla memoria
Sovrintendente capo Mario Palombi
In servizio al Distaccamento polizia stradale di Aprilia (LT)
Medaglia d’oro al merito civile alla memoria
Sovrintendente Marino Pomentale
In servizio al Distaccamento polizia stradale di Fasano (BR)
Medaglia d’oro al merito civile alla memoria
Assistente Quirino Fontana
In servizio al Distaccamento polizia stradale di Aprilia (LT)
ALLA BANDIERA DELLA POLIZIA DI STATO
È conferita medaglia d’oro al merito civile per la Polizia Postale “che si è prodigata in una costante e meritoria attività di prevenzione e di contrasto alle odiose azioni di sfruttamento dei minori ai fini sessuali, commesse attraverso Internet ed altre reti di telecomunicazioni”.