Anacleto Flori
Libero per vocazione
Una vita in prima linea contro mafia, prostituzione e droga. Don Ciotti, un sacerdote atipico, ci racconta come combatte da anni la sua battaglia
Ci viene incontro, con i suoi pantaloni di velluto, il maglione di lana e l’inseparabile giacca a vento. Così vestito, senza tonaca indosso, non assomiglia molto a un sacerdote: poi si avvicina e nei suoi occhi, segnati da anni di battaglie e di sofferenze, brilla la luce febbrile della sua grande fede in Dio (e anche negli uomini). Lui è don Luigi Ciotti, il prete che con le sue parole e il suo impegno scalda i cuori di quanti non vogliono arrendersi alla brutalità del potere mafioso. Lo abbiamo incontrato alla vigilia della 12^ giornata dedicata proprio al ricordo delle vittime di mafia.Tanti anni passati in prima linea a combattere contro la mafia, la droga, lo sfruttamento della prostituzione, senza mai indietreggiare di un passo. Ma dove trova la forza?
Nella passione per la libertà e la giustizia. È un impegno che ci viene indicato dal Vangelo quando afferma “cercate Dio e la sua giustizia”. Perché Dio ci ha creato liberi e come tali dobbiamo vivere. È impensabile che 60 milioni di italiani siano ostaggio di alcune migliaia di delinquenti; credo sia un dovere di tutti voltare pagina, liberarci da queste catene, perché la mafia nega la libertà degli uomini. Il pizzo che strangola gli imprenditori, il lavoro nero, la droga e il traffico di ragazzine sono un affronto a tutto il Paese. Basterebbe riflettere solo un attimo sul fatto che in Italia ci sono stati nell’ultimo decennio 2.500 morti di mafia per rendersi conto che non basta più soltanto combatterla, è ora di sconfiggerla.
Di cosa ci sarebbe bisogno per vincere questa battaglia?
Dell’impegno e della collaborazione di tutti, perché ogni pezzo della società può e deve fare la propria parte. Non si può pensare di delegare questa battaglia soltanto alle forze dell’ordine o alla magistratura. Quando è nato il Gruppo Abele (a Torino, nel 1968, nella prima storica sede di via Po, ndr), io ero poco più di un ragazzino, con tutto l’entusiasmo e la carica dei miei vent’anni. Però mi sono reso conto che quel progetto non poteva essere opera di un uomo solo, di un navigatore solitario e allora ho cominciato a mettere insieme tante esperienze e realtà diverse in tutta Italia. Il Gruppo ha assunto un carattere nazionale arricchendosi strada facendo di slanci, di c ...
01/03/2007