Annapaola Palagi
Droga. Il “prezzo” da pagare
Hashish, marijuana, cocaina, eroina, ecstasy. Possederle o consumarle è sempre e comunque illegale indipendentemente dalla quantità che si possiede. La dose massima, di principio attivo, stabilita dalla legge per il cosiddetto “uso personale” distingue solo il consumo dallo spaccio e quindi un illecito amministrativo da quello penale.
Consumo e policonsumo in crescita
Ci sono droghe sintetiche o naturali. Ci sono quelle “furbe” e i funghi magici, gli psicofarmaci, le anfetamine, i francobolli allucinogeni. Il fenomeno droga è complesso, ha dimensioni internazionali e coinvolge innumerevoli fattori sociali, culturali, criminali di cui bisogna tenere conto per poter affrontare l’argomento.
Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, per droga si intende qualsiasi sostanza – chimica, naturale o artificiale – che introdotta nell’organismo agisce sul sistema nervoso centrale modificandone una o più funzioni. Vi sono comprese dunque anche quelle sostanze legalmente vendute che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana come il fumo, l’alcol, il caffè. È opportuno infatti sottolineare come ricorda Piergiorgio Zuccaro responsabile dell’“Osservatorio droga, alcol e fumo” (Ossfad) dell’Istituto superiore di sanità che “pure se in libera vendita non vuol dire che fanno bene; se si pensa che il fumo è la sostanza che provoca più morti: 80 mila ogni anno, seguito dall’alcol che ne fa all’incirca 30 mila”.
Nell’accezione generale del termine però quando si parla di droga ci si riferisce alle sostanze per lo più illegali che agiscono in modo potente sul sistema nervoso centrale e il cui consumo è in costante aumento. I derivati della cannabis: hashish e marijuana sono le droghe più consumate. Secondo le stime dell’International narcotic control board (Inbc), in Europa circa 30 milioni di persone ne hanno fatto uso nell’ultimo anno. Nel nostro Paese i consumatori di cannabis, si legge nell’ultima relazione al Parlamento sullo “Stato delle tossicodipendenze in Italia” sono arrivati nel 2005 a 3.800.000. E circa 9 milioni di persone ne approvano l’utilizzo e non lo ritengono dannoso per la salute. Lo stesso vale per le anfetamine: la diffusione di allucinogeni e stimolanti, tipo ecstasy, sembra addirittura triplicata.
L’uso di eroina e cocaina, invece, anche se disapprovato e percepito come rischioso ha registrato dal 2001 al 2005 un raddoppio dei consumatori in Italia che sono passati da 350 mila a 700 mila. Sarebbero 7 italiani su 100 (fra i 14 e i 54 anni) ad aver fatto uso di cocaina almeno una o più volte nella vita. E il 15% di coloro che si rivolgono ai Sert (Servizi pubblici per le tossicodipendenze) chiede di essere aiutato a disintossicarsi dalla cocaina.
Addirittura, dall’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia europea per le droghe (Emcdda), l’Italia risulta il terzo Paese europeo per il consumo di questa sostanza dopo la Spagna e la Gran Bretagna. Solo nel 2006 nel nostro Paese sono state sequestrate più di 4 tonnellate di cocaina. Un consumo “gigantesco” che recentemente ha attirato l’attenzione del ministro dell’Interno Giuliano Amato.
Allarmante anche il fenomeno, diffuso in Italia come nel resto d’Europa, del cosiddetto “policonsumo”. La tendenza cioè a usare più sostanze nella stessa sera e in modo combinato. I rischi possono essere alti e variano a seconda delle reazioni dell’organismo. Nel 2005 oltre 2 milioni di italiani hanno fatto un uso associato di sostanze illegali.
Alcol, tabacco e psicofarmaci sono le sostanze legali utilizzate per lo più in combinazione con quelle illegali e, per la maggioranza dei consumatori di droghe illegali, tabacco e alcol sono state le sostanze di iniziazione. Fumare e bere sono infatti fattori di rischio in più per avvicinarsi alle droghe. Chi non fuma rischia di meno semplicemente perché più difficilmente entra in contatto con certe sostanze.
Per cominciare… curiosità e piacere
A fumare gli spinelli si comincia da giovanissimi, a scuola o con un gruppo di amici. I motivi sono principalmente curiosità, divertimento e appartenenza al gruppo. Per l’ecstasy e le altre pasticche da laboratorio l’uso è legato per lo più alle serate in discoteca dove queste sostanze stimolanti aiutano a mantenere ritmi frenetici per tutta la serata e a non sentire la stanchezza.
Piacere e rischio. Sono due facce di una stessa medaglia. Non si possono infatti negare gli effetti piacevoli a livello fisico, psicologico o sociale che le sostanze psicoattive permettono di raggiungere e che spingono i giovani a usarle. Spesso però a caro prezzo. La voglia, inizialmente saltuaria, di ripetere un’esperienza che si è rivelata piacevole diventa spesso un desiderio abituale. E non sono rari i casi in cui la voglia di riprovare quel piacere diventa un’idea fissa e incontrollabile. Questa si chiama dipendenza psicologica ed è pericolosa quanto quella fisica ma si fa fatica a riconoscerla e a valutarla come un problema.
La dipendenza psicologica, che tutte le droghe provocano, ha anche un’altra conseguenza: quella di far ricorrere alla sostanza per affrontare le difficoltà (legate alla crescita o ad altri problemi familiari) impedendo la ricerca di nuove soluzioni e di eventuali altre risorse personali o sociali.
“La cocaina per esempio la prendi e ti dà forza. Anche se ne prendi poca ti senti bene e sei tu a decidere quanta prenderne e quando – spiega Piergiorgio Zuccaro – Pensi di poterla gestire poi, magari in un momento di debolezza o di maggior fragilità cominci a ricorrerci sempre più spesso e diventi dipendente”.
Le droghe vengono assunte in modi, dosi e ambienti diversi e provocano anche effetti e reazioni diverse a seconda delle situazioni. I ragazzi tendono a considerare tossicodipendente solo chi usa eroina, magari per endovena, ma non è così. La percezione che hanno della pericolosità delle varie sostanze può cambiare da persona a persona, così come gli effetti a seconda dell’età, dello stato psicologico e del contesto in cui si usano. È la cosiddetta “suscettibilità individuale”.
Ecstasy e metanfetamine, per un sabato sera da “sballo”
Le definiscono nuove droghe ma tanto nuove non sono visto che l’Mdma – la più famosa delle sostanze spacciate come Ecstasy – è stata sintetizzata nel 1912 dai laboratori Merk in Germania. Durante la prima guerra mondiale veniva data ai soldati per ridurne l’appetito e la stanchezza e aumentarne la resistenza fisica.
Oggi modi e contesti di consumo sono diversi. I ragazzi usano queste sostanze sintetiche di derivazione anfetaminica in genere nel fine settimana quando escono per divertirsi con gli amici, ballare e “infrangere” le regole della vita quotidiana. Per questo, forse, più che “nuove” e oltre che “chimiche” (o “di sintesi”) andrebbero definite “di contesto”. Gli inglesi infatti le chiamano dance drug, ovvero droghe da ballo visto che vengono consumate soprattutto nelle discoteche o nei rave party: feste dai ritmi frenetici con musica techno. Anche in Italia queste sostanze “sono diffuse a macchia di leopardo” osserva Fabio Bernardi, dirigente della Sezione antidroga della squadra mobile di Milano. “Si usano nelle zone dove ci sono luoghi e locali d’aggregazione e dove c’è lo spirito di un certo tipo di divertimento. Meno a Milano, per esempio e più in Emilia Romagna”.
L’obiettivo principale dei consumatori di metanfetamine è quello di stare bene con gli amici, abolire il sonno e la fatica per lasciarsi coinvolgere e sfruttare al massimo il tempo libero. I ragazzi che assumono queste sostanze non si considerano drogati e sono convinti di poter sempre riprendere – il lunedì mattina – la normale attività scolastica o lavorativa. Ma non sempre è così visto che un’assunzione costante può anche provocare seri danni alla memoria. Inoltre c’è chi si ferma all’ecstasy e magari non esagera col numero delle pasticche, ma c’è anche chi, appena l’effetto accenna a scendere, “cala” subito un’altra pastiglia. In questo modo si espongono cuore e pressione del sangue a sbalzi improvvisi che possono facilmente creare scompensi cardiaci, svenimenti o malesseri vari.
Il mercato illegale – com’è ormai noto – ha diminuito la quantità di principi attivi presenti in ciascuna pasticca per fare in modo che i ragazzi ne acquistino di più. Motivo per cui spesso i giovani sono portati anche ad utilizzare diverse sostanze in combinazione (cannabis + ecstasy; ecstasy + alcol o lsd o psicofarmaci).
La droga si fa “furba”
Hanno nomi come rosa hawaiana, salvia divinorum. arancio amaro, lattuga amara. Le chiamano “droghe furbe”, smart drug. Furbe perché aumentano le potenzialità cerebrali o perché non sono perseguibili dalla legge? Probabilmente entrambe le cose.
Con questo nome sono indicati dei composti di origine naturale o sintetica che contengono vitamine, principi attivi di estratti vegetali tra cui i più diffusi sono l’efedrina, la caffeina, la taurina ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene. Droghe naturali, bevande energetiche o pastiglie a cui i giovani ricorrono sempre più spesso. Ma anche se la loro vendita è legale possono provocare effetti eccitanti e allucinogeni spesso molto pericolosi.
Le smart drug si dividono in due tipi fondamentali: quelle pronte all’uso come pillole, gocce, bevande e quelle da preparare come infusi o decotti. La classificazione dal punto di vista chimico e fisico le divide invece in sostanze stimolanti o vegetali. Tra queste ricordiamo per esempio l’Assenzio, un liquore ricavato da una pianta (Artemisia absinthium) e in Germania noto con il nome di Wermuth. In tempi antichi veniva consumato da molti artisti tra cui Oscar Wilde, Van Gogh e Picasso ma l’uso prolungato può dare convulsioni, difficoltà respiratorie e altri disturbi.
Le smart drug sono vendute, più o meno liberamente, nei cosiddetti smart shop che in Italia sono più di 100 e offrono anche prodotti destinati alla coltivazione e accessori per fumare e consumare queste sostanze (pipette, filtri, vaporizzatori, eccetera). Chi le compra in genere non è il tossicodipendente che fa uso di droghe “tradizionali”. In questi negozi vanno varie categorie di persone: studenti che cercano stimolanti cerebrali per la preparazione degli esami; giovani mossi dalla curiosità e la voglia di sperimentare con gli amici i presunti effetti psichedelici di alcuni prodotti e adulti che ricercano pastiglie dagli effetti “similviagra”. Insomma, c’è tutto un mercato parallelo dietro la vendita di queste sostanze che smuove un fatturato annuo di circa un miliardo di dollari per dei prodotti che in alcuni casi sono delle vere e proprie “bufale”, come molti ad esempio che promettono effetti afrodisiaci.
Nella maggior parte dei casi di queste droghe non si conoscono i principi attivi ed è difficile prevederne gli effetti. Mischiate con altri farmaci, per esempio antibiotici o pillole anticoncezionali, possono avere conseguenze gravi per la salute. Recente la storia di due ragazzi di 17 e 20 anni, il primo ricoverato per sospetta overdose, il secondo morto dopo essersi gettato dal balcone. Entrambi avevano masticato i semi dell’Argyreja Nervosa, una comune pianta di arredamento i cui semi contengono però amidi dell’acido lisergico (lsa, molto simile per intenderci all’lsd).
CONTRASTO AL NARCOTRAFFICO
La Direzione centrale per i servizi antidroga
Il traffico di droga ha dimensioni internazionali e comprende molteplici fasi: coltivazione, produzione, raffinazione, acquisizione dei mezzi di trasporto, distribuzione, consumo e riciclaggio dei proventi. La lotta al narcotraffico viene svolta dal ministero dell’Interno attraverso la Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), organismo interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza che opera sia in ambito nazionale che internazionale ed è guidata dal generale dei carabinieri Carlo Gualdi. Per contrastare il traffico di droga la Polizia di Stato è impegnata insieme alle altre forze di polizia su più livelli. Particolarmente importanti per lo svolgimento del loro lavoro sono alcune misure contenute nel Testo unico in materia di sostanze stupefacenti (legge 309/90) tra cui: le autorizzazioni relative all’acquisto simulato di droga e alle consegne controllate e la possibilità di riutilizzare i beni e le somme di denaro sequestrati per migliorare l’attività investigativa.
La Direzione centrale per i servizi antidroga – oltre all’attività di contrasto – svolge anche programmi di intervento per la prevenzione e il recupero dall’uso di sostanze stupefacenti. Tra queste vi sono corsi di formazione e aggiornamento – dedicati agli operatori per imparare a considerare il tossicodipendente o anche il consumatore occasionale come persona bisognosa di terapia e di recupero – e un’attività didattica di informazione nelle scuole.
Criminalità organizzata sempre presente
In un traffico illecito così ricco e fiorente come quello delle sostanze stupefacenti non poteva non gettarcisi a capofitto la criminalità organizzata trasnazionale, in cui gruppi criminali di diversi Paesi interagiscono. “In Italia il controllo del mercato all’ingrosso di droghe è saldamente in mano alla criminalità organizzata” spiega il colonnello Giampaolo Pinna della Guardia di Finanza. In particolare per la cocaina sono la ’Ndrangheta e la Camorra a fare da padroni ma sempre operando in collaborazione con le organizzazioni del Sud America, soprattutto con i cartelli colombiani. Cosa nostra e Sacra corona unita appaiono un po’ più defilate, ma non disdegnano i guadagni che derivano dal narcotraffico per i quali, però, preferiscono affidarsi ai clan calabresi e napoletani. Per quanto riguarda l’eroina l’Afghanistan è il leader mondiale con l’89% di produzione del papavero da cui si ricavano oppio, morfina e eroina. Per lo smercio di queste sostanze le organizzazioni criminali del nostro Paese sono in contatto con quelle turche. Ma l’eroina che arriva in Europa attraverso la rotta balcanica è per lo più gestita da bande organizzate albanesi che hanno soppiantato per il 60% quelle turche.
Le organizzazioni italiane sono dunque in contatto con quelle albanesi ma anche con quelle nigeriane e magrebine, radicate sul nostro territorio ormai da molto tempo. Marocchini e altri magrebini, controllano quasi tutto il narcotraffico dell’hashish di cui sono tra i principali produttori.
Data la vastità e la frammentarietà del traffico e dello smercio di droga il contrasto richiede una continua collaborazione tra gli organismi internazionali di polizia; un’intensificazione dei rapporti tra servizi esteri e un maggior ricorso a programmi mirati al coordinamento delle attività investigative, sia a livello europeo che extracomunitario.
Chi è il pusher e chi il consumatore?
Nella vendita di sostanze stupefacenti esistono anche molti gruppi improvvisati di piccoli spacciatori. Le tristi regole del commercio valgono anche per le droghe e i ragazzi si trovano a volte coinvolti senza neanche accorgersene in “affari” più grandi di loro. Per allargare il mercato gli spacciatori invitano i nuovi consumatori a prendere pasticche, hashish, ma anche dosi di cocaina da rivendere agli amici per poter avere le proprie gratis. Insomma una sorta di offerta speciale, compreso il prendi tre paghi due, che alletta molti adolescenti che, tra l’altro, non ritengono pericolosa questa attività e spesso neppure illegale. Per loro è un modo per guadagnare molto e velocemente e, perché no, anche per acquistare un “ruolo” all’interno del gruppo. Considerazioni che li portano ad accettare la proposta e a diventare a loro volta spacciatori senza rendersi conto che per questo tipo di reato la legge prevede pene e conseguenze molto più gravi tra cui l’arresto da 6 a 20 anni. I giovani consumatori finiscono a volte anche per indebitarsi. Il non poter pagare li mette in condizione di essere sottoposti a minacce, estorsioni e costretti a commettere anche azioni criminose. Tra queste: scippi, furti, rapine in farmacia e per le ragazze anche la prostituzione.
Nel 2006 (dati aggiornati al 30 ottobre) tra i reati correlati al traffico di droga spiccano ben 24 omicidi, 8 sequestri di persona e 2 violenze sessuali, oltre ai più classici 541 reati per associazione mafiosa, 468 per armi, 364 associazione per delinquere.
Cambia il mercato ma anche le dosi
Cambia anche il mercato della droga. Se prima c’era lo spacciatore di fiducia da cui il singolo comprava, “Oggi si compra un po’ come al mercato dove si trova di tutto: dall’hashish alla cocaina, all’ecstasy – spiega Fabio Bernardi dirigente della Sezione antidroga della squadra mobile di Milano – e questo è quello che preoccupa di più perché se sei in contatto con la marijuana o con l’hashish puoi esserlo anche con l’eroina o con la cocaina”. Nella maggior parte dei casi chi acquista non sa cosa compra in quanto le composizioni variano a seconda di chi le produce. Il mercato è frammentato, il principio attivo è depotenziato e le dosi diventano micro. “Anche per la cocaina – spiega ancora il dirigente della polizia – oggi esistono dosi da 0,20 grammi (prima si partiva da un grammo o mezzo grammo) e negli ultimi sequestri ci è capitato anche di trovare percentuali bassissime di principio attivo fino al 19%”.
Dove trovarla
I luoghi in cui gli studenti riferiscono di poter reperire facilmente le sostanze illegali sono: la strada, la scuola, la discoteca e le “case” degli spacciatori. Si può trovare di tutto. A scuola, dicono i ragazzi, si può ordinare quello che ti serve e il giorno dopo ti arriva; le ordinazioni più forti si fanno il venerdì e il sabato. Il pusher di fiducia è generalmente un compagno di classe o comunque della stessa scuola. Nella “Relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia” si evidenzia che la cannabis è la sostanza più facilmente reperibile tra i giovani studenti. Circa l’83% dei soggetti consumatori riferisce di entrarne in possesso agevolmente. Gli allucinogeni e gli stimolanti sono, dopo i cannabinoidi, le droghe che si possono trovare con maggior facilità per il 68,6% degli intervistati. Il 67% riferisce di poter reperire, volendo, anche la cocaina. Per l’eroina la percentuale scende al 44%. Anche la palestra sembra essere entrata nei luoghi di spaccio.
Prezzi in saldo in tutta Europa
Assumere droga non è mai costato così poco. Per allargare il mercato dei consumatori i trafficanti hanno trovato una nuova strategia: abbassare i prezzi. Per una dose di ecstasy nei Paesi dell’Est bastano anche solo tre euro. In Italia comunque il prezzo varia dai 15 ai 25 euro, più o meno il prezzo di una cena in pizzeria. Se la cocaina fino a qualche anno fa era una sostanza utilizzata solo dalle classi sociali elevate oggi è consumata da tutti indistintamente. Le microdosi sono accessibili a tutti. Ormai con meno di 20 euro si acquista, per esempio, una dose da 0,20 grammi di cocaina. Le droghe però sempre più spesso vengono tagliate in modo approssimativo o casuale con l’aggiunta di sostanze altamente dannose per l’organismo, come ad esempio stricnina, chinino e borotalco.
Dall’annuale rapporto dell’Agenzia europea per le droghe (Emcdda) di Lisbona arriva l’allarme del calo dei prezzi fino ai minimi storici. Il ribasso dei costi è cominciato nel 2000 e vale per tutte le droghe ma gli sconti maggiori si hanno per eroina, ecstasy e cocaina i cui prezzi sono calati rispettivamente del 45, 47 e 22%. Meno 12%, invece, per hashish e marijuana.
COSA DICE LA LEGGE
Leggere o pesanti? Non c’è distinzione
Con la legge n. 49 del 2006 viene modificato il Testo unico in materia di sostanze stupefacenti (legge 309/90). Non esiste più la distinzione tra droghe pesanti o leggere e tutte le sostanze vengono divise in due: nella tabella I sono comprese tutte le cosiddette droghe illegali (i principi attivi dell’eroina, della cannabis, della cocaina e così via per intenderci), nella tabella II i farmaci. Un iter legislativo che si conclude con la reintroduzione della “soglia minima” come criterio che dovrebbe distinguere lo spaccio dal consumo così come previsto dall’art. 73.
Un decreto del ministero della Salute pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 95 del 24 aprile 2006 stabilisce i quantitativi massimi – relativi alle sostanze contenute nella tabella I – che si possono detenere per uso personale. Nel box a fianco alcuni esempi relativi alle principali sostanze d’abuso.
Le forze dell’ordine diventano in qualche modo “protagoniste della sorte dei consumatori. Sono loro infatti a dover valutare se optare per il percorso amministrativo con trasmissione degli atti alla prefettura oppure per quello penale con trasmissione degli atti alla procura”; a sottolinearlo è il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, nell’introduzione alla Relazione annuale.
Il limite massimo dovrebbe indicare la soglia oltre la quale identificare il reato di spaccio. Anche in presenza di quantità minime, però, possono esserci dei parametri o altri elementi (come il frazionamento della sostanza, la presenza di bilancini o di altre sostanze da taglio) che potrebbero far presupporre il reato di spaccio rendendo così applicabili le sanzioni penali: da 6 a 20 anni per i reati gravi (e multa da 26 mila a 260 mila euro); da 1 a 6 anni per quelli di lieve entità (e multa da 3 mila a 26 mila euro).
Le persone che invece vengono trovate in possesso di quantità ritenute per uso personale vanno incontro solo a sanzioni amministrative. Gli agenti dopo aver accertato i fatti fanno la segnalazione in prefettura dove si viene convocati per un colloquio. La prima volta il procedimento può concludersi anche con la semplice ammonizione da parte del prefetto. Si può anche essere invitati a seguire un programma terapeutico, in tal caso il procedimento viene sospeso fino alla fine del programma. Se questo non va a buon fine scattano le sanzioni amministrative, tra cui la sospensione della patente o il fermo del ciclomotore (vedere anche la rubrica di Poliziamoderna Leggi e decreti del maggio e novembre 2006).
Un mercato lecito, ma con le autorizzazioni
Accanto a un mercato illecito ne esiste anche uno lecito regolamentato, a livello internazionale, dall’International narcotics control board (Incb), organo di controllo istituito presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con sede a Vienna. Secondo le convenzioni internazionali ogni Paese aderente, tra cui l’Italia, è tenuto a:
- stabilire e comunicare le quantità di stupefacenti e sostanze psicotrope che ogni anno possono essere immesse sul mercato;
- rendere conto di tutte le importazioni ed esportazioni avvenute in ogni singolo trimestre dell’anno;
- comunicare i consuntivi reali dei consumi avutisi in ogni anno.
Per questo è necessario un sistema di autorizzazione e di controllo dedicato e accurato. In Italia il controllo dei movimenti dei precursori, e cioè le sostanze chimiche necessarie per la produzione di stupefacenti e sostanze psicotrope, è regolato sempre dal Testo unico in materia di sostanze stupefacenti (legge 309/90) e affidato alla Dcsa.
Ogni anno, dunque, viene pubblicato sulla Gazzetta ufficiale un decreto che comprende l’elenco delle aziende autorizzate dal ministero della Salute a fabbricare, impiegare e commercializzare stupefacenti e sostanze psicotrope (con il termine “fabbricare” si intende l’estrazione dello stupefacente da una pianta o la sintesi chimica dello stesso; con il termine “impiegare” si intende la lavorazione dello stupefacente per ottenere un medicinale).
Il ministero della Salute emana ogni anno anche un decreto nel quale sono indicate le quantità di sostanze stupefacenti e psicotrope che possono essere annualmente fabbricate sia per il consumo nazionale sia per l’esportazione, in conformità alle quote assegnate all’Italia dall’Incb di Vienna. Ulteriori informazioni sul sito del ministero della Salute (www.salute.it).
Consumo e policonsumo in crescita
Ci sono droghe sintetiche o naturali. Ci sono quelle “furbe” e i funghi magici, gli psicofarmaci, le anfetamine, i francobolli allucinogeni. Il fenomeno droga è complesso, ha dimensioni internazionali e coinvolge innumerevoli fattori sociali, culturali, criminali di cui bisogna tenere conto per poter affrontare l’argomento.
Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, per droga si intende qualsiasi sostanza – chimica, naturale o artificiale – che introdotta nell’organismo agisce sul sistema nervoso centrale modificandone una o più funzioni. Vi sono comprese dunque anche quelle sostanze legalmente vendute che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana come il fumo, l’alcol, il caffè. È opportuno infatti sottolineare come ricorda Piergiorgio Zuccaro responsabile dell’“Osservatorio droga, alcol e fumo” (Ossfad) dell’Istituto superiore di sanità che “pure se in libera vendita non vuol dire che fanno bene; se si pensa che il fumo è la sostanza che provoca più morti: 80 mila ogni anno, seguito dall’alcol che ne fa all’incirca 30 mila”.
Nell’accezione generale del termine però quando si parla di droga ci si riferisce alle sostanze per lo più illegali che agiscono in modo potente sul sistema nervoso centrale e il cui consumo è in costante aumento. I derivati della cannabis: hashish e marijuana sono le droghe più consumate. Secondo le stime dell’International narcotic control board (Inbc), in Europa circa 30 milioni di persone ne hanno fatto uso nell’ultimo anno. Nel nostro Paese i consumatori di cannabis, si legge nell’ultima relazione al Parlamento sullo “Stato delle tossicodipendenze in Italia” sono arrivati nel 2005 a 3.800.000. E circa 9 milioni di persone ne approvano l’utilizzo e non lo ritengono dannoso per la salute. Lo stesso vale per le anfetamine: la diffusione di allucinogeni e stimolanti, tipo ecstasy, sembra addirittura triplicata.
L’uso di eroina e cocaina, invece, anche se disapprovato e percepito come rischioso ha registrato dal 2001 al 2005 un raddoppio dei consumatori in Italia che sono passati da 350 mila a 700 mila. Sarebbero 7 italiani su 100 (fra i 14 e i 54 anni) ad aver fatto uso di cocaina almeno una o più volte nella vita. E il 15% di coloro che si rivolgono ai Sert (Servizi pubblici per le tossicodipendenze) chiede di essere aiutato a disintossicarsi dalla cocaina.
Addirittura, dall’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia europea per le droghe (Emcdda), l’Italia risulta il terzo Paese europeo per il consumo di questa sostanza dopo la Spagna e la Gran Bretagna. Solo nel 2006 nel nostro Paese sono state sequestrate più di 4 tonnellate di cocaina. Un consumo “gigantesco” che recentemente ha attirato l’attenzione del ministro dell’Interno Giuliano Amato.
Allarmante anche il fenomeno, diffuso in Italia come nel resto d’Europa, del cosiddetto “policonsumo”. La tendenza cioè a usare più sostanze nella stessa sera e in modo combinato. I rischi possono essere alti e variano a seconda delle reazioni dell’organismo. Nel 2005 oltre 2 milioni di italiani hanno fatto un uso associato di sostanze illegali.
Alcol, tabacco e psicofarmaci sono le sostanze legali utilizzate per lo più in combinazione con quelle illegali e, per la maggioranza dei consumatori di droghe illegali, tabacco e alcol sono state le sostanze di iniziazione. Fumare e bere sono infatti fattori di rischio in più per avvicinarsi alle droghe. Chi non fuma rischia di meno semplicemente perché più difficilmente entra in contatto con certe sostanze.
Per cominciare… curiosità e piacere
A fumare gli spinelli si comincia da giovanissimi, a scuola o con un gruppo di amici. I motivi sono principalmente curiosità, divertimento e appartenenza al gruppo. Per l’ecstasy e le altre pasticche da laboratorio l’uso è legato per lo più alle serate in discoteca dove queste sostanze stimolanti aiutano a mantenere ritmi frenetici per tutta la serata e a non sentire la stanchezza.
Piacere e rischio. Sono due facce di una stessa medaglia. Non si possono infatti negare gli effetti piacevoli a livello fisico, psicologico o sociale che le sostanze psicoattive permettono di raggiungere e che spingono i giovani a usarle. Spesso però a caro prezzo. La voglia, inizialmente saltuaria, di ripetere un’esperienza che si è rivelata piacevole diventa spesso un desiderio abituale. E non sono rari i casi in cui la voglia di riprovare quel piacere diventa un’idea fissa e incontrollabile. Questa si chiama dipendenza psicologica ed è pericolosa quanto quella fisica ma si fa fatica a riconoscerla e a valutarla come un problema.
La dipendenza psicologica, che tutte le droghe provocano, ha anche un’altra conseguenza: quella di far ricorrere alla sostanza per affrontare le difficoltà (legate alla crescita o ad altri problemi familiari) impedendo la ricerca di nuove soluzioni e di eventuali altre risorse personali o sociali.
“La cocaina per esempio la prendi e ti dà forza. Anche se ne prendi poca ti senti bene e sei tu a decidere quanta prenderne e quando – spiega Piergiorgio Zuccaro – Pensi di poterla gestire poi, magari in un momento di debolezza o di maggior fragilità cominci a ricorrerci sempre più spesso e diventi dipendente”.
Le droghe vengono assunte in modi, dosi e ambienti diversi e provocano anche effetti e reazioni diverse a seconda delle situazioni. I ragazzi tendono a considerare tossicodipendente solo chi usa eroina, magari per endovena, ma non è così. La percezione che hanno della pericolosità delle varie sostanze può cambiare da persona a persona, così come gli effetti a seconda dell’età, dello stato psicologico e del contesto in cui si usano. È la cosiddetta “suscettibilità individuale”.
Ecstasy e metanfetamine, per un sabato sera da “sballo”
Le definiscono nuove droghe ma tanto nuove non sono visto che l’Mdma – la più famosa delle sostanze spacciate come Ecstasy – è stata sintetizzata nel 1912 dai laboratori Merk in Germania. Durante la prima guerra mondiale veniva data ai soldati per ridurne l’appetito e la stanchezza e aumentarne la resistenza fisica.
Oggi modi e contesti di consumo sono diversi. I ragazzi usano queste sostanze sintetiche di derivazione anfetaminica in genere nel fine settimana quando escono per divertirsi con gli amici, ballare e “infrangere” le regole della vita quotidiana. Per questo, forse, più che “nuove” e oltre che “chimiche” (o “di sintesi”) andrebbero definite “di contesto”. Gli inglesi infatti le chiamano dance drug, ovvero droghe da ballo visto che vengono consumate soprattutto nelle discoteche o nei rave party: feste dai ritmi frenetici con musica techno. Anche in Italia queste sostanze “sono diffuse a macchia di leopardo” osserva Fabio Bernardi, dirigente della Sezione antidroga della squadra mobile di Milano. “Si usano nelle zone dove ci sono luoghi e locali d’aggregazione e dove c’è lo spirito di un certo tipo di divertimento. Meno a Milano, per esempio e più in Emilia Romagna”.
L’obiettivo principale dei consumatori di metanfetamine è quello di stare bene con gli amici, abolire il sonno e la fatica per lasciarsi coinvolgere e sfruttare al massimo il tempo libero. I ragazzi che assumono queste sostanze non si considerano drogati e sono convinti di poter sempre riprendere – il lunedì mattina – la normale attività scolastica o lavorativa. Ma non sempre è così visto che un’assunzione costante può anche provocare seri danni alla memoria. Inoltre c’è chi si ferma all’ecstasy e magari non esagera col numero delle pasticche, ma c’è anche chi, appena l’effetto accenna a scendere, “cala” subito un’altra pastiglia. In questo modo si espongono cuore e pressione del sangue a sbalzi improvvisi che possono facilmente creare scompensi cardiaci, svenimenti o malesseri vari.
Il mercato illegale – com’è ormai noto – ha diminuito la quantità di principi attivi presenti in ciascuna pasticca per fare in modo che i ragazzi ne acquistino di più. Motivo per cui spesso i giovani sono portati anche ad utilizzare diverse sostanze in combinazione (cannabis + ecstasy; ecstasy + alcol o lsd o psicofarmaci).
La droga si fa “furba”
Hanno nomi come rosa hawaiana, salvia divinorum. arancio amaro, lattuga amara. Le chiamano “droghe furbe”, smart drug. Furbe perché aumentano le potenzialità cerebrali o perché non sono perseguibili dalla legge? Probabilmente entrambe le cose.
Con questo nome sono indicati dei composti di origine naturale o sintetica che contengono vitamine, principi attivi di estratti vegetali tra cui i più diffusi sono l’efedrina, la caffeina, la taurina ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene. Droghe naturali, bevande energetiche o pastiglie a cui i giovani ricorrono sempre più spesso. Ma anche se la loro vendita è legale possono provocare effetti eccitanti e allucinogeni spesso molto pericolosi.
Le smart drug si dividono in due tipi fondamentali: quelle pronte all’uso come pillole, gocce, bevande e quelle da preparare come infusi o decotti. La classificazione dal punto di vista chimico e fisico le divide invece in sostanze stimolanti o vegetali. Tra queste ricordiamo per esempio l’Assenzio, un liquore ricavato da una pianta (Artemisia absinthium) e in Germania noto con il nome di Wermuth. In tempi antichi veniva consumato da molti artisti tra cui Oscar Wilde, Van Gogh e Picasso ma l’uso prolungato può dare convulsioni, difficoltà respiratorie e altri disturbi.
Le smart drug sono vendute, più o meno liberamente, nei cosiddetti smart shop che in Italia sono più di 100 e offrono anche prodotti destinati alla coltivazione e accessori per fumare e consumare queste sostanze (pipette, filtri, vaporizzatori, eccetera). Chi le compra in genere non è il tossicodipendente che fa uso di droghe “tradizionali”. In questi negozi vanno varie categorie di persone: studenti che cercano stimolanti cerebrali per la preparazione degli esami; giovani mossi dalla curiosità e la voglia di sperimentare con gli amici i presunti effetti psichedelici di alcuni prodotti e adulti che ricercano pastiglie dagli effetti “similviagra”. Insomma, c’è tutto un mercato parallelo dietro la vendita di queste sostanze che smuove un fatturato annuo di circa un miliardo di dollari per dei prodotti che in alcuni casi sono delle vere e proprie “bufale”, come molti ad esempio che promettono effetti afrodisiaci.
Nella maggior parte dei casi di queste droghe non si conoscono i principi attivi ed è difficile prevederne gli effetti. Mischiate con altri farmaci, per esempio antibiotici o pillole anticoncezionali, possono avere conseguenze gravi per la salute. Recente la storia di due ragazzi di 17 e 20 anni, il primo ricoverato per sospetta overdose, il secondo morto dopo essersi gettato dal balcone. Entrambi avevano masticato i semi dell’Argyreja Nervosa, una comune pianta di arredamento i cui semi contengono però amidi dell’acido lisergico (lsa, molto simile per intenderci all’lsd).
CONTRASTO AL NARCOTRAFFICO
La Direzione centrale per i servizi antidroga
Il traffico di droga ha dimensioni internazionali e comprende molteplici fasi: coltivazione, produzione, raffinazione, acquisizione dei mezzi di trasporto, distribuzione, consumo e riciclaggio dei proventi. La lotta al narcotraffico viene svolta dal ministero dell’Interno attraverso la Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), organismo interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza che opera sia in ambito nazionale che internazionale ed è guidata dal generale dei carabinieri Carlo Gualdi. Per contrastare il traffico di droga la Polizia di Stato è impegnata insieme alle altre forze di polizia su più livelli. Particolarmente importanti per lo svolgimento del loro lavoro sono alcune misure contenute nel Testo unico in materia di sostanze stupefacenti (legge 309/90) tra cui: le autorizzazioni relative all’acquisto simulato di droga e alle consegne controllate e la possibilità di riutilizzare i beni e le somme di denaro sequestrati per migliorare l’attività investigativa.
La Direzione centrale per i servizi antidroga – oltre all’attività di contrasto – svolge anche programmi di intervento per la prevenzione e il recupero dall’uso di sostanze stupefacenti. Tra queste vi sono corsi di formazione e aggiornamento – dedicati agli operatori per imparare a considerare il tossicodipendente o anche il consumatore occasionale come persona bisognosa di terapia e di recupero – e un’attività didattica di informazione nelle scuole.
Criminalità organizzata sempre presente
In un traffico illecito così ricco e fiorente come quello delle sostanze stupefacenti non poteva non gettarcisi a capofitto la criminalità organizzata trasnazionale, in cui gruppi criminali di diversi Paesi interagiscono. “In Italia il controllo del mercato all’ingrosso di droghe è saldamente in mano alla criminalità organizzata” spiega il colonnello Giampaolo Pinna della Guardia di Finanza. In particolare per la cocaina sono la ’Ndrangheta e la Camorra a fare da padroni ma sempre operando in collaborazione con le organizzazioni del Sud America, soprattutto con i cartelli colombiani. Cosa nostra e Sacra corona unita appaiono un po’ più defilate, ma non disdegnano i guadagni che derivano dal narcotraffico per i quali, però, preferiscono affidarsi ai clan calabresi e napoletani. Per quanto riguarda l’eroina l’Afghanistan è il leader mondiale con l’89% di produzione del papavero da cui si ricavano oppio, morfina e eroina. Per lo smercio di queste sostanze le organizzazioni criminali del nostro Paese sono in contatto con quelle turche. Ma l’eroina che arriva in Europa attraverso la rotta balcanica è per lo più gestita da bande organizzate albanesi che hanno soppiantato per il 60% quelle turche.
Le organizzazioni italiane sono dunque in contatto con quelle albanesi ma anche con quelle nigeriane e magrebine, radicate sul nostro territorio ormai da molto tempo. Marocchini e altri magrebini, controllano quasi tutto il narcotraffico dell’hashish di cui sono tra i principali produttori.
Data la vastità e la frammentarietà del traffico e dello smercio di droga il contrasto richiede una continua collaborazione tra gli organismi internazionali di polizia; un’intensificazione dei rapporti tra servizi esteri e un maggior ricorso a programmi mirati al coordinamento delle attività investigative, sia a livello europeo che extracomunitario.
Chi è il pusher e chi il consumatore?
Nella vendita di sostanze stupefacenti esistono anche molti gruppi improvvisati di piccoli spacciatori. Le tristi regole del commercio valgono anche per le droghe e i ragazzi si trovano a volte coinvolti senza neanche accorgersene in “affari” più grandi di loro. Per allargare il mercato gli spacciatori invitano i nuovi consumatori a prendere pasticche, hashish, ma anche dosi di cocaina da rivendere agli amici per poter avere le proprie gratis. Insomma una sorta di offerta speciale, compreso il prendi tre paghi due, che alletta molti adolescenti che, tra l’altro, non ritengono pericolosa questa attività e spesso neppure illegale. Per loro è un modo per guadagnare molto e velocemente e, perché no, anche per acquistare un “ruolo” all’interno del gruppo. Considerazioni che li portano ad accettare la proposta e a diventare a loro volta spacciatori senza rendersi conto che per questo tipo di reato la legge prevede pene e conseguenze molto più gravi tra cui l’arresto da 6 a 20 anni. I giovani consumatori finiscono a volte anche per indebitarsi. Il non poter pagare li mette in condizione di essere sottoposti a minacce, estorsioni e costretti a commettere anche azioni criminose. Tra queste: scippi, furti, rapine in farmacia e per le ragazze anche la prostituzione.
Nel 2006 (dati aggiornati al 30 ottobre) tra i reati correlati al traffico di droga spiccano ben 24 omicidi, 8 sequestri di persona e 2 violenze sessuali, oltre ai più classici 541 reati per associazione mafiosa, 468 per armi, 364 associazione per delinquere.
Cambia il mercato ma anche le dosi
Cambia anche il mercato della droga. Se prima c’era lo spacciatore di fiducia da cui il singolo comprava, “Oggi si compra un po’ come al mercato dove si trova di tutto: dall’hashish alla cocaina, all’ecstasy – spiega Fabio Bernardi dirigente della Sezione antidroga della squadra mobile di Milano – e questo è quello che preoccupa di più perché se sei in contatto con la marijuana o con l’hashish puoi esserlo anche con l’eroina o con la cocaina”. Nella maggior parte dei casi chi acquista non sa cosa compra in quanto le composizioni variano a seconda di chi le produce. Il mercato è frammentato, il principio attivo è depotenziato e le dosi diventano micro. “Anche per la cocaina – spiega ancora il dirigente della polizia – oggi esistono dosi da 0,20 grammi (prima si partiva da un grammo o mezzo grammo) e negli ultimi sequestri ci è capitato anche di trovare percentuali bassissime di principio attivo fino al 19%”.
Dove trovarla
I luoghi in cui gli studenti riferiscono di poter reperire facilmente le sostanze illegali sono: la strada, la scuola, la discoteca e le “case” degli spacciatori. Si può trovare di tutto. A scuola, dicono i ragazzi, si può ordinare quello che ti serve e il giorno dopo ti arriva; le ordinazioni più forti si fanno il venerdì e il sabato. Il pusher di fiducia è generalmente un compagno di classe o comunque della stessa scuola. Nella “Relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia” si evidenzia che la cannabis è la sostanza più facilmente reperibile tra i giovani studenti. Circa l’83% dei soggetti consumatori riferisce di entrarne in possesso agevolmente. Gli allucinogeni e gli stimolanti sono, dopo i cannabinoidi, le droghe che si possono trovare con maggior facilità per il 68,6% degli intervistati. Il 67% riferisce di poter reperire, volendo, anche la cocaina. Per l’eroina la percentuale scende al 44%. Anche la palestra sembra essere entrata nei luoghi di spaccio.
Prezzi in saldo in tutta Europa
Assumere droga non è mai costato così poco. Per allargare il mercato dei consumatori i trafficanti hanno trovato una nuova strategia: abbassare i prezzi. Per una dose di ecstasy nei Paesi dell’Est bastano anche solo tre euro. In Italia comunque il prezzo varia dai 15 ai 25 euro, più o meno il prezzo di una cena in pizzeria. Se la cocaina fino a qualche anno fa era una sostanza utilizzata solo dalle classi sociali elevate oggi è consumata da tutti indistintamente. Le microdosi sono accessibili a tutti. Ormai con meno di 20 euro si acquista, per esempio, una dose da 0,20 grammi di cocaina. Le droghe però sempre più spesso vengono tagliate in modo approssimativo o casuale con l’aggiunta di sostanze altamente dannose per l’organismo, come ad esempio stricnina, chinino e borotalco.
Dall’annuale rapporto dell’Agenzia europea per le droghe (Emcdda) di Lisbona arriva l’allarme del calo dei prezzi fino ai minimi storici. Il ribasso dei costi è cominciato nel 2000 e vale per tutte le droghe ma gli sconti maggiori si hanno per eroina, ecstasy e cocaina i cui prezzi sono calati rispettivamente del 45, 47 e 22%. Meno 12%, invece, per hashish e marijuana.
COSA DICE LA LEGGE
Leggere o pesanti? Non c’è distinzione
Con la legge n. 49 del 2006 viene modificato il Testo unico in materia di sostanze stupefacenti (legge 309/90). Non esiste più la distinzione tra droghe pesanti o leggere e tutte le sostanze vengono divise in due: nella tabella I sono comprese tutte le cosiddette droghe illegali (i principi attivi dell’eroina, della cannabis, della cocaina e così via per intenderci), nella tabella II i farmaci. Un iter legislativo che si conclude con la reintroduzione della “soglia minima” come criterio che dovrebbe distinguere lo spaccio dal consumo così come previsto dall’art. 73.
Un decreto del ministero della Salute pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 95 del 24 aprile 2006 stabilisce i quantitativi massimi – relativi alle sostanze contenute nella tabella I – che si possono detenere per uso personale. Nel box a fianco alcuni esempi relativi alle principali sostanze d’abuso.
Le forze dell’ordine diventano in qualche modo “protagoniste della sorte dei consumatori. Sono loro infatti a dover valutare se optare per il percorso amministrativo con trasmissione degli atti alla prefettura oppure per quello penale con trasmissione degli atti alla procura”; a sottolinearlo è il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, nell’introduzione alla Relazione annuale.
Il limite massimo dovrebbe indicare la soglia oltre la quale identificare il reato di spaccio. Anche in presenza di quantità minime, però, possono esserci dei parametri o altri elementi (come il frazionamento della sostanza, la presenza di bilancini o di altre sostanze da taglio) che potrebbero far presupporre il reato di spaccio rendendo così applicabili le sanzioni penali: da 6 a 20 anni per i reati gravi (e multa da 26 mila a 260 mila euro); da 1 a 6 anni per quelli di lieve entità (e multa da 3 mila a 26 mila euro).
Le persone che invece vengono trovate in possesso di quantità ritenute per uso personale vanno incontro solo a sanzioni amministrative. Gli agenti dopo aver accertato i fatti fanno la segnalazione in prefettura dove si viene convocati per un colloquio. La prima volta il procedimento può concludersi anche con la semplice ammonizione da parte del prefetto. Si può anche essere invitati a seguire un programma terapeutico, in tal caso il procedimento viene sospeso fino alla fine del programma. Se questo non va a buon fine scattano le sanzioni amministrative, tra cui la sospensione della patente o il fermo del ciclomotore (vedere anche la rubrica di Poliziamoderna Leggi e decreti del maggio e novembre 2006).
Un mercato lecito, ma con le autorizzazioni
Accanto a un mercato illecito ne esiste anche uno lecito regolamentato, a livello internazionale, dall’International narcotics control board (Incb), organo di controllo istituito presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con sede a Vienna. Secondo le convenzioni internazionali ogni Paese aderente, tra cui l’Italia, è tenuto a:
- stabilire e comunicare le quantità di stupefacenti e sostanze psicotrope che ogni anno possono essere immesse sul mercato;
- rendere conto di tutte le importazioni ed esportazioni avvenute in ogni singolo trimestre dell’anno;
- comunicare i consuntivi reali dei consumi avutisi in ogni anno.
Per questo è necessario un sistema di autorizzazione e di controllo dedicato e accurato. In Italia il controllo dei movimenti dei precursori, e cioè le sostanze chimiche necessarie per la produzione di stupefacenti e sostanze psicotrope, è regolato sempre dal Testo unico in materia di sostanze stupefacenti (legge 309/90) e affidato alla Dcsa.
Ogni anno, dunque, viene pubblicato sulla Gazzetta ufficiale un decreto che comprende l’elenco delle aziende autorizzate dal ministero della Salute a fabbricare, impiegare e commercializzare stupefacenti e sostanze psicotrope (con il termine “fabbricare” si intende l’estrazione dello stupefacente da una pianta o la sintesi chimica dello stesso; con il termine “impiegare” si intende la lavorazione dello stupefacente per ottenere un medicinale).
Il ministero della Salute emana ogni anno anche un decreto nel quale sono indicate le quantità di sostanze stupefacenti e psicotrope che possono essere annualmente fabbricate sia per il consumo nazionale sia per l’esportazione, in conformità alle quote assegnate all’Italia dall’Incb di Vienna. Ulteriori informazioni sul sito del ministero della Salute (www.salute.it).
01/03/2007