Paolo Filo della Torre

Clandestini in Gran Bretagna

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Ne entrano tre milioni ogni anno. Ma per qualcuno sono anche di più. Calamita per molti disperati, il Regno Unito fa i conti con una immigrazione sempre più difficile da gestire

Londra. Quanti immigrati clandestini vivono in Inghilterra o vi entrano ed escono a loro piacere? È questa la domanda che i parlamentari di opposizione continuano a porre ai ministri dell’Interno dei governi di Tony Blair. Negli ultimi cinque anni ne sono cambiati quattro ma nessuno di loro è sembrato in grado di fornire una risposta. I conservatori parlano di tre milioni di persone che ogni anno entrano nel Regno Unito. I razzisti del British National Party addirittura di sei. Il governo propone che in Gran Bretagna venga introdotto l’obbligo della carta di identità per la popolazione inglese proprio per individuare i clandestini. Tale documento veniva utilizzato durante la Seconda guerra mondiale; ma subito dopo abolito, era il 1945. Anche nelle fila della maggioranza è molto forte l’opposizione ad una norma del genere.
Isola e come tale protetta dal mare e quindi raggiungibile soltanto dai porti e dagli aeroporti, in Gran Bretagna il fenomeno dell’immigrazione clandestina è molto simile, ma date le proporzioni geofisiche è addirittura superiore a quello dell’Italia, della Spagna e della Francia o addirittura della Germania dove i clandestini possono eludere i controlli delle guardie di frontiera ed entrarci a piedi camminando per sentieri segreti. Le ragioni per le quali il Regno Unito è una delle più potenti calamite d’Europa nell’attrarre gente dal mondo intero sono molteplici: la lingua inglese diffusa nel vastissimo ex Impero britannico e, grazie alla influenza americana, in tante altre nazioni dell’Africa, dell’Asia e in Europa dell’Est. La relativa facilità di trovare lavori sia pure umili, mal pagati, o addirittura di sfruttamento; ma pur sempre in condizioni migliori nel complesso, a quelle dei Paesi di provenienza. L’esistenza di vastissime comunità d ...


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01/02/2007