Sguardo al futuro
Lo ammettiamo, ci farà velo l’orgoglio di testata. Sarà così. Ma è la copertina di Poliziamoderna del giugno 2006 che ci piace più delle altre. Non ha titolo perché quell’immagine dice tutto. Ricordate? È l’istantanea di Bernardo Provenzano, il boss dei boss, attorniato dai poliziotti che lo hanno appena catturato dopo quarant’anni di latitanza. Quella foto racchiude una straordinaria quantità di significati, è un’icona, è la sintesi di un Corpo, la Polizia di Stato, sano e forte, deciso e saggio, custode scrupoloso e severo della legalità. Un Corpo che sa lavorare in silenzio con abnegazione, che costruisce la propria azione giorno per giorno con la gente, per la gente. Insomma, un momento glorioso del quale, paradossalmente, nessuno si vanta perché il significato di quella vittoria sulla mafia così a lungo cercata e voluta si rintraccia nei milioni di gesti compiuti ogni giorno dalla polizia.
Queste considerazioni sulla “copertina dell’anno” nascono dal gesto di scorrerle tutte, quelle del 2006, come si deve fare in sede di bilancio di un anno di lavoro, con lo sguardo critico rivolto al passato prossimo e soprattutto volto a guardare il futuro.
Poliziamoderna, mensile ufficiale della Polizia di Stato, vuole assolvere alla molteplice funzione di house organ capace di guardare con puntualità, senza piaggerie, indulgenze o facili esaltazioni al proprio interno e, insieme di seguire (inseguire?) un mondo in rapidissima evoluzione, denso di cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie, dalle scoperte impetuose della scienza nella sua più ampia accezione. L’impegno, il progetto della rivista – si potrebbe dire la sua anima e il suo corpo – sono rivolti soprattutto al personale della Amministrazione ma anche, rinnovata ambizione, verso la società, alle sue infinite articolazioni, alle complesse problematiche che ne contrassegnano il cammino. Una società saldamente democratica, in permanente e fibrillante evoluzione va scandagliata, interpretata, compresa. Ed ecco la scelta di aprire la rivista a tematiche sempre più ampie e diversificate nelle quali si rintracciano argomenti tipicamente “professionali”, quasi di aggiornamento in tempo reale, a incursioni su aspetti storici e giuridici del nostro Paese. Gli inserti monotematici, poi, si consolidano come valore aggiunto, come contributo per una conoscenza approfondita di aspetti per i quali rigore e documentazione sono indispensabili.
Poliziamoderna è andata così arricchendosi di numerosi, originali contributi: un esempio per tutti, la rubrica “Io e la polizia” e la pagina su “Le grandi parole” riscritte da Umberto Galimberti. In questa direzione accrescerà il proprio patrimonio di firme e di temi, nel continuo rinnovarsi di un impegno verso i lettori che ritrovano in queste pagine la loro storia, la loro vita professionale, una visione aperta, curiosa, insaziabile della realtà italiana.
Un impegno gravoso e una sfida affascinante insieme. In questi valori ci riconosciamo totalmente perché sono nel segno di un’umile ma tenace ambizione che ci vede protesi verso sempre nuovi e più alti traguardi.
Queste considerazioni sulla “copertina dell’anno” nascono dal gesto di scorrerle tutte, quelle del 2006, come si deve fare in sede di bilancio di un anno di lavoro, con lo sguardo critico rivolto al passato prossimo e soprattutto volto a guardare il futuro.
Poliziamoderna, mensile ufficiale della Polizia di Stato, vuole assolvere alla molteplice funzione di house organ capace di guardare con puntualità, senza piaggerie, indulgenze o facili esaltazioni al proprio interno e, insieme di seguire (inseguire?) un mondo in rapidissima evoluzione, denso di cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie, dalle scoperte impetuose della scienza nella sua più ampia accezione. L’impegno, il progetto della rivista – si potrebbe dire la sua anima e il suo corpo – sono rivolti soprattutto al personale della Amministrazione ma anche, rinnovata ambizione, verso la società, alle sue infinite articolazioni, alle complesse problematiche che ne contrassegnano il cammino. Una società saldamente democratica, in permanente e fibrillante evoluzione va scandagliata, interpretata, compresa. Ed ecco la scelta di aprire la rivista a tematiche sempre più ampie e diversificate nelle quali si rintracciano argomenti tipicamente “professionali”, quasi di aggiornamento in tempo reale, a incursioni su aspetti storici e giuridici del nostro Paese. Gli inserti monotematici, poi, si consolidano come valore aggiunto, come contributo per una conoscenza approfondita di aspetti per i quali rigore e documentazione sono indispensabili.
Poliziamoderna è andata così arricchendosi di numerosi, originali contributi: un esempio per tutti, la rubrica “Io e la polizia” e la pagina su “Le grandi parole” riscritte da Umberto Galimberti. In questa direzione accrescerà il proprio patrimonio di firme e di temi, nel continuo rinnovarsi di un impegno verso i lettori che ritrovano in queste pagine la loro storia, la loro vita professionale, una visione aperta, curiosa, insaziabile della realtà italiana.
Un impegno gravoso e una sfida affascinante insieme. In questi valori ci riconosciamo totalmente perché sono nel segno di un’umile ma tenace ambizione che ci vede protesi verso sempre nuovi e più alti traguardi.
01/01/2007