Anacleto Flori

Analisti del terrore

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Chi sono e come lavorano gli uomini del Casa che raccolgono e studiano i segnali di minaccia di attentati nel nostro Paese. Gli organismi simili negli altri Stati dell’Ue

Nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2003 cinque attentati nel giro di mezzora sconvolgono il centro di Casablanca. Uno dopo l’altro saltano in aria un club spagnolo, un hotel e un centro culturale della comunità ebraica, un ristorante italiano e il consolato belga. Dalle macerie vengono estratti decine di morti e centinaia di feriti: la maggior parte delle vittime si trovavano proprio nella Casa de Espana, dove gli attentatori, dopo aver ucciso i vigilantes davanti all’ingresso, si sono fatti esplodere tra la folla dei clienti.
L’attacco alla città sulla costa atlantica viene subito letto come una sanguinosa rappresaglia nei confronti delle autorità marocchine, colpevoli di avere instaurato stretti rapporti di collaborazione con gli Usa nella lotta alle cellule terroristiche di Al Qaeda.
Un evento drammatico quanto preoccupante che segnò in qualche modo una fase di svolta nella strategia internazionale del terrore e spinse l’allora ministro dell’Interno a lanciare l’allarme sull’imminente sbarco anche in Europa del terrorismo di matrice islamica: un’intuizione che purtroppo troverà una tragica conferma con gli attentati di Madrid (2004) e quelli di Londra (2005) ma ancor prima, nel novembre del 2003, con l’assalto al contingente italiano di stanza nella città irachena di Nassiriya.
Una strage che sconvolse l’Italia, colpita per la prima volta in maniera così diretta e virulenta da un attacco kamikaze e che convinse il governo italiano della necessità di una maggior sinergia tra i servizi di polizia e quelli di sicurezza attraverso la creazione, non a caso nell’ambito della Direzione centrale della polizia di prevenzione, di un Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa). L’idea è quella di una struttura snella e agile, in grado di riunirsi in pochissimo tempo in caso di necessità, composta da un numero ristretto di uomini con grandissima esperienza alle spalle. Così in un primo momento sono chiamati a farne parte il direttore della polizia di prevenzione, cui è affidata la presidenza, ufficiali del Comando generale dell’Arma dei carabinieri, e funzionari del Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica), a cui si aggiungeranno successivamente ufficiali del Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare). “Dopo una prima fase di sperimentazione - ricorda il prefetto Carlo De Stefano, direttore centrale della po

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01/11/2006