Raffaele Lupoli

Plastiche virtù

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Stoviglie, penne, vaschette per alimenti e sacchetti biodegradabili. Tanti i prodotti sul mercato derivati dal riciclo di materie prime rinnovabili

Se guardiamo ai numeri è ancora un piccolo “Davide”. E di certo non impensierisce i giganti petrolchimici “Golia” che da decenni ricavano materie plastiche dal petrolio. Ma il settore della plastica biodegradabile è uno dei campi dove la ricerca orientata alla sostenibilità dà i risultati più interessanti. Oltre a un’occasione di sottrarsi alla schiavitù del petrolio, le bioplastiche possono rappresentare una soluzione ai problemi di smaltimento post consumo dei rifiuti. “L’Italia deve e può orientarsi verso questi nuovi materiali – afferma Stefano Ciafani, coordinatore dell’Ufficio scientifico di Legambiente – con meccanismi che penalizzino fiscalmente prodotti e filiere a maggior impatto ambientale e favoriscano chi scommette su innovazione e sostenibilità. Le materie prime di origine fossile come il petrolio costano sempre di più e sono le principali sorgenti delle emissioni che stanno portando l’Italia fuori dai parametri di Kyoto. Bisogna agire subito su più fronti: dalle bioplastiche ai biocarburanti, dall’efficienza alle risorse energetiche rinnovabili”.

Affari o ambiente?
Le plastiche verdi però non possono rappresentare, come ammettono anche alcuni operatori del settore, un implicito via libera all’incremento di rifiuti e imballaggi. Il rischio, come spiega Walter Ganapini, membro onorario del Comitato scientifico dell’Agenzia europea per l’ambiente e presidente di Greenpeace Italia, è anche quello che aprano un nuovo fronte sul mercato legato solo marginalmente alle finalità ecologiche d

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01/10/2006