Giulia Bertagnolio

Nel blu dipinto di blu

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Umberto Guidoni, il primo italiano a realizzare il sogno di diventare astronauta, racconta ai lettori di Poliziamoderna la sua carriera e le sue emozioni senza gravità

Primo astronauta italiano a volare a bordo dello Space shuttle e della Stazione spaziale internazionale, membro dell’Agenzia spaziale europea ed esperto di operazioni in orbita per l’European science and tecnhnology center in Olanda. Grande ufficiale della Repubblica. Perfino deputato del parlamento Europeo dal 2004. Umberto Guidoni ha alle spalle una lunga lista di esperienze in campo aerospaziale: dal viaggio a bordo del Columbia del ’96 alla missione nello shuttle Endeavour passando per il volo inaugurale del famoso modulo Raffaello di fabbricazione italiana. Ma la più grande conquista, dice, è l’emozione che si porta a casa ogni volta che si conclude una missione. E il trofeo più anelato, un piatto di spaghetti al dente.
Essere un astronauta. Un sogno di molti bambini che per lei si è tradotto in realtà. Cosa l’ha “spinta” nello spazio?
Come molti ragazzi, fin da piccolo sognavo avventure fantascientifiche e viaggi su pianeti lontani. Quando ci fu lo sbarco sulla luna avevo 15 anni: ero affascinato, rapito da questa grande impresa. Negli anni ’60 – io sono del ’54 – lo spazio era però appannaggio solo di Usa e Urss: era impensabile che una persona di un altro Paese avesse qualche possibilità di emergere nel settore. Così, senza troppe velleità in testa, mi sono laureato in astrofisica. A fine anni ’80, la svolta: iniziò una collaborazione tra Nasa ed Agenzia spaziale italiana in merito a un progetto innovativo, una sorta di aquilone aerospaziale che doveva volare sullo ...


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01/10/2006