Giulia Bertagnolio

Pianeta mare

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Le squadre nautiche e i sommozzatori si trasformano. Moderne tecnologie e nuove figure professionali per essere ancora più vicini alle necessità della gente

"Visibilità massima sulle spiagge, presenza costante in acqua grazie a mezzi di trasporto che permettono di avvicinarsi alle coste e muoversi agilmente tra i bagnanti, contatto stretto col cittadino e attenzione assoluta alle sue esigenze”. Le parole con cui Domenico Trozzi, direttore del Servizio reparti speciali della polizia, sintetizza le linee guida che orientano il riordino della polizia del mare potrebbero tradursi in uno slogan: non solo esserci, ma farsi vedere. Non a caso la filosofia che oggi ispira il rilancio del settore nautico della Polizia di Stato porta il nome di prossimità. Una formula che pone il valore della vicinanza al cittadino sullo stesso piano dell’efficienza tecnico-operativa dell’agente, e che per questo impone una serie di interventi pratici capaci di rendere concreto (e in linea con le esigenze di settore) il nuovo modus operandi.
La ventata d’aria fresca è presto tradotta in fatto: presso le squadre nautiche è già in sperimentazione una nuova figura professionale di operatore subacqueo. “Sarà abilitato per scendere a profondità minori rispetto ai nostri sub tradizionali che operano a 60 metri – spiega Trozzi – e si occuperà sia del controllo del territorio che della vigilanza sott’acqua, vicino alle coste. Il tutto in un’ottica di prossimità”. Secondo il modello proposto, il nuovo operatore entrerebbe dunque a far parte delle squadre nautiche già attive sul territorio formando una sorta di equipaggio flessibile impegnato sia in superficie che sott’acqua. “Ci siamo resi conto dell’importanza di riqualificare il personale, dell’esigenza di creare figure capaci di essere presenti fisicamente in mezzo alla gente in modo più consistente rispetto al passato – continua – Questo però non mette certo in discussione la professionalità raggiunta dagli operatori subacquei che operano a 60 metri; sono un patrimonio indiscutibile per noi”. L’adozione della formula avrà anche risvolti positivi in tema di risparmio economico e flessibilità territoriale: la formazione di subacquei ultraspecializzati è complessa e molto costosa mentre quella del sub da -20 è più rapida e accessibile, inoltre i nuovi operatori (addestrati a operare sia su terra che in mare) in caso di bisogno potrebbero essere sfruttati temporaneamente anche in località in cui non è operativa alcuna squadra nautica.
Lo scenario futuro si prospetta invitante: mentre i sub da -60 continueranno a svolgere le loro funzioni abituali (riconoscimento ordigni, ricerche di polizia giudiziaria, immersioni in situazioni ambientali particolari, elisoccorso) gli Ossn (gli Operatori subacquei squadra nautica, reclutati in prevalenza tra il personale già assegnato alle squadre nautiche) si occuperanno di controlli nelle darsene, nei porti, nei cantieri, nei diving. E ovviamente terranno gli occhi aperti sugli stabilimenti balneari.
È sempre la filosofia di prossimità ad ispirare le modifiche del naviglio in dotazione presso le squadre nautiche. Le nuove linee guida impongono flessibilità, visibilità, diversificazione. Ecco perché si prevede l’adozione di mezzi di trasporto ad hoc per ogni singola esigenza e territorio: in zone dal fondale sabbioso e in acque a bassa profondità non ha senso ipotizzare l’uso di battelli pesanti, incapaci di avvicinarsi alle coste. Mentre a Lampedusa, dove sono continui gli sbarchi di clandestini, un’imbarcazione d’altura si rivela un mezzo più che utile. “In questa prima fase di sperimentazione, che coinvolge tre realtà provinciali come Roma, Pescara e Sassari, abbiamo scelto di provare mezzi leggeri e pratici come battelli pneumatici di dimensioni contenute e acquascooter utili per gli interventi in acqua bassa – dice Trozzi – Attualmente ne abbiano 2 in comodato d’uso a La Spezia, uno a Pescara. L’idea è di arrivare a un cambio di 30-40 gommoni alla fine del progetto pilota, nel 2009. I nuovi mezzi permettono di rendere visibile il poliziotto, di favorire il contatto con i bagnanti e quindi incentivare la prossimità”. Per capire come, basta uno sguardo alle caratteristiche tecniche: la “volante del mare” è un gommone lungo quasi sette metri, con una carena che garantisce stabilità, velocità, capacità di planata anche a bassa velocità. Ha un ottimo sistema di sicurezza per l’equipaggio, e permette anche l’installazione rapida dei sistemi di protezione per le attrezzature subacquee. Inoltre è polifunzionale e versatile, soprattutto per via della possibilità di modificare l’allestimento di coperta in base alle diverse esigenze operative.
E gli acquascooter? La scelta di adottarli è dovuta alla valutazione positiva del mezzo fatta dalla squadra nautica di Pescara, dopo la prima fase sperimentale: è emerso che il sistema di propulsione a idrogetto del mezzo è perfetto per intervenire in massima sicurezza vicino al bagnasciuga.
Se oggi sono principalmente moto ad acqua e piccoli gommoni i mezzi su cui s’investe nel restyling di settore, le porte restano aperte anche a proposte di altro tipo purché capaci di garantire efficienza e affidabilità: “In questa fase siamo aperti a tutto – conferma Trozzi – Ultimamente ci è stato proposto un mezzo a quattro ruote grosse capace di muoversi con agilità sulla spiaggia, e attualmente stiamo vagliando le sue potenzialità. L’imperativo è non precludersi nulla: ben accetto anche l’uso dell’elicottero, mezzo complesso e costoso, quando si rivela lo strumento più adeguato. Ovviamente siamo in cerca di mezzi sempre più comodi, economici, a basso impatto energetico. E puntiamo molto sulle nuove tecnologie”. Fermo restando che i mezzi in dotazione da anni, come gli Squalo di 14 metri, continueranno ad essere sfruttati. Saranno sistemati nelle zone in cui risultano più utili: a Ponza in occasione di una regata velica, a Trapani in periodo di sbarchi.
“L’imperativo generale è comunque dare massima attenzione alla manutenzione – conclude Trozzi – In mare bisogna circolare con mezzi tenuti a perfezione. Non è come quando si circola su strada, dove al limite se si ferma la macchina si può scendere a spingere”. 


Lupi di mare
Poche ma fondamentali le regole per la sicurezza in mare, stabilite delle Capitanerie di porto, che gli utenti devono rispettare per non correre (o far correre) rischi inutili.

- Sub -

Gli amanti delle immersioni sono tenuti  a non allontanarsi più di 50 metri dalla bandiera di segnalazione (rossa con striscia diagonale bianca) e a non superare i 30 metri di profondità. Prima di immergersi è inoltre buona abitudine controllare sempre la pressione delle bombole ed indossare il profondimetro, l’orologio, il regolo di decompressione, il coltello e il giubbetto ad assetto variabile.

- Pesca subacquea -
In caso di pesca subacquea sportiva (consentita solo nelle ore diurne e ai maggiori di sedici anni) non va dimenticato il rispetto della distanza di sicurezza dalle spiagge frequentate dai bagnanti (almeno 500 metri) e il divieto di transitare in zone frequentate con il fucile carico.

- Controllo dei natanti -
Prima di prendere il mare è sempre bene verificare il livello di carburante e lo stato delle attrezzature di sicurezza. Controllare poi che le dotazioni di bordo siano adeguate al numero di persone imbarcate (è indispensabile avere almeno una cintura di salvataggio per ogni componente dell’equipaggio).

- Navigazione -
All’uscita dal porticciolo è necessario ridurre al minimo la velocità, se invece si salpa da una spiaggia (nel caso ad esempio di un gommone) bisogna ricordarsi di usare i remi e di accendere il motore soltanto a 300 metri di distanza dalla riva. Lo stesso discorso vale per il rientro. Durante la navigazione massima attenzione va posta ai galleggianti che segnalano la presenza di sub (sempre meglio ridurre la velocità e mantenersi a più di 100 metri di distanza) e soprattutto agli incroci: il codice marittimo prevede infatti che tra due imbarcazioni a motore la precedenza spetti a quella proveniente da destra. Tra una barca a motore e una a vela il passaggio spetta sempre a quest’ultima mentre tra due barche a vela, infine, toccherà a quella con mura a dritta (cioè con il vento da destra).

- Documenti -
Oltre all’assicurazione del motore (da rinnovare ogni anno) controllare sempre di avere con sé la patente nautica (età minima 18 anni e validità decennale) obbligatoria per mettersi al timone di barche con potenza superiore a 40.8 cavalli o se si naviga oltre sei miglia dalla costa.

- Acquascooter -
La novità di quest’anno è l’obbligatorietà della patente nautica anche per chi si mette alla guida di un acquascooter.
Per gli amanti delle moto d’acqua, ci sono poi altre regole da rispettare: navigare solo di giorno, prendere il largo dagli appositi corridoi di lancio (velocità massima tre nodi) e tenere lo scarico della moto sempre sotto il pelo dell’acqua. È sempre consigliato indossare la cintura di salvataggio, o ancor meglio il giubbotto salvagente.

- Numeri telefonici e indirizzi utili -
In caso di necessità è attivo su tutto il territorio nazionale il numero blu 1530 -emergenza in mare delle Capitanerie di porto - guardia costiera. Per ogni altra informazione e consiglio è possibile visitare il sito www.guardiacostiera.it
Angelo Lari


Come si diventa poliziotti con la muta
Un percorso selettivo quello degli aspiranti operatore subacqueo servizio di polizia: ai concorsi interni, l’ultimo è stato indetto lo scorso dicembre, possono infatti partecipare solo coloro che hanno almeno due anni di servizio effettivo e un’età massima di 35 anni, con un test di idoneità fisica, superato il quale i futuri sub sono chiamati a far fronte a diverse prove di acquaticità tra cui: 100 metri di nuoto in diversi stili con tempo massimo da rispettare; 50 metri di nuoto subacqueo, stile rana; 50 metri di nuoto subacqueo con maschera e pinne; 50 metri di nuoto subacqueo con pinne con recupero e trasporto di una zavorra di 5 Kg; immersione in apnea statica per un minimo di 90 secondi; recupero su un fondo di 5 metri di una zavorra di 6 Kg, con emersione e sostegno della zavorra per un tempo minimo di 60 secondi. Come se non bastasse, fuori dalla piscina ci sono da percorrere 5 chilometri di corsa in meno di 25 minuti, ed effettuare 20 flessioni sulle braccia e sei trazioni alla sbarra.
Le cose però stanno cambiando ed è già sulla rampa di lancio la nuova figura professionale di operatore subacqueo squadra nautica della Polizia di Stato. Una novità contrassegnata da un diverso ambito delle attività svolte, con una maggiore attenzione all’aspetto della prossimità e da una riduzione della profondità di immersione (da 60 a 40 metri), che comporteranno anche una modifica dei requisiti richiesti per entrare nei quadri della nuova figura, tra cui l’innalzamento del limite di età a 40 anni.
Anacleto Flori


Non più isolati
Altro punto toccato dal restyling, quello del collegamento tra la polizia del mare e gli uffici centrali. Se infatti negli anni l’indipendenza del settore marittimo dalla questura ha portato a una certa forma d’isolamento, oggi s’impone una maggiore integrazione tra unità periferiche e centrali. A questo è dovuta l’idea di inquadrare la polizia del mare negli Uffici di prevenzione generale e soccorso pubblico delle questure, destinati a diventare polo specialistico composto da diverse professionalità. Sulla carta c’è infine il progetto di istituire, a livello centrale, un’unità di raccordo con la Direzione centrale anticrimine. E visto che l’attuale sistema non prevede l’inserimento dei dati raccolti nel settore nautico in un database comune, il gruppo di lavoro cui è affidato il restyling ha proposto di affidare la registrazione di queste informazioni a uffici competenti della questura che si occuperanno di inquadrarli in una modulistica ad hoc. Un modo per disporre di utili indicatori di risultato, di dati da utilizzare per confronti incrociati.
Maria Grazia Giommi

01/08/2006