Tito Stagno
Quei bravi ragazzi in divisa
Con il comandante della polizia stradale di Rovigo sono rimasto in contatto per alcuni anni. Poi lui, se ricordo bene, è stato trasferito altrove o ad altro incarico, e io ero sempre alle prese con lo spazio o in giro per il mondo
Una domenica di tanto tempo fa. 25 gennaio 1970. Sono sull’autostrada Padova-Bologna al volante di una Fiat 124 nuova di zecca. Con me ci sono mia moglie Edda e le nostre bambine, Brigida, di dieci anni, Caterina, di otto. A Roma dovrò riprendere quasi subito servizio al Telegiornale. È l’epoca delle missioni lunari Apollo. Guido da alcune ore in un continuo alternarsi, sull’A13, di squarci di sole e banchi di nebbia. Incomincio ad accusare la stanchezza: mi sono alzato prestissimo quella mattina, e il giorno prima ho sciato fino a quando la luce me lo ha permesso.
A questo punto lascio la parola ai cronisti del Resto del Carlino e del Gazzettino del lunedì: “L’incidente è avvenuto a sei chilometri da Stanghella. Tito Stagno, colto da un improvviso colpo di sonno, perdeva il controllo della guida: l’auto usciva di strada e, dopo aver abbattuto alcuni paletti di segnalazione, precipitava giù dalla scarpata laterale. Proprio nel momento in cui la vettura sbandava Stagno si riprendeva e tentava invano di riprendere il comando del veicolo. Quando ha capito che non c’era niente da fare, si è rivolto alla moglie e alle figlie e ha detto: “Scusatemi!”. Subito dopo, lo schianto. Per fortuna l’incidente si è concluso con danni assai limitati alle persone. Sul posto si è portata una squadra della p