Annalisa Bucchieri

Racconti al buio

CONDIVIDI

Premiati a Torino i poliziotti che hanno partecipato alla seconda edizione del concorso Narratori in divisa: belli e avvincenti i noir scaturiti dai turni svolti tra le ombre della notte

Racconti al buio

Nel leggere questi racconti mi sono intristito perché… (pausa) ... perché sono veramente belli”. Re della suspence italiana, Carlo Lucarelli sa giocare bene le carte dell’ironia per rompere il ghiaccio prima di iniziare a premiare, in qualità di presidente di giuria, gli emozionatissimi vincitori della seconda edizione del concorso Narratori in divisa, indetto da Poliziamoderna. “Prima eravamo solo noi giallisti i padroni del noir, ora ci si mettono anche i poliziotti a scrivere. E per giunta scrivono bene”. La tensione si allenta e si scioglie in sorrisi. Del resto la cornice dell’evento è di quelle che farebbero tremare le gambe anche alle penne più blasonate: la Fiera internazionale del libro di Torino, kermesse stellare dell’editoria, stavolta imperniata sulle letture d’avventura. E l’avventura è il sale che condisce il lavoro di polizia, soprattutto quando a raccontarlo è chi questo lavoro lo fa e lo deve fare anche di notte. Perché di notte, aggiunge Lucarelli, “le cose sono altre rispetto al giorno… il buio trasforma la città e le persone, rende il mondo meno razionale e prevedibile, più pericoloso… è quindi la dimensione temporale giusta del noir, quella in cui si muovono gli scrittori della metà oscura dell’anima”.
Lucarelli coglie in pieno lo spirito con cui Poliziamoderna ha chiesto ai poliziotti di raccontare la loro notte, il turno di servizio dalle 24 fino alle 7 del mattino, in questo secondo concorso Narratori in divisa. Un tema che è piaciuto a giudicare dal numero degli elaborati, circa 200, giunti alla rivista da ogni parte d’Italia (sebbene i più prolifici siano stati laziali e siciliani). Tante le donne partecipanti che tra l’altro hanno conquistato il top della classifica.
C’è chi è andato molto indietro nel tempo risalendo fino alla prima notte di servizio svolta nel 1948, o alla terribile notte del terremoto del Belice; chi ha ripercorso con le parole la strada fatta in motocicletta per accompagnare papa Giovanni XXIII alla veglia del 24 dicembre. Alcuni invece sono addirittura andati nel futuro immaginando fantapolitiche polizie metropolitane. La maggior parte degli autori invece ha scelto il presente, inframmezzato però a riflessioni e ricordi che il buio sa sempre sprigionare.
Veniamo catapultati in diretta in notti al sapore di caffè e nicotina, piene di silenzi interrotti dalla radio, semafori gialli che lampeggiano senza decisione.
Attraverso i racconti si rivivono gli attimi prima di una cattura di un latitante, i brividi (non solo di freddo) degli stradalini pronti a prestare soccorso per gli incidenti, i giri rutilanti delle volanti nelle vie deserte della città a sventare suicidi, a lenire liti in famiglia e a sedare risse nei locali, i controlli sui treni a caccia di ladri, i momenti della lotta contro il mare per salvare i clandestini da tempeste nere come inchiostri. Ma anche le claustrofobiche riflessioni di chi è costretto a stare in un “posto fisso”. Allora l’avventura si scatena dentro, perché chi fa il piantone, ore e ore fermo in guardiola, ha tanto tempo per pensare e il pensiero sa portare in lande rischiose per l’anima.
“L’aspetto che mi ha colpito leggendo i racconti è la solitudine”, commenta alla premiazione alla Fiera del libro Marino Sinibaldi conduttore di Fahrenheit su RadioRai3 e membro della giuria del concorso, “Una solitudine che divide il poliziotto dalla gran parte dell’umanità che vive di giorno, tra cui ci sono anche i suoi familiari e i suoi amici più cari e nessuno di loro può capire fino in fondo quali mostri debba fronteggiare di notte”. Ecco che la parola letteraria diventa felicità di espressione e sfogo terapeutico, “salvifico ponte con il mondo degli altri”. “Emerge molta umanità dai racconti dei poliziotti-scrittori”, continua Sinibaldi, “emergono le ferite di un lavoro difficile per il quale si sacrificano le relazioni interpersonali e sentimentali, le sensazioni di fragilità di fronte allo spettacolo del dolore altrui e della morte, le paure e le insicurezze di chi invece la sicurezza è pagato per produrla. Ma è proprio nella criticità che la divisa mostra il suo valore più autentico e conquista il lettore”. Morale: l’avventura è meno avventura (e più epopea) se i protagonisti sono cavalieri senza macchia e senza paura.
Infine, è stato difficile scegliere i vincitori. Come nei 100 metri di atletica leggera si è dovuto calcolare il taglio del traguardo al centesimo di secondo. Molti dei racconti che non sono stati premiati avranno meritato spazio nel libro che a breve sarà pubblicato dalla rivista e porterà la prefazione di Lucarelli. “È un’ottima idea – conclude rilanciando lo scrittore noir – quella di farci raccontare i mestieri da chi li fa: una strada, come ha dimostrato il concorso di Poliziamoderna, erroneamente abbandonata tempo fa dalla letteratura. Ricominciamo a praticarla”. Come dargli torto?  

1° classificato
ex aequo
Momento critico
di Emma D’Onofrio, perito tecnico superiore radiologo
Una bella confessione femminile che racconta da un punto di vista esterno il mestiere del poliziotto a caccia di latitanti. Fiato sospeso fino all’ultimo. 

ex aequo
La gabbia
di Patrizia Bolognani,  assistente capo
In prima persona uno sguardo “sporco” e durissimo sulla metà oscura del mestiere del poliziotto. L’umanità di una giovane agente che sorveglia la cella di sicurezza. 

2° classificato
ex aequo
Giulia
di Maurizio Paolo Blini, sostituto commissario
Tre amici, un biglietto trovato per caso e una scommessa. Un giallo che affonda le sue radici nel passato e sancisce con malinconia e amarezza una tardiva perdita d’innocenza. 

ex aequo
Male non può fare
di Sergio Paoli, ispettore capo
La notte del black out elettrico del settembre 2003 descritta attraverso l’esperienza di un ispettore della “volante” e condita da un tocco di realismo magico.

3° classificato
Il turno del piantone
di Girolamo Lacquaniti, vice questore aggiunto 
Analisi personale molto interessante di uno dei servizi meno raccontati e avventurosi della polizia. Narrativa scorrevole, con un crescendo verso la risoluzione finale, ben costruito.
01/06/2006