Giulia Bertagnolio

Emozioni in scena

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L’attrice Manuela Kustermann racconta la sua vita dedicata alla recitazione. Personaggi amati, il rapporto col pubblico e il futuro del teatro

Emozioni in scena

Cerone in viso, una tazza di the fumante davanti, lo sguardo luminoso di chi dopo anni si emoziona ancora prima di calcare il palco. Sono le otto di sera, e nel suo camerino del Teatro Vascello di Roma, Manuela Kustermann si trucca per andare in scena. Non fa una piega mentre sbircio nel caos dello spogliatoio prima di accendere il registratore e iniziare a snocciolare domande; nel suo accappatoio bianco scivola disinvolta tra ombretti, creme, e una montagna di vestiti appesi dai colori eccentrici. L’aria sicura di un’attrice di teatro con anni di esperienza alle spalle, l’ironia maliziosa di una donna ancora bella in cui il fascino si accentua con l’età. Il gusto di raccontarsi con passione.
Nella sua carriera ha interpretato decine di eroine femminili. Quale le somiglia di più?
Sono sempre in difficoltà quando mi trovo a valutare quanto c’è di me in un determinato personaggio. I ruoli che interpreto hanno mille sfaccettature; non è facile isolare parametri singoli e confrontarli con la mia personalità. Inoltre i tratti-base dei protagonisti di un’opera sono, certo, scritti nel copione, ma poi è sempre il singolo attore con l’aiuto del regista a modellare la parte e a portarla a sé. Ogni figura è sempre un mix tra la natura dell’artista e il soggetto immaginato dall’autore del testo; impossibile distinguere dove finisce l’uno e inizia l’altro. Alcuni personaggi, questo sì, li ho sentiti distanti: Loretta Strong, una stracciona dalle tendenze omosessuali, è lontana anni luce da me. Però la sua solitudine mi è entrata nel sangue, e la commozione per quell’essere è diventata totale. Segno che l’affinità col personaggio che uno interpreta si crea sempre e comunque. Perché si finisce per amare moltissimo ciò che si fa.
Quale, allora, il personaggio che ha amato di più?
Sebben ...


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01/06/2006