Annalisa Bucchieri

Divise unite per le Olimpiadi

CONDIVIDI

Diecimila uniformi, tecnologie e mezzi speciali, in più il Cnio. Nulla è stato trascurato per la sicurezza dei Giochi

Divise unite per le Olimpiadi

I riflettori si sono finalmente accesi sulle Olimpiadi di Torino 2006. L’evento è al via; ma la gigantesca macchina della sicurezza che vi sta dietro si è messa in moto molto tempo fa, lavorando incessantemente per fugare l’ombra degli attentati terroristici e affinché tutto si possa svolgere ora nel migliore dei modi. Perché è meglio “eccedere in prudenza che in ottimismo”, come ha ricordato il ministro dell’Interno Pisanu in un recente vertice sulla sicurezza dei Giochi a Torino.
Circa 60 mila visitatori al giorno, un’area olimpica che si estende oltre la provincia di Torino (da Pinerolo al Sestriere e Bardonecchia che distano 100 km dal capoluogo piemontese), oltre venti siti agonistici e non, il palco delle premiazioni in pieno centro storico a piazza Castello, tremila tv-men solo dello staff dell’Nbc che detiene la maggior parte dei diritti televisivi, alcune decine di sponsor, tra i quali Coca-Cola e Mc Donald ultimamente impopolari, 2.550 atleti, 1.400 tecnici e accompagnatori, 2.300 rappresentanti delle federazioni sportive, circa diecimila giornalisti e come se non bastasse delegati di 88 ambasciate (tanti i Paesi aderenti) e un concentrato di personalità appassionate di sport: quelle che rimbalzano sui media sono cifre da far  rizzare i capelli a chi si deve occupare dell’ordine pubblico e del tranquillo svolgimento dei Giochi.
La risposta è stata energica: 10 mila uomini e donne delle forze dell’ordine (4.400 poliziotti, 3.480 carabinieri, 1.111 finanzieri, 250 forestali) supportati dalla polizia locale presenti giorno e notte in ogni punto cruciale dell’area olimpica. Tanta la tecnologia e i mezzi messi in campo: elicotteri, sistemi d’intercettazione, apparecchiature d’identificazione biometriche, controlli a raggi-X all’aereoporto di Caselle. Dallo spazio aereo alle fogne non c’è centimetro che non venga guardato dagli occhi delle microtelecamere come dei satelliti militari. Un ombrello di protezione costato finora 90 milioni di  euro. 
Questa volta però le massime autorità di pubblica sicurezza giocano il loro asso nella manica sul tavolo della comunicazione. Il suo nome è Cnio. Suona come quello di una dea greca, una specie di divinità protettrice degli atleti, e in effetti gli calza a pennello. Perché sebbene sia in realtà la sigla di Centro nazionale di informazione sulle Olimpiadi invernali a Torino, Cnio ha poco a che vedere con un ufficio stampa e molto con un sofisticato sensore in grado di captare eventuali segnali di pericolo e allertare i sistemi di prevenzione e protezione. In pratica è l’organismo che raccoglie tutte le informazioni possibili sulle Olimpiadi, ne verifica l’attendibilità e le mette a disposizione del prefetto di Torino Goffredo Sottile, responsabile del coordinamento generale della sicurezza e del questore Rodolfo Poli, responsabile della direzione tecnica delle forze di polizia.
Nato il 18 marzo scorso per volontà del ministro dell’Interno Pisanu, il Cnio è stato subito affidato a Francesco Tagliente, direttore dell’Ufficio ordine pubblico del Dipartimento della pubblica sicurezza, che ne ha convocato la prima riunione il 27 maggio: giusto nove mesi di gestazione per partorire adesso una Olimpiade della neve sicura. Come tiene a specificare il suo direttore, “il Cnio è uno strumento utilissimo all’attività decisionale e operativa di competenza del Prefetto e del Questore di Torino che rimangono gli unici responsabili della sicurezza dei Giochi”. Stiamo parlando quindi di un organismo di supporto, non per questo un semplice corollario. Anzi la sua istituzione straordinaria è stata considerata dopo gli attentati di Londra il modo più appropriato di adeguare la risposta alla crescente domanda di sicurezza per una manifestazione dai tratti eccezionali. “Ci troviamo di fronte a un evento complesso – spiega Tagliente – che, sotto il profilo dei compiti delle forze dell’ordine, presenta tre principali criticità: la durata, oltre due settimane per i giochi olimpici e altrettanti per quelli paraolimpici, la vastissima area che è interessata dall’evento in tutta la provincia di Torino con i collegamenti stradali tipici della montagna, e, non ultimo, le condizioni climatiche dell’altitudine che, soprattutto di notte in inverno, mettono a dura prova la resistenza fisica degli operatori delle forze di polizia per i quali è stato acquistato un equipaggiamento supertecnico, fatto di materiale per le basse temperature. La pianificazione delle misure di sicurezza ha dovuto quindi tenere conto di tutti questi aspetti oltre, naturalmente, all’elevato livello della minaccia terroristica che riguarda sì i giochi di Torino ma incombe sull’intera comunità nazionale e internazionale”.
Come ha fatto Tagliente a mettere in piedi una tale organizzazione per una kermesse sportiva che non ha precedenti in Italia? Andando a studiare all’estero. “Sidney 2000, Salt Lake City 2002, Atene 2004: tutti i grandi eventi sportivi degli ultimi anni sono stati monitorati con la partecipazione sia nella fase di preparazione che in quella di gestione della sicurezza dal funzionario dell’Ufficio ordine pubblico responsabile del settore, Roberto Massucci. Anche la normativa dell’Unione Europea (Enfpol 14 del 13/02/2004, ndr) è risultata determinante nel definire i concetti base della collaborazione internazionale di polizia con gli altri Paesi membri che partecipano alle Olimpiadi”.
Ma ritorniamo al Cnio: 20 esperti tra polizia, carabinieri, finanza, corpo forestale, vigili del fuoco, insieme ai rappresentanti delle relazioni estere e degli enti organizzatori dell’evento (vedi schema pag. 14) sono i terminali di tutte le notizie più delicate e determinanti. In poche parole il tavolo dei venti esperti funziona come una sorta di focus informativo sia nazionale che internazionale sulle olimpiadi. Tutti i canali operativi esistenti – Pwgot (Police working group on terrorism), Europol, Interpol, Casa (Comitato di analisi strategica antiterrorismo), Sismi e Sisde – stanno continuando a lavorare ma il loro punto di riferimento è il Cnio (vedi schemi pagg. 12 e 13). Le informazioni raccolte e certificate saranno passate al questore di Torino Rodolfo Poli che sulla base di quanto saputo può decidere di cambiare il piano sicurezza: di rafforzarlo ma anche di ridurlo. La sua attività è assolutamente autonoma: il Cnio fornisce solo lo strumento di valutazione, proprio per evitare quelle incertezze nella catena di comando che in occasione di grandi eventi passati hanno dato riflessi negativi.
Inoltre durante questi giochi l’Italia può contare sul supporto di oltre 30 ufficiali di collegamento Interpol ed Europol. Ciò faciliterà l’accesso a tutti i data base dell’Interpol, in particolare a quello che contiene oltre 9 milioni di dati sui documenti di viaggio rubati. Altrettanto importante sarà la possibilità di utilizzare, in tempo reale, l’innovativo sistema di comunicazioni dell’Interpol, conosciuto con la sigla I-24/7 che consente, tra l’altro, l’immediata trasmissione di informazioni digitalizzate: impronte digitali, fotografie, avvisi di ricerca tra tutti i 184 Paesi che aderiscono al sistema Interpol. 
In fin dei conti la collaborazione internazionale richiesta dal nostro Paese è stata soprattutto di espertise, cioè di osservatori stranieri in grado di portare il contributo della loro esperienza in patria attraverso consigli e segnalazioni. L’Italia ha scelto infatti di non coinvolgere la Nato come era stato fatto ad Atene. E gli statunitensi hanno dovuto abdicare alle pretese di gestire in proprio la sicurezza della loro delegazione sportiva portandosi dietro aerei radar Awacs e quant’altro. Tutte le apparecchiature e gli strumenti sono nazionali, ci tengono a sottolineare all’Ufficio ordine pubblico del Dipartimento della pubblica sicurezza. I cieli piemontesi saranno sorvolati solo dai veivoli dell’Aereonautica militare mentre il ministero della difesa ha attivato i sistemi digitali di controllo del territorio e di mappatura del sottosuolo, fognature comprese. Uno dei versanti più delicati rimane quello della viabilità: è lì che ci si aspetta la maggiore problematicità. In primo luogo per la congestione del traffico in alcune zone della città di riflesso a tante altre off limits per le automobili e al numero di gente in movimento, carico gravoso che peserà soprattutto sulla municipale, in secondo luogo per le condizioni atmosferiche motivo che ha mosso a rafforzare il sistema Infonebbia e la presenza di pattuglie della Stradale. Inoltre dal punto di vista della protezione delle personalità e delle famiglie olimpiche i passaggi sono molto delicati. Per cui sono stati approntati servizi scorta per tutti gli spostamenti delle famiglie olimpiche. Naturalmente con gradualità diverse a seconda della tipologia o della sensibilità a rischio di alcune delegazioni. Insomma nulla è stato trascurato.
L’ultimo sforzo è tenere alta l’attenzione senza privare gli spettatori del senso di accoglienza e gli atleti della tranquillità necessaria per dare prestazioni di massimo livello. Rendere sicuri e sereni i Giochi non è – perdonate il bisticcio – un gioco. Lo sapevano beni gli antichi Greci che chiedevano la pax olimpica e si rivolgevano agli dei prima che tutto avesse inizio.  



Una Centrale da sprint
Ogni tanto, come adesso che risponde al telefono, si concede una pausa con un sigaro toscano ma quanto alla parola relax il questore di Torino, Rodolfo Poli, l’ha accantonata diverse settimane fa dal momento, cioè, in cui hanno avuto inizio i lavori di allestimento e organizzazione all’interno della sede del Toroc (nella foto in alto), il Comitato per l’organizzazione Giochi, della Centrale operativa olimpica della cui gestione è responsabile.
Quando inizia a illustrarne il complesso funzionamento si capisce che qualche rudimento di insiemistica aiuterebbe alla comprensione di questa sofisticata intersezione tra i concetti di security e safety: “Il Toroc ha costruito i siti olimpici rispettando i parametri europei e ha la responsabilità strutturale e fisica dei luoghi sia agonistici che di allenamento, di residenza o di gestione amministrativa: in pratica si è occupato delle non pericolosità degli stadi e degli edifici, delle recinzioni, degli allarmi, delle videocamere. Noi abbiamo demandate invece tutte le funzioni di polizia. La gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica delle strutture è quindi sotto la responsabilità delle forze dell’ordine. Ma i due aspetti sono strettamente intersecati”.
Che ci sia bisogno di uno scambio, una collaborazione e un coordinamento continui lo dimostra anche la posizione della “centrale sicurezza” di Poli che si trova a fianco della sala del Cnio e del Moc, il main operation centre del Toroc, una vera e propria unità operativa che gestisce tutto l’apparato olimpico: dalla movimentazione degli atleti, dalle questioni logistiche, dal rinvio delle gare a causa delle avverse condizioni climatiche, ai guasti elettrici. Il Moc riesce ad avere il polso della situazione raccordando le informazioni trasmesse dalle centrali dislocate in ogni sito olimpico.
“Organizzazione più complessa è quella della nostra centrale operativa olimpica – continua il questore – che è divisa in tre aree: operativa, servizi generali, coordinamento. In quest’ultima opero io e i rappresentanti delle altre forze di polizia; in quella dei servizi generali i rappresentanti di poste, telecom enel, gas, enac, gtt (trasporti pubblici), e tutti gli enti che fanno da interfaccia tra i problemi di sicurezza e la società per garantire l’efficacia dei servizi ordinari e straordinari; infine c’è l’area operativa diretta da un primo dirigente della Polizia di Stato, affiancato da un funzionario e un ispettore, per ogni turno di servizio, che coordina, attraverso le 18 postazioni la protezione delle personalità, l’ordine pubblico, la sicurezza dei siti cittadini e montani, la mobilità stradale e ferroviaria, la tutela dello spazio aereo. Non mancano all’appello gli esperti dei reparti speciali: artificieri, tiratori scelti, tecnici Tlc per la comunicazione, unità della polizia di frontiera – stiamo a un passo dalla Francia, del resto – vigili del fuoco e polizia municipale, nonché area intelligence, assieme ai Nocs della Polizia di Stato e ai Ros dei carabinieri”.
Una signora centrale operativa la cui chiave strategica ma anche l’aspetto più delicato è il coordinamento interforze. “A Torino avevamo già alle spalle l’esperienza positiva della collaborazione con la polizia municipale, ma certo questa di adesso è una grande prova: numerosissime divise diverse a lavoro insieme”. L’organizzazione non finisce qui. “Ventuno micro-unità di sicurezza, una composizione più ridotta della centrale operativa olimpica, sono posizionate nei diversi siti e tutte collegate alla nostra sala decisionale. Per mantenerci in costante collegamento con loro è stata abbandonata la tecnologia classica delle radio analogiche che non avrebbe supportato il carico di comunicazioni, sia per la quantità sia per le distanze, ed è stato adottato il Tetra, un sistema digitale informatizzato. Il Tetra fra l’altro permette di creare vari gruppi di lavoro che possono comunicare con la centrale senza interferire l’uno con l’altro e sovrapporsi”. Così con un semplice apparecchio poco più grande di un cellulare il gruppo di lavoro al PalaVela, regno del pattinaggio o al Pragelato dove si svolgono le partite di hockey avrà un canale diretto con la Centrale operativa olimpica. E proprio mentre Poli continua a parlare Tetra si accende. Bardonecchia chiama. La breve pausa è già finita, per il questore è tempo di spegnere il sigaro.
Anacleto Flori

Scarica le schede riepilogative su Torino 2006

Il Cnio
Il flusso informativo nazionale
Il flusso informativo internazionale
01/02/2006