Anacleto Flori
...note per i giovani
La Banda della polizia e grandi artisti in un concerto dedicato agli studenti romani. Un’invito alla legalità e un’occasione per superare le reciproche diffidenze
Tocca però a Fiorello lanciare un ultimo richiamo allo scopo dell’iniziativa. Lo fa a modo suo, senza alcuna pedanteria, scherzando con gli studenti, strappando applausi e risate. Tra una canzone (a Muso duro) e una gag con l’inseparabile Marco Baldini, racconta aneddoti della sua adolescenza siciliana e invita i figli dei poliziotti presenti a essere orgogliosi del lavoro dei loro genitori “Non dovete aver paura della polizia – dice prima di chiudere – dovete invece guardarvi da quelli che vogliono rubarvi la speranza del futuro, la serenità dei vostri giorni, perché la vostra è l’età più bella, non buttatela via”. I ragazzi sono tutti in piedi ad applaudire con i visi arrossati e gli occhi che brillano. Anche Marco, del liceo Amaldi è accaldato sotto lo zuccotto calato fin sugli occhi, che tradiscono però un’ombra di amarezza. “Penso che iniziative come queste – dice con una riflessione fin troppo seria per la sua età – siano sempre utili soprattutto per i ragazzi che sbagliano perché aiutano a capire meglio il mondo in cui si vive, a riflettere sugli errori fatti. Noi adolescenti abbiamo sicuramente le nostre colpe, però troppo spesso siamo lasciati soli. Alla polizia chiediamo di dimostrarsi più amica nei nostri confronti. E quello di oggi è solo il primo passo di un lungo cammino, che va fatto insieme”.
Renato Zero
Allora Renato, che ci dici di questo concerto dedicato ai giovani con tanti poliziotti in divisa sul palco a suonare con te ?
Avervi partecipato è stato come fare un piccolo omaggio al mondo della polizia e ai suoi valori ma anche un dovuto riconoscimento al talento di tanti artisti in divisa. In polizia ho conosciuto persone meravigliose, con una grande umanità. Ci vuole una vera e propria vocazione per fare questo mestiere. Vedere ragazzi, uomini e donne difendere la comunità rischiando la propria vita, è il più grande messaggio di altruismo e di civiltà.
Questa sera hai cantato tre canzoni bellissime, I migliori anni della nostra vita, Una vita fa e Siamo eroi. Come le hai scelte?
Sono canzoni che rappresentano bene sia il mio rapporto con i sogni e le fragilità del mondo dei giovani sia con quello della polizia. Avere avuto un papà poliziotto può forse sembrare un controsenso per quello che è stato il mio percorso, ma dietro ogni divisa c’è sempre un uomo, con un cuore, delle emozioni e un cervello. Mio padre non ha mai frenato il mio cammino, mi ha permesso di sbagliare: era sempre lì, pronto ad aspettarmi. Un modello esemplare per me e una presenza rassicurante per i vicini di casa, una sorta di poliziotto di quartiere ante litteram. Se penso a un eroe non penso a Superman ma a mio padre.
Che valore può avere la musica in questa società?
Lo scontro quotidiano con le miserie umane, le sterili vanità e le false promesse minano dalle fondamenta il nostro tempo. I giovani sono idealisti, guardano lontano e così sono vulnerabili non solo rispetto alla delinquenza comune ma anche agli attacchi selvaggi della volgarità e dell’ipocrisia. La musica invece è ancora dono d’amore, voglia di rinascere, coraggio e sfida. Per questo stasera ho invitato i ragazzi presenti a fare tanta, tanta musica.
Marta Carli
Gianni Morandi
Stasera hai presentato una bellissima versione della Preghiera del poliziotto, come è nata l’idea?
Sono stato invitato a cantare questa preghiera e l’ho fatto con grande piacere perché trovo che contenga dei versi molto belli, poetici, che arrivano dritti al cuore, e poi mi piaceva l’idea di chiedere aiuto lassù in Cielo per questi uomini in divisa che ogni giorno rischiano la vita per noi. Spero che questo messaggio sia arrivato anche al pubblico in sala. Perché tutte le volte che ci sono dei giovani di mezzo è importante che ognuno di noi dia un messaggio positivo.
Di cosa hanno bisogno oggi, i giovani?
Soprattutto del nostro buon esempio. Non tutto quello che abbiamo lasciato in eredità è bello, di danni ne abbiano fatti abbastanza in passato, compresi quelli della mia generazione. Dovremmo far crescere i giovani in un mondo d’amore, di pace e serenità, insegnare loro i valori dell’amicizia, della famiglia e il rispetto degli altri, delle istituzioni, come ad esempio la polizia.
Polizia e studenti non sempre vanno d’accordo. Dopo l’esperienza di oggi, potrà cambiare qualcosa?
È importante far capire che ci sono delle regole da rispettare per la civile convivenza, e che la polizia svolge un compito importante al nostro servizio. Non bisogna averne paura, perché la polizia siamo noi. Cerchiamo di non dimenticarlo. È chiaro però anche noi adulti abbiamo da imparare dai giovani, ad esempio la loro purezza d’animo e il loro entusiasmo.
Nella sua vita l’entusiasmo non manca.
La musica è una passione che giorno dopo giorno mi dà una grande carica, e poi ci sono la famiglia, gli amici e tanto sport: le maratone, le partite di pallone con la squadra dei cantanti. Posso dire di essere fortunato.
Marta Carli
01/02/2006