Umberto Galimberti
“dono”
A Natale ci siamo scambiati dei doni, sotto la cui apparente innocenza ciò che in realtà è avvenuto è stata una sfida simbolica, dove in gioco c’era l’ostentazione della nostra soggettività quando non della nostra potenza. In ogni dono che diamo o riceviamo c’è infatti qualcosa di inquietante, perché quando è donata, una cosa non è più solo quella certa cosa, ma porta con sé lo spirito del donatore, quello che i primitivi chiamavano mana. Ed è questo spirito che si scambia nei doni, non le cose.
Per questo quando riceviamo un dono sproporzionato alla qualità della relazione che abbiamo con l’altro ci risulta difficile accettarlo e imbarazzante rifiutarlo. Allo stesso modo quando ci mettono tra le mani un regalino di poco valore, chi lo dà e chi lo riceve convengono nel dire che “Basta il pensiero”. Ma cos’è questo “pensiero” se non lo spirito del donatore, la sua soggettività che, attraverso il dono, ci viene imposta e ci costringe per un attimo a fare i conti con lei?
I doni non sono una cosa innocente. Sotto la loro apparente semplicità ...
Per questo quando riceviamo un dono sproporzionato alla qualità della relazione che abbiamo con l’altro ci risulta difficile accettarlo e imbarazzante rifiutarlo. Allo stesso modo quando ci mettono tra le mani un regalino di poco valore, chi lo dà e chi lo riceve convengono nel dire che “Basta il pensiero”. Ma cos’è questo “pensiero” se non lo spirito del donatore, la sua soggettività che, attraverso il dono, ci viene imposta e ci costringe per un attimo a fare i conti con lei?
I doni non sono una cosa innocente. Sotto la loro apparente semplicità ...
01/01/2006