di Maurizio Piccirilli
Guerra Santa a colpi di mouse
La Rete è diventata un’arma letale nelle mani di Al Qaeda. Le strategie di comunicazione del terrorismo on line
In principio fu The terrorist’s handbook, un manuale di ispirazione anarchica che apparve sul Web negli anni Novanta agli albori dell’era del cyberspazio. Il sito, mai cancellato, era stato lanciato nella Rete dalla Finlandia. I contenuti molto dettagliati spiegano come preparare qualsiasi tipo di ordigno con qualsiasi tipo di miscela esplosiva. Il terrorismo con nome e cognome faceva così la sua comparsa on line. È nel terzo millennio, però, che Internet diventa il nuovo fronte della guerra asimmetrica che il terrorismo internazionale ha dichiarato al mondo. Sebbene anche i movimenti anarchici e no global si siano appropriati dei segreti dell’informatica sostanzialmente utilizzano Internet come terreno di scontro attraverso il sabotaggio delle reti governative e delle grandi aziende multinazionali. In altre parole il fenomeno degli hacker è esclusivo di gruppi insurrezionalisti e antiglobalizzazione che cercano di colpire e danneggiare il Web da ogni parte del pianeta. Viceversa i movimenti di guerriglia, come Sendero Luminoso o i Tupamaros, hanno creato siti per propagandare e rilanciare la lotta fuori dalla giungla e raggiungere città e nazioni anche lontane. Anche i gruppi associati alla jihad (cioè alla “guerra santa”, anche se in realtà il termine arabo significa “sforzo”) non ci pensano assolutamente a danneggiare una delle loro armi migliori e sfruttano Internet al meglio.
Sicuramente l’importanza della Rete da parte di gruppi di resistenza o terroristici è stata compresa fin da subito. Ma è solo con l’avvento di Al Qaeda che la ragnatela del cyberspazio è diventata così pericolosa. Non a caso alcuni degli emiri dell’organizzazione sono esperti informatici. Lo era Khalid Sheikh Mohammed, la mente che progettò l’attacco dell’11 settembre. Lo era Noor Khan catturato in Pakistan: nel suo computer sono stati trovati piani d’attacco in Europa. Lo sono, ancora alla macchia, Karim al Mejjati e Fazul Abdullah Mohammed. Il primo coinvolto nelle stragi di Madrid l’altro autore