di Antonella Bertoldi
Poliziotte senza burqa
Afghanistan. Il muezzin non aveva ancora chiamato i fedeli alla preghiera che Homaira Daqiq era già sveglia. Erano le tre di notte quando è uscita di casa coperta dal burqa. E alle quattro della mattina di domenica 18 settembre, orgogliosa della sua puntualità, Homaira è arrivata al seggio elettorale delle prime elezioni parlamentari in svolgimento in Afghanistan dal 1969. Non era stato facile arrivare a Kabul dalla collina fuori città dove Homaira abita, non proprio agevole scendere e inerpicarsi fra le strade ripide, buie e polverose della collina, soprattutto con la retina del burqa davanti agli occhi.
Ma Homaira quella mattina era arrivata al seggio elettorale che le era stato assegnato e, tolto il velo azzurro che la ricopriva da capo a piedi, aveva iniziato il suo lavoro: la poliziotta.
Il velo non lo usa già da più di un anno ma di notte, sostiene, l’anonimato per una ragazza di ventisette anni resta comunque una difesa in un paese dove il contrasto fra passato e presente è tuttora