di Antonella Fabiani
Palieri, un eroe da ricordare
La storia di un commissario di polizia in servizio a Rieti che morì in un lager per aver salvato dalle deportazioni naziste gli abitanti della città
Un uomo generoso. Un poliziotto generoso. Una strada e una Medaglia d’oro al merito civile lo ricordano. Forse ancora a pochi. Quella del commissario Filippo Palieri è ancora una storia sconosciuta nel nostro Paese. La sua vicenda ha fatto parte di quella storia più grande, di sofferenze e sacrifici, che ha coinvolto con due guerre e il fascismo una intera generazione di uomini e donne. La sua fine avvenne in un tempo di fame, sofferenze, malattie, quando la morte era l’abitudine quotidiana. Morì in un campo di concentramento, per essersi opposto al regime e aver evitato la deportazione a moltissimi suoi concittadini. Un destino simile a quello di un altro funzionario della polizia, Giovanni Palatucci (1909-1944), questore a Fiume, anche lui perseguitato per aver salvato dalla deportazione migliaia di ebrei.
Palieri era un uomo con una profonda fede cristiana, una cultura formata sugli scrittori classici: “La visione umanistica in lui si univa a un amore per l’ordine e per la Patria di cui il fascismo, almeno all’inizio e per molti, fu l’interprete”. A parlarne è il figlio Rodolfo, che del padre ha ricostruito le vicende in un libro Oltre il Lager, edito da Cescat Onlus.
Poliziotto lo diventò dopo la laurea (era nato nell’11 a Cerignola, piccolo centro della Puglia). Una scelta c