di Maurizio Piccirilli*
Al servizio delle indagini
La nuova Direzione centrale anticrimine, struttura di coordinamento investigativo, raccontata dal suo direttore Nicola Cavaliere
Viaggio all’interno della Direzione centrale anticrimine. L’ultima nata delle direzioni centrali. Il cervello pulsante che studia, indaga e mette a punto strategie contro la criminalità e i fenomeni criminali emergenti che più infondono insicurezza nei cittadini. Una funzione di coordinamento tecnico-operativo che le ha guadagnato l’appellativo di Fbi italiana.
“Non è una definizione esatta – corregge subito il prefetto Nicola Cavaliere, una lunga carriera a caccia di criminali e terroristi, e ora al vertice di questa nuova direzione – La filosofia della Dca è quella di integrarsi con le strutture della Polizia di Stato sul territorio. Il nostro è un compito di serventi: siamo a disposizione per offrire il più valido ed efficiente supporto agli organi che sul territorio svolgono le attività di indagine. L’Fbi è esclusiva nelle indagini federali e ne esclude gli organismi locali”.
Dentro l’avveniristica sede sulla via Tuscolana nel quartiere Cinecittà a Roma, lavorano per la Direzione oltre seicento persone. Funzionari, ispettori, agenti, tecnici e personale dell’Amministrazione civile. Tutti specialisti della lotta al crimine. Laboratori scientifici ipertecnologici, di primo ordine, da far invidia al più sofisticato centro di ricerca. Il bagaglio di conoscenze, la professionalità e le nuove tecnologie sono l’anima di questa struttura che si pone all’avanguardia nel settore investigativo. Ma quali sono i compiti e le strategie della Dca nella sfida alla criminalità globalizzata del terzo millennio?
“L’intuizione geniale del capo della Polizia Giovan