Mario D’Ascoli*

Una provincia tranquilla

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Ad Arezzo continua l’impegno della questura per mantenere alto il livello di sicurezza. Con la partecipazione dei cittadini

Una provincia tranquilla

Tranquilli, ma non troppo. Niente criminalità organizzata, niente delitti eccellenti, niente boss della malavita. Eppure, anche ad Arezzo – poco meno di 100 mila abitanti il capoluogo, un po’ più di 300 mila la provincia – ogni tanto ci scappa la storia di cronaca clamorosa. Vicende ricche di personaggi e dettagli capaci di riempire  per giorni le pagine dei quotidiani nazionali.
Come è accaduto per la sparatoria sul treno a Castiglion Fiorentino, 2 marzo 2002, che costò la vita al poliziotto Emanuele Petri ma che consentì non solo l’arresto, immediato, di Nadia Desdemona Lioce, e con Mario Galesi ucciso a sua volta nel conflitto a fuoco, delle nuove Brigate Rosse, ma anche di risalire fino alle propaggini del risorto Partito Armato e di smantellarle.
Il ricordo di quel fatto è ancora vivissimo sia tra i poliziotti di Arezzo sia nella cittadinanza: perché in questa bella terra tra il Tevere e l’Arno il rapporto tra la polizia e il cittadino è particolarmente stretto. Non a caso, infatti, Arezzo è stata una delle città-pilota prescelte anni addietro per sperimentare il servizio del poliziotto di quartiere. Figura ormai familiare nelle scuole,  promotore e compartecipe di tutta una serie d’iniziative volte ad avvicinare i bambini e i ragazzi al concetto di legalità. Insomma, per far sì che il poliziotto sia sempre più percepito come figura amica.
 “La partecipazione delle scuole aretine alle nostre iniziative è veramente straordinaria, e questo vale sia p

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01/08/2005