Anacleto Flori

Liberi dentro

CONDIVIDI

Dal carcere a porte aperte al teatro, dalla boxe alla cucina, sono numerose le iniziative che portano la gente a contatto con i reclusi

Liberi dentro

Gettare un ponte tra il carcere e la città. Spezzare la distanza infinita tra chi trascorre i propri giorni in galera, in una sorta di tempo sospeso e chi non riesce a immaginare come possa essere la vita al di là dell’alto muro di cinta. Questo l’obiettivo dell’iniziativa Carcere a porte aperte realizzata nei mesi scorsi a Lodi, che ha permesso a cento cittadini di provare sulla propria pelle l’esperienza di trascorrere qualche ora dietro le sbarre. L’idea di aprire le porte del carcere alla città in due momenti diversi della giornata (alle ore 10 e alle 15) è nata all’interno della redazione di Uomini liberi (il giornale scritto e impaginato dai detenuti e ogni mese in edicola in allegato al quotidiano locale Il cittadino) in collaborazione con il direttore e il comandante dell’istituto di pena. Un’iniziativa che ha avuto il merito di sfatare molti dei luoghi comuni legati all’universo carcerario. Così sotto gli occhi curiosi dei visitatori si sono aperti gli spazi comuni in uso ai detenuti: la biblioteca, l’aula con i computer, la palestra e persino la sala per la musica. Una sorta di rassicurante atmosfera da college, cui si contrappone il senso di desolazione suscitato dalle anguste celle nelle quali quattro o cinque persone rimangono chiuse per oltre venti ore al giorno: letti a castello, un tavolo, un piccolo lavabo e un bagno alla turca. “La cosa che più mi ha colpito – ha detto una giovane studentessa al termine della visita – è stata la stanza dei colloqui con i familiari: due lunghe file di sedie intorno a un tavolo di marmo che segna la distanza tra quelli di dentro e quelli di fuori”.
I t

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/08/2005