Raffaele Lupoli

Sabbie (troppo) mobili

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Ogni anno in Italia “spariscono” pezzi di spiagge. Un fenomeno che riguarda quasi tutte le regioni. Le cause e i possibili interventi

Sabbie (troppo) mobili

Stessa spiaggia stesso mare” recita una canzone-tormentone di tanti anni fa. Ma se da un’estate all’altra il mare, magari non sempre in forma smagliante, siamo certi di ritrovarlo, non possiamo dire lo stesso per la nostra spiaggia preferita. L’Italia, infatti, anno dopo anno perde enormi porzioni di costa: sono già quattro i chilometri quadrati “spariti” negli ultimi tempi secondo l’osservatorio europeo Eurosion. E su 7.500 chilometri complessivi, di cui 5 mila balneabili (il 70% è al Centro e al Sud), ben 2.400 mostrano gli effetti di una forte erosione. In Calabria sono in questa condizione 415 chilometri su 699, in Molise addirittura 28 chilometri su 31 e in Abruzzo 66 su 139. Non va meglio nel Lazio (122 su 351) e in Campania (105 su 459). Le cause? Urbanizzazioni lungo i corsi dei fiumi, cementificazione degli argini, disboscamenti e altri interventi dell’uomo.

Rischi tangibili
L’industria balneare, che da sola “cattura” quasi il 50% del movimento turistico generale con oltre 76 miliardi di euro di fatturato annuo, non è impermeabile a questo fenomeno. Che tormenta anche alcune località simbolo del turismo italiano: gli ombrelloni arrivano ormai sulle case a Portofino, al Conero e a Macchiatonda, in Toscana. A pagare le conseguenze non sono solo operatori e bagnanti: l’equilibrio di alcune aree costiere è talmente compromesso che rischiano di scomparire intere popolazioni di uccelli marini e di molluschi.
Anche il numero dei cittadini messi in pericolo dall’erosione o da possibili inondazioni è impressionante. Il Veneto è la regione con il maggior numero di abitanti esposti: 1,2 milioni. Seguono la Toscana con 950 mila persone, la Campania con 915 mila, e la Sicilia con 900 mila. Qui vi

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01/06/2005