Giulia Bertagnolio
Microbisturi al microscopio
Riattaccare mani, ricucire muscoli e tendini. Rifare la pelle di qualsiasi parte del corpo non è più un problema per i maghi della chirurgia
Sono passati solo cinquant’anni da quando a Pechino è stato realizzato il primo reimpianto di mano. In poco tempo la microchirurgia si è diffusa a dismisura nei diversi settori della medicina, ha affinato le sue arti, ha portato alla realizzazione di strumentazioni d’avanguardia capaci di ingrandire la zona da operare come il varioscopio, occhiali sofisticati, aghi e fili sottilissimi studiati ad hoc per lavorare sulle microstrutture. Oggi gli specialisti sfruttano tecniche ipermoderne in continua rivisitazione, realizzano operazioni complesse con suture minime sul corpo del paziente, inseriscono potenti microtelecamere nell’organismo per rendere gli interventi meno invasivi possibile e fanno uso di materiali evoluti: solo durante l’osteosintesi, la fase in cui si riattaccano le ossa, i medici impiegano tantalio, vanadio, cromo, molibdeno, acciaio purissimo.
È il ricongiungimento osseo, nel caso di un arto lesionato o amputato, la parte iniziale di un intervento microchirurgico. Finita questa si riparano le arterie interrotte. Si riaccostano i monconi, si procede con la sutura, si passa alle vene. Ma è la ricostruzione dei nervi la fase più complessa. “Ogni nervo è fatto da migliaia di filamenti invisibili perfino al microscopio – spiega Ortensi – Il microchirurgo deve far combaciare tra loro i fasci in cui le fibre sono raccolte, e la cosa non è semplice perché ...
01/06/2005