Franco Cosentino
Joe Petrosino, placca numero 285
Il celebre poliziotto fu tra i primi italiani a indossare la divisa della polizia newyorkese: affrontò la feroce "Mano Nera" spezzandone i legami tra Italia e Usa
Era piovuto tutto il giorno quel 12 marzo 1909 a Palermo e alle nove e mezza di sera, nella buia piazza Marina si aggirava solo un uomo. Robusto, vestito in modo elegante. All’improvviso il silenzio fu squarciato da quattro colpi di pistola. Nessuno, ovviamente, vide nulla; solo un marinaio pochi istanti dopo accorse nella direzione degli spari trovando riverso a terra, ormai morto, il tenente della polizia di New York Joe Petrosino. Così finiva la carriera del più famoso poliziotto italo-americano in missione in Italia proprio per sconfiggere la mafia che ormai stava intrecciando legami tra gli Stati Uniti e la Sicilia.
Bastano pochi dati per sintetizzare lo stato di servizio di questo burbero sbirro, tra i primi italiani a vestire l’uniforme della polizia newyorkese: seicento arresti nel 1905, quattrocento nel 1906, settecentocinquanta nel 1907 e ottocento nel 1908. Questi dati sono riferiti solo agli ultimi cinque anni di servizio, quando ormai il tenente Petrosino era uno dei personaggi più importanti del suo dipartimento.
In realtà la carriera di Giuseppe Petrosino, distintivo numero 285, ha inizio molto prima. Giunto nella Grande Mela da Padula in provincia di Salerno, all’età di tredici anni, nel 1873, Giuseppe si industria gestendo un chiosco di giornali con annesso servizio di lustrascarpe di fronte alla sede principale della polizia e studiando inglese la sera. Il suo dinamismo e la sua intelligenza lo portano a guadagnarsi, a diciotto anni, un lavoro di spazzino comunale; cinque anni dopo, all’età di ventitrè anni, il passaggio al dipartimento di polizia. Questo cambio di impiego fu in realtà meno strano di quanto possa sembrare: gli uffici che sovrintendevano alla pulizia e alla sicurezza della città, facevano capo a un unico dipartimento e poi il giovane Petrosino, oltre a essersi distinto come confidente delle forze dell’ordine, salvò la vita all’assessore alla polizia Theodore Roosevelt, futuro presidente degli Stati Uniti, aggredi