Annapaola Palagi
Specialisti del Tevere
Salvano vite umane, offrono sicurezza ai battelli, contrastano i danni all’ambiente. Sono gli operatori della fluviale ogni giorno in attività lungo il fiume della Capitale
Recuperano i cadaveri, salvano chi tenta il suicidio gettandosi nel fiume, controllano i senza fissa dimora che hanno scelto come casa uno dei tanti ponti del Tevere ma tutelano anche l’ecosistema e il patrimonio artistico della Capitale. Sono i poliziotti del servizio di polizia fluviale di Roma che ha la sua sede sull’isola Tiberina dal 1943 (prese il posto del vecchio Istituto di medicina legale). Proprio sotto la rampa della scala che dalla sede scende sulla banchina del fiume si possono notare ancora i resti del busto di Esculapio e del serpente arrotolato attorno al bastone, simbolo del dio della medicina il cui culto fu introdotto a Roma nel 292 a.C. E proprio la storia della Capitale è anche all’origine della nascita della polizia fluviale sul Tevere. Questa specialità della polizia esiste infatti a Roma dal 1929, epoca in cui il fiume era ancora navigabile per l’intero corso, e più frequentato di oggi. L’isola Tiberina era allora, ed è oggi, una piccola città con numerose abitazioni tutte intorno, un grande ospedale, due chiese. “Il ministero dell’Interno – ci spiega il comandante del servizio Danilo Gobbi – sentì forte l’esigenza di istituire una polizia ad hoc composta da personale che sapesse nuotare e condurre imbarcazioni per tenere sotto controllo i traffici e fornire più sicurezza al sempre maggior numero di cittadini che venivano a contatto con il fiume”.
Ogni giorno i dieci specialisti di questo nucleo si mettono in acqua, a turno, su due imbarcazioni dalla forma simile a quella di gommoni, ma con struttura rigida i