Maria Grazia Giommi
Una signora tra le stelle
Intervista all’astrofisica Margherita Hack. L’importanza della ricerca pura. L’impegno italiano nelle strutture di rilievo mondiale
Studia le stelle ma non è certo una con la testa per aria. Scienziata aperta e rigorosa. Pragmatica e senza peli sulla lingua. Determinata, con le idee chiare e un carattere di ferro.Margherita Hack, classe 1922, è una delle personalità più importanti del panorama scientifico internazionale. L’astrofisica, cioè la scienza che studia la fisica dei corpi celesti, in Italia è cresciuta con lei. La sua generazione ha attraversato tutto il novecento, un secolo segnato da drammatiche guerre ma anche dagli entusiasmanti progressi della scienza e della tecnologia. A un secolo dalle ricerche di Einstein la professoressa Hack, all’inizio di questo 2005 dedicato proprio alla fisica,condivide con i lettori di Poliziamoderna alcune riflessioni sull’importanza della ricerca.
Fin dall’inizio, grazie a borse di studio, ha avuto la possibilità di collaborare all’estero con università e istituti prestigiosi. È stata aiutata da queste esperienze?
Studiare all’estero mi ha dato la possibilità di capire quanto valevo. Perché allora in Italia non avevo grosse possibilità di confronto. Gli Osservatori erano molto feudali, a parte quello di Arcetri dove mi sono laureata. Il direttore Giorgio Abetti era una persona molto aperta e liberale, che dava fiducia ai collaboratori, discuteva con loro e li spingeva a chiedere borse di studio all’estero. Gli altri no. La ricerca italiana in astrofisica era molto depressa. La prima borsa di studio per l’estero la ebbi nel ’52. Non sapevo se i miei lavori valessero qualcosa e quanto. Lì fui molto apprezzata e acquistai fiducia. Fu importante anche confrontarsi con una mentalità e dei metodi di lavoro completamente diversi: lo era per quei tempi e lo è ancora, anche se oggi la sit ...
01/03/2005