Ancora dolore

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Se si pensa alla polizia, vengono in mente due immagini. La prima: un investigatore davanti a una scrivania, a meditare su fasci di carte e utilizzare sofisticate tecnologie che potrebbero portare alla soluzione di un “caso”, o in riunione con altri colleghi a discutere sulle strategie per seguire un’indagine. La seconda: una vettura blu in strada, con dentro due persone, che gira in città per vedere e farsi vedere. Per controllare che tutto vada per il meglio, per rassicurare i cittadini perbene e dire loro: “noi ci siamo”.
Quello delle Volanti è uno dei lavori che più avvicina gli uomini di legge alla gente. In un turno di sei ore (quando va bene) si vedono più cose che in una settimana in ufficio. Si possono salvare vite umane, mettere fuori gioco delinquenti.
Ma nulla è senza prezzo. Verona, 20 febbraio. Una di quelle notti così, fredda, all’apparenza tranquilla. Davide Turazza (sposato, due figli, fratello di un poliziotto morto dieci anni fa in un conflitto a fuoco) e Giuseppe Cimarrusti (anche lui sposato), come decine di altre sere, sono usciti con l’autoradio per il turno di notte. Il destino è in agguato in un vialone di periferia. Un’altra auto, un uomo e una donna, lui spara a lei. Impossibile sapere adesso se gli agenti sono arrivati sentendo i colpi, ma devono intervenire e lo fanno rispettando le regole. Che non bastano di fronte a chi non ha nulla da perdere, che non ascolta i richiami al buon senso e alla resa. Che spara, anzi, con una pistola che forse non dovrebbe neppure portare.
Quattro morti, alla fine. Una donna che aveva cercato fortuna in Italia scegliendo una strada sbagliata, il suo assassino, due uomini che hanno scelto di stare dalla parte giusta, dalla nostra parte. Due nomi che si aggiungono all’elenco dei caduti in servizio della Polizia di Stato. Ancora una volta il prezzo pagato è troppo alto.
01/03/2005