Annapaola Palagi
Sereni sui binari
Insieme con i poliziotti della ferroviaria nel microcosmo delle stazioni. In servizio tra crimini, esistenze disperate e solidarietà
Nudo in mezzo alla stazione con un collo di bottiglia in mano e la minaccia di tagliarsi la gola. Un cittadino rumeno cerca di attirare l’attenzione dei passanti. Si fa capire, vuole trattare. Chiede di parlare con il “capo ma disarmato” sempre puntandosi il vetro alla giugulare. Non è la scena di un film ma un fatto vero, come tanti altri, che la polizia ferroviaria ha dovuto affrontare e risolvere in uno dei suoi servizi giornalieri alla stazione. “Abbiamo saputo che era un soldato ritenuto inabile alle armi per motivi psichici. Era venuto in Italia a cercare un futuro per lui e la sua famiglia”, racconta Giovanni Augello responsabile del settore operativo della Polfer di Firenze.Gli uomini della polizia ferroviaria sono pronti a intervenire in qualsiasi momento, per risolvere casi umani ma anche per affrontare le emergenze. L’ultimo esempio è il triste caso dell’incidente del 7 gennaio a Bolognina di Crevalcore in provincia di Bologna. Lo scontro tra due treni a velocità elevata e un ammasso di lamiere contorte con morti e feriti da soccorrere. Accanto ai vigili del fuoco hanno lavorano giorno e notte senza interruzione nella nebbia, gli agenti della polizia, per ricostruire la dinamica dell’incidente, per dare una mano ad accelerare i soccorsi. Per confortare le persone coinvolte, ferite, spaventate e sotto shock per le quali anche pochi minuti di attesa sembrano trasformarsi in ore.
Sono 2.500 le stazioni italiane vigilate dagli oltre 5 mila agenti della Polfer, luoghi nei quali ogni giorno capita di tutto: gente che parte, che arriva, bagagli dimenticati, ma anche ubriachi che infastidiscono le persone, ladri pronti a sfilare portafogli e oggetti di valore, neo viaggiatori disorientati. Per tutti un unico punto di riferimento: i poliziotti in divisa della Ferroviaria che camminano tra i binari, negli atri delle stazioni, a bordo dei vagoni dispensando sorrisi e sicurezza per aumentare la tranquillità delle migliaia di persone che, quotidianamente, viaggiano in treno.
“Dobbiamo essere pronti a dare risposte forti ma anche ad aiutare le persone in difficoltà. Per fare questo lavoro si deve amare la gente senza dimenticare che noi siamo il primo contatto per chi arriva in un posto sconosciuto. Rappresentiamo lo Stato e la legge per tutti, anche per le persone dimenticate da tutti”, dice l’ispettore superiore Giovanni Augello.
Tra i poliziotti al lavoro nelle stazioni ci sono quelli che si vedono – ai quali i viaggiatori denunciano furti e disagi e chiedono informazioni di ogni genere da “dove sta il bagno” a “su quale binario parte il mio treno” – e quelli che non si vedono, vestono in borghese e si confondono tra la gente. Osservano con occhi attenti, conoscono gli specialisti del furto che da anni ormai sono quasi sempre gli stessi. Gli agenti in borghese li individuano, li seguono e li tengono sotto controllo in modo da poter intervenire al momento in cui compiono il reato per arrestarli in flagranza.
In divisa o no la Polfer garantisce la sua presenza 24 ore al giorno svolgendo un lavoro di prevenzione e di repressione che nel corso dell’ultimo anno ha portato un calo dei furti del sei per cento nelle stazioni e del dieci per cento sui treni notturni. “Questo è ovviamente anche merito della buona organizzazione dovuta all’attività del dottor Gaudenzio Truzzi che mi ha preceduto”, ha detto il neo direttore del Servizio polizia ferroviaria del Dipartimento Nicolò Guido Longo. Che ha poi aggiunto: “Spero di poter fare altrettanto”.
Nel 2004 gli agenti sono stati impegnati anche a scortare 1.510 treni di tifosi diretti allo stadio per evitare scontri e danni ai convogli. Parte della loro attività è stata rivolta anche alla ricerca di persone scomparse. La stazione è infatti il primo luogo dove chi fugge o si allontana da casa si può recare per cambiare città. Nell’ultimo anno sono stati rintracciati e riportati alle loro famiglie più di 1.400 minori scomparsi.
Ogni periodo dell’anno presenta poi i suoi problemi: i cd contraffatti viaggiano nel periodo di Sanremo e i fuochi pirotecnici proibiti e i giochi falsi e pericolosi a Natale.
Faceva parte della Ferroviaria anche Emanuele Petri il sovrintendente ucciso a marzo del 2003 in un conflitto a fuoco sul treno Roma-Firenze che trasportava i brigatisti Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi. Come lui ogni giorno migliaia di agenti svolgono il loro lavoro con passione e tanta umanità disposti anche a mettere a rischio la loro vita per non mettere in pericolo quella di altre persone. Le cronache dei giornali li vedono spesso protagonisti di vicende curiose o improbabili. Agenti costretti a improvvisarsi ostetrici su treni con donne colte da doglie; a intervenire con prontezza di riflessi e agilità per salvare un ragazzo rimasto incastrato nelle porte automatiche di un treno in partenza e già in movimento.
Nelle stazioni centrali della grandi città poi succede davvero di tutto e i compiti, istituzionali e non, da svolgere per garantire tranquillità e sicurezza sono tantissimi e a volte anche poco piacevoli: dal soccorrere il tossico in overdose al fermare il maniaco sessuale che si spoglia in mezzo alla gente o gli ubriachi che molestano i passanti. Agli agenti capita spesso, però, anche di raccogliere sorrisi e ringraziamenti dalle persone così come quando hanno riaccompagnato a casa, percorrendo molti chilometri, una disabile che aveva preso il treno sbagliato. Oppure quando hanno permesso a un’anziana signora di riabbracciare il suo cane salito su un treno senza accorgersi che la padrona era rimasta a terra. Non sono pochi neppure i gesti di solidarietà che i poliziotti compiono spontaneamente: capita spesso di fare la colletta per pagare il biglietto a persone che sono state derubate. Ma anche, racconta Stefano in servizio alla stazione Termini di Roma, di offrire cappuccino e cornetto a persone sole, che vivono alla stazione. “Ormai le conosciamo e a volte ci fermiamo a chiacchierare per qualche minuto con loro. Sono solo persone più sfortunate di noi – prosegue – c’è, per esempio, una signora che passa le giornate alla stazione aspettando da più di vent’anni, ormai, che suo figlio ritorni”.
Gli operatori sono anche preparati a soccorrere persone colte da malore e l’ufficio di polizia ferroviaria di Roma è dotato anche di defibrillatori per intervenire in casi di emergenza cardiaca. Nell’ultimo anno sono stati utilizzati ben sette volte. “In due casi – raccontano gli agenti – siamo riusciti a salvare le persone e per noi è stata una grande soddisfazione accresciuta anche dal vedere il signore a cui abbiamo salvato la vita, tornare a Roma solo per ringraziarci”.
Tecnologie e strutture all’avanguardia
La polizia ferroviaria collabora con la polizia di altri Paesi europei, in particolare Austria, Germania, Francia, Inghilterra e Spagna per svolgere servizi congiunti di controllo sui treni internazionali più a rischio. Questo permette di aumentare, a livello europeo, gli standard di sicurezza di treni, stazioni e passeggeri. Per migliorare le strutture e intervenire in modo più rapido la Polfer ha in fase di attuazione anche un progetto con la Microsoft per dotare tutte le principali stazioni italiane di sale operative integrate con sistemi di video sorveglianza ad alta tecnologia. Un progetto già operativo in alcune stazioni del Sud e che entro il 2006 sarà esteso a tutta Italia con una rete di oltre tremila telecamere e 25 sale operative che coordineranno gli interventi delle pattuglie in azione riducendo i tempi di reazione. Gli agenti saranno dotati di computer palmari con i quali interrogare l’archivio, inviare immagini e ricevere ordini. Per portare avanti questo progetto la polizia ferroviaria ha anche investito in formazione. Sono stati tenuti dei corsi per preparare i gestori e gli amministratori del sistema e cicli di lezione per accrescere le conoscenze informatiche dei poliziotti che dovranno avere a che fare con questi apparecchi. Per potenziare i controlli antiterrorismo, invece, oltre all’ausilio di pattuglie di cinofili, gli agenti della polfer sono dotati di nuovi strumenti tecnologici tra cui il cosiddetto “sniffatore” un apparecchio che serve per individuare eventuali particelle di esplosivo.
Fabiola Martini
01/02/2005