Enza Pastore
Leggi contro il terrore
Le minacce internazionali hanno prodotto nuove regole di contrasto all’eversione. Gli aggiornamenti, le difficoltà di coordinamento normativo e gli strumenti della polizia giudiziaria
Il terrorismo rappresenta la più grave sfida rivolta alla società contemporanea; il fenomeno, da tempo noto ai singoli ordinamenti statuali, in tempi recenti, ha indiscutibilmente assunto dimensioni e obiettivi che superano i confini delle singole nazioni e minacciano l’intera comunità internazionale.È risaputo, infatti, come a partire dagli anni Settanta, l’Italia sia stata travolta da una serie di feroci attentati compiuti da organizzazioni clandestine, d’origine e matrice ideologica differente che, attraverso stragi, uccisioni e sequestri, hanno tentato di imporre una sovversione dell’ordinamento democratico.
Le istituzioni, sotto la spinta emotiva provocata dall’eccezionale crudeltà di tali crimini, al fine di reprimere l’attività delle associazioni eversive e di favorire il loro dissolvimento, hanno adottato una serie di provvedimenti d’urgenza. Tra questi il d.l. n. 625/79 riveste, senza dubbio, importanza primaria, per aver tipizzato il delitto di “Associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico”, inserito nel codice penale con l’art. 270-bis.
La norma, sin dal momento della sua introduzione nel sistema penale, ha suscitato numerose perplessità, concernenti essenzialmente l’individuazione del bene giuridico oggetto di tutela e la relazione tra le finalità contemplate dalla rubrica dell’articolo.
Dottrina e giurisprudenza, al termine di un acceso dibattito, hanno ravvisato pressoché unanimemente la sostanziale autonomia dei due scopi, pur considerando quale finalità costitutiva del reato de quo esclusivamente l’e ...
01/01/2005