Pino Bianco

Signore omicidi

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Le imprese di famigerate assassine che dal dopoguerra a oggi hanno riempito le colonne dei giornali. Storie di inaudita violenza contro rivali, figli e amanti

Signore omicidi

In un caldo pomeriggio d’agosto, Anna Maria ha accompagnato sua madre, 79 anni, a fare una gita in campagna e si è portata dietro un vecchio fucile da caccia. Si è fermata lungo un sentiero, ha ucciso l’anziana donna ed è risalita in macchina. Stava tornando a casa quando ha avuto un incidente: ai poliziotti che la soccorrevano ha confessato subito: l’ho uccisa, ha detto, perché stava male. Adriana  era gelosa della vicina che sospettava avere una tresca con suo marito: l’ha affrontata con un coltello da cucina e l’ha colpita dodici volte. Piera aveva un marito manesco. Una sera, in cucina, durante una delle solite liti, lo ha inchiodato con uno spiedo.  A Trento una madre ha strangolato i figli e ha tentato di impiccarsi; a Torino un’altra donna ha sparato alla figlia di dieci anni; a Venezia un ragazzino handicappato è stato ammazzato dalla madre che non voleva vederlo soffrire e in provincia di Brindisi una giovane di 31 anni ha buttato dal balcone i tre figli. A Mazara del Vallo una di 35 anni ha annegato la figlia nella vasca da bagno e a Bolzano un’insegnante di 32 anni ha buttato nel fiume da un ponte  i figli di tre e sette anni.
Sono, questi, delitti dimenticati, avvenuti qualche volta in provincia, chiariti subito. Non sono entrati nelle raccolte dei grandi “gialli”, non hanno lasciato tracce nelle cronache dei grandi eventi e neppure nella nostra memoria. Vedono tutti come attrici donne, spesso giovani, spesso giudicate “normali” fino al giorno prima della tragedia da conoscenti e da chi viveva loro vicino. Due volte su tre, quando è stato possibile farlo, le perizie psichiatriche hanno convalidato l’assenza di disturbi psichici seri. Normali, appunto.
La famiglia è spesso teatro di tragedie sanguinose, afferma perentorio il criminologo Francesco Bruno, che spiega subito come con il trascorrere degli anni tra gli assassini siano in forte crescita figli o genitori. “È il segno di un grave deterioramento della famiglia”, dice. Ed è troppo facile, in Italia, avere un’arma a portata di mano, aggiunge Pietro Zocconali, vice presidente dell’Associazione nazionale sociologi, che pure giudica la famiglia un agente psicopatologico, con padri che si improvvisano giudici che emettono sentenze di morte senza appello e madri che si trasformano i ...


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01/12/2004