Franco Cosentino

Polvere di stelle

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Dietro il fascino dei giochi pirotecnici, secoli di sapienza chimica. La tradizione dei fuochini e i loro spettacoli. L’alta pericolosità dei prodotti non omologati

Polvere di stelle

Sette parti di salnitro cinque di zolfo e cinque di carbone. Questa la ricetta del monaco filosofo Ruggero Bacone della polvere da sparo pubblicata in un suo scritto del 1270 circa. La “polvere che tuona e lampeggia”, così la chiamava il nostro prete, era in realtà già conosciuta nell’ottavo secolo in Cina dove un altro monaco ne aveva sperimentato la formula. Per uso farmaceutico. L’impiego in guerra di razzi esplosivi è documentato già nel 1279 contro i Mongoli. Anche gli arabi sperimentarono nella prima metà del 1200 miscele esplosive, ma è solo nella metà del XIV secolo che convenzionalmente si fa risalire l’invenzione della polvere da sparo all’ennesimo monaco tale Bertold Schwartz un tedesco che, più probabilmente, ne testò gli effetti con il lancio a distanza di un proiettile. La storia della polvere da sparo è indissolubilmente legata anche ai fuochi artificiali, manifestazioni spettacolari volute da nobili e militari per celebrare eventi particolari.
Tradizione antica, dunque, quella che in tutto il mondo ci si appresta a rinnovare con il passaggio al nuovo anno e con l’immancabile tripudio di fuochi e tuoni. Da quelli fantasmagorici orchestrati da veri e propri professionisti a quelli in vendita a pochi soldi e utilizzati da tutti sui balconi o nei giardini e cortili di quasi tutto il pianeta.
Oggi, in Italia, l’industria del fuoco conta circa settecento aziende quasi tutte a carattere familiare: pochi addetti, quasi sempre reclutati tra i parenti. I segreti si tramandano di generazione in generazione e riguardano soprattutto le miscele per i colori. Già, perché il segreto dei fuochi è nei metalli che vengono inseriti nel cartoccio del razzo e colorano il fuoco. I razzi vengono poi collegati tra loro da spolette e micce c ...


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01/12/2004